Operazione Leonidi alla mafia di Catania, 9 arresti - NOMI e VIDEO

VIDEO e NOMI | I “baci” tra mafiosi e il tentato omicidio, duro colpo alla famiglia Santapaola – Ercolano

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VIDEO e NOMI | I “baci” tra mafiosi e il tentato omicidio, duro colpo alla famiglia Santapaola – Ercolano

Redazione  |
venerdì 22 Dicembre 2023

Scatta l'operazione antimafia Leonidi contro Cosa nostra catanese: ecco tutti i dettagli e i meccanismi sulla "nuova" mafia del capoluogo etneo.

Maxi blitz antimafia – denominato Operazione Leonidi – a Catania: al centro dell’attenzione degli inquirenti 9 persone, ritenute legate (anche da vincoli di parentela) a esponenti di vertice della Santapaola – Ercolano, indagati per associazione di tipo mafioso, spaccio di droga, detenzione e porto illegale d’arma da fuoco, con l’aggravante di aver commesso il fatto con la finalità di agevolare l’attività dell’associazione mafiosa di appartenenza.

Oltre 100 carabinieri sono entrati in azione a Catania e ad Agrigento per portare a termine i decreti di fermo a carico degli indagati.

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L’operazione antimafia Leonidi a Catania

L’odierno provvedimento è frutto di un’indagine avviata nel maggio dello scorso anno, coordinata dalla Procura Distrettuale etnea e condotta dai carabinieri del Nucleo Investigativo del comando Provinciale di Catania: recenti risultanze investigative avrebbero fatto emergere la pianificazione, in stadio avanzato, di un omicidio ai danni di Pietro Gagliano (soggetto indicato nelle conversazioni degli indagati come appartenente al contrapposto clan Cappello – Bonaccorsi) a opera di alcuni personaggi di spicco della famiglia “Santapaola-Ercolano”.

Il tentato omicidio

In particolare, il progetto sarebbe stato originato da quanto accaduto la sera del 21 ottobre 2023 nella zona del “Passereddu”, quartiere San Cristoforo, dove – dopo una lite tra appartenenti ai clan della mafia locale – Pietro Salvatore Gagliano avrebbe esploso 4 colpi di arma da fuoco contro gli appartenenti alla famiglia di “Cosa Nostra” catanese.

Due di questi ultimi, rimasti illesi, avrebbero progettato una vendetta armata, nonostante indicazioni di segno contrario da parte di altri esponenti dell’associazione mafiosa.

Emblematico in tal senso il ruolo di Sebastiano Ercolano, figlio di Mario, condannato all’ergastolo per omicidio e nipote di Aldo (anch’esso detenuto per associazione mafiosa emessa dopo l’operazione “Dionisio”). Entrambi i fratelli, Mario ed Aldo, sono cugini del più noto Aldo Ercolano, detenuto all’ergastolo per l’omicidio del giornalista Giuseppe Fava, ucciso nel 1984, a sua volta figlio di Giuseppe Ercolano, sposato con Grazia Santapaola, sorella di Benedetto, capo storico della famiglia.

La riorganizzazione del clan

Secondo quanto emerso nelle indagini dell’operazione Leonidi, Sebastiano Ercolano, per lavare l’onta subita e riaffermare la “credibilità” della famiglia di Cosa nostra etnea, sarebbe stato uno degli ideatori e organizzatori del progetto, spingendosi sino a effettuare un sopralluogo nell’immobile dove si nascondeva Gagliano, onde valutare in prima persona il miglior modus operandi per portare a termine l’omicidio ed eliminare eventuali tracce.

Il giovane Sebastiano Ercolano avrebbe cercato di prendere le redini dell’associazione mafiosa, sempre più concentrata a reperire sia le risorse finanziarie (dando nuovo slancio ai business criminali, derivanti per lo più dall’attività di spaccio di ingenti quantità di cocaina, hashish e marijuana), sia le armi necessarie a rafforzare la capacità d’intimidazione e a contrastare le consorterie rivali, così come ampiamente documentato dall’operazione Leonidi.

Nel corso dell’attività di indagine più volte gli inquirenti hanno notato una netta distinzione tra l’azione della “vecchia mafia”, dei “grandi” (ovvero dei sodali più anziani e di risalente affiliazione), da un lato, e l’azione della “mafia giovane”, spregiudicata, irruente, avvezza alla esibizione di status symbol sui social e alla vita gaudente, dall’altro.

È emersa in particolare la posizione di Davide Enrico Finocchiaro, gravemente indiziato, allo stato, di essere responsabile dello storico gruppo del Villaggio Sant’Agata, che avrebbe più volte rivendicato con orgoglio la propria appartenenza alla mafia catanese, anche in quanto espressione di un gruppo “insignito di medaglie” cioè “i morti, gli ergastolani”, volendo alludere ai sodali uccisi e agli omicidi commessi dal gruppo, così involontariamente ribadendo e confermando che il credito mafioso derivava in primis dalla potenza militare, dalla capacità di uccidere, dalla capacità di affrontare il carcere e scontare l’ergastolo, senza farsi fiaccare dalla carcerazione e, soprattutto senza collaborare con la giustizia.

Le lotte tra fazioni mafiose

L’operazione Leonidi ha permesso inoltre di comprendere le interazioni tra vari gruppi della famiglia di Cosa nostra etnea e tra clan antagonisti, rivelando in più momenti gravi fibrillazioni caratterizzate anche da una “corsa alle armi”. Una corsa testimoniata anche da alcuni arresti recenti: tra questi quello di un 35enne appartenente al “gruppo Nizza” della famiglia Santapaola – Ercolano, dopo una perquisizione in viale Moncada. Gli operanti hanno effettuato una perquisizione all’interno di un locale destinato alla raccolta dei terminali della rete fognaria di due scale di una palazzina, trovando 5 fucili da caccia, di cui tre “a canne mozze” e artigianalmente modificati, una pistola mitragliatrice di provenienza cecoslovacca, una pistola mod. Glock modificata, 352 munizioni di vaio calibro, circa 6 chilogrammi di hashish suddiviso in panetti, un giubbotto anti-proiettili, un lampeggiante blu per auto, vari kit per la pulizia delle armi e svariato materiale per travisamento, tra cui scaldacollo e guanti in pile.

A Canicattì (AG), poi, i carabinieri avevano bloccato e arrestato per spaccio e resistenza a pubblico ufficiale al culmine di un inseguimento due soggetti.

Operazione Leonidi, i nomi degli arrestati

I 9 destinatari di fermo e custodia cautelare in carcere (uno di loro, Antonino Razza, già in carcere) sono:

  1. Salvatore Assinnata, nato a Catania il 15.09.1972;
  2. Giuseppe Cultraro, nato a Catania il 7.4.1980;
  3. Sebastiano Ercolano, nato a Catania il 10.4.2003;
  4. Davide Enrico Finocchiaro, nato a Catania il 7.11.1985;
  5. Salvatore Finocchiaro, nato a Catania il 10.3.1975
  6. Salvatore Pietro Gagliano, nato a Catania il 3.8.1997;
  7. Salvatore Poidomani, nato a Catania il 16.8.1971;
  8. Antonino Razza, nato a Catania il 4.3.1988;
  9. Samuele Romeo, nato a Paternò (CT) il 14.3.1999.

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