L’orizzonte mancante dei nostri giovani - QdS

L’orizzonte mancante dei nostri giovani

redazione

L’orizzonte mancante dei nostri giovani

Salvo Fleres  |
mercoledì 09 Novembre 2022

La mente umana ha bisogno di un orizzonte, cioè di un obiettivo verso il quale orientarsi

Il filosofo e scrittore statunitense Ralph Waldo Emerson sosteneva che la mente umana ha bisogno di un orizzonte, cioè di un obiettivo verso il quale orientarsi. Può apparire un’affermazione banale, ma non lo è affatto, soprattutto se pensiamo che la mancanza di obiettivi, ma anche di speranze, può provocare pericolosissimi crolli psicologici, fino alla induzione al suicidio. La mancanza di orizzonte deprime la voglia di conoscere, dunque di studiare, deprime la voglia di fare, dunque di lavorare, deprime il dispiegarsi dei sentimenti migliori, dunque di rispettare e rispettarsi, perché nulla è considerato sufficiente a riempire il vuoto esistenziale provocato dall’assenza di obiettivi. I giovani che fuggono dalla fame e dalla guerra, e approdano lungo le nostre coste, vedono nel corridoio continentale rappresentato dall’Italia il loro orizzonte fatto di lavoro, ma soprattutto fatto di pace e di sicurezza.

I giovani italiani hanno perduto la capacità di vedere il loro orizzonte, perché nessuno glielo ha indicato, ma soprattutto perché nessuno ha spiegato loro cosa sia l’orizzonte, a cui faceva riferimento Emerson, ed il percorso attraverso il quale raggiungerlo, anzi, è stato spiegato loro che il lavoro non lo si ottiene con la competenza, bensì con la raccomandazione e che la laurea non è la certificazione di un’abilità ma uno status symbol, da segnalare nei bigliettini da visita.

Niente di più sbagliato! I giovani immigrati che vengono in Italia, e da qui si spostano negli altri Paesi, sanno da cosa fuggono, sanno a cosa vanno incontro e sanno dove vogliono arrivare. I nostri giovani sanno da cosa fuggono, non sanno come fuggire, perché si disinteressano dell’amministrazione dello Stato e della politica, ma soprattutto, nella maggior parte dei casi, non sanno dove vogliono arrivare o non hanno costruito un sistema di competenze in grado di sostenere le loro aspettative. In queste condizioni, cioè senza competenze e senza rotta, ma ben imbottiti di disvalori, l’orizzonte a cui faceva riferimento il filosofo statunitense non si concretizza in un obiettivo, ma diventa, secondo una definizione approssimativamente scientifica, quella linea immaginaria che unisce il cielo alla terra e che si allontana man mano che ci si avvicina.

Di fronte ad una simile situazione, mi chiedo quale possa essere il personale politico, la classe dirigente, dei prossimi decenni. Un tempo si formava nelle sezioni giovanili dei partiti, nei movimenti studenteschi, negli oratori delle parrocchie, nelle associazioni culturali o in quelle per la difesa dei diritti umani e ognuno aveva un obiettivo. Qualcuno veniva anche dagli ambienti sportivi e dalle periferie, grazie alla passione per l’impegno civile. Poi si migrava verso gli organismi più importanti, verso le direzioni politiche territoriali e, se mostrava buone capacità, si andava oltre, negli organismi nazionali dei partiti e dei sindacati. Infine, se la passione era rimasta tale e se veniva riconosciuta dagli altri, si faceva il gran salto verso le assemblee elettive locali, regionali, nazionali, ecc.

Oggi non mi pare che le cose vadano in questo modo e mi preoccupa moltissimo l’improvvisazione, ma anche l’improntitudine, con la quale ci si erige a paladini di questa o di quella battaglia, senza alcuna specifica preparazione, con il rischio di prendere delle sonore cantonate, come quella recentemente avanzata da un candidato sindaco di Catania, riguardante “l’interramento dei rifiuti nei terreni incolti”, creando una “seconda terra dei fuochi” gestita dal Comune.

Fino a quando quelle cantonate riguardano i singoli, beh, pazienza. Il problema nasce quando quelle cantonate coinvolgono interi popoli, intere regioni, interi stati e rischiano di creare problemi a più livelli ed in svariati settori. Personalmente credo molto nei giovani e credo moltissimo nelle persone e nella loro voglia di migliorare le condizioni nelle quali ci troviamo.

Credo meno agli sprovveduti, agli arroganti, ai presuntuosi, ai superficiali, agli orecchianti, agli invidiosi ed agli improvvisati privi di competenza, di esperienza e di buonsenso.

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