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Osservatorio dell’arte contemporanea: a Bagheria un museo per i fruitori di qualità

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Osservatorio dell’arte contemporanea: a Bagheria un museo per i fruitori di qualità

Angela Ganci  |
sabato 04 Giugno 2022

Abbiamo parlato con il direttore Ezio Pagano, che ha voluto condividere con il Quotidiano di Sicilia il suo impegno atavico per la valorizzazione di una Sicilia all’avanguardia in termini artistici

Arte contemporanea: un universo da contemplare, esplorare con curiosità, senza frapporre rigidi schemi interpretativi. Questa l’essenza di un’arte non sempre di facile accesso, che nasce dall’interiorità dell’artista, denuncia il suo mondo interno e si fa portavoce di un messaggio rivolto alla collettività.

Arte contemporanea e Sicilia, un connubio forse arduo da immaginare, se associamo alla nostra isola un senso ancestrale di arretratezza, un binomio forse non intuitivo, ma più che mai presente, oggi, nel comune di Bagheria, incarnato nell’Osservatorio dell’arte contemporanea, “Museum”, fondato nel 1997 e diretto da Ezio Pagano, nella suggestiva sede di via Cherubini, 12.

Si tratta di uno dei pochi spazi presenti in Sicilia dedicati all’arte contemporanea, promotore di una mission ambiziosa: far conoscere l’opera d’arte, non l’opera commerciale, come potrebbe essere un oggetto di arredamento, valorizzando gli artisti siciliani nel mondo, artisti del calibro di Renato Guttuso, Carla Accardi, Salvatore Scarpitta, Ferdinando Scianna, Giuseppe Tornatore e Beniamino Joppolo.

Della storia del museo, delle problematiche proprie in pandemia, e delle caratteristiche distintive di un tale gioiello artistico abbiamo parlato con il direttore Ezio Pagano, che ha voluto condividere con il Quotidiano di Sicilia il suo impegno atavico per la valorizzazione di una Sicilia all’avanguardia in termini artistici.

Ezio Pagano

Direttore, ci può parlare della storia del museo e dei principali autori che espongono qui le loro opere?

“L’Osservatorio dell’arte contemporanea in Sicilia, Museum, nasce per promuovere gli artisti di origine siciliana del ventesimo secolo – apre Pagano – Fondato nel 1994 e inaugurato ufficialmente nel 1997 con una collezione di opere di Carla Accardi, Renato Guttuso, Emilio Isgrò, Salvatore Scarpitta, Fausto Pirandello, Alberto Savinio, Giorgio de Chirico, solo per citare alcuni nomi, il Museum vanta oggi oltre 500 opere di quasi 300 artisti, la cui datazione include tutto il ventesimo secolo, in particolare la sua seconda metà, a partire da artisti del calibro di Domenico Quattrociocchi e Onofrio Tomaselli. 

Diretto dal sottoscritto, dopo avere acquisito un’esperienza trentennale nella gestione di una galleria d’arte, Museum rappresenta il primo esempio di museo privato in Sicilia. L’istituzione, nel tempo, ha proposto diverse iniziative di carattere didattico e vanta un rapporto di collaborazione consolidato con l’Università di Siena. Nel corso degli anni Museum ha presentato artisti siciliani anche fuori dal territorio nazionale, in realtà autorevoli come Stati Uniti, Australia, Canada, Venezuela, Argentina, Brasile, Cina e Russia. A sviluppare il pensiero critico di Museum hanno contribuito in vario modo, Peggy Guggenheim, Palma Bucarelli, Gillo Dorfles, Bruno Bischofberger, Renato Barilli, Enrico Crispolti, Vittorio Fagone, Marco Meneguzzo, Eva di Stefano e molti altri”. 

La pandemia ha influito sui visitatori in termini di numero, adesso i visitatori sono aumentati? Quali le vostre strategie di ripresa?

“Considerato il mio particolare approccio con l’arte, quasi sentimentale, ho maturato la convinzione che l’arte, pur essendo di tutti, non è per tutti. Con questo background culturale Museum non ha mai puntato ai grandi numeri, bensì alla qualità dei fruitori. Posso dire che in passato, in sinergia con le istituzioni governative, Museum ha raggiunto ottimi risultati nella didattica, promuovendo incontri e visite guidate allo scopo di incrementare i fruitori di qualità. Ovviamente con la pandemia ha fatto registrare una riduzione drastica dei visitatori, sino alla chiusura totale per diversi mesi. Per il resto la collezione gode di ottima salute. Abbiamo allo studio strategie per tornare come prima, ma per far questo sarà necessario del tempo e azioni sinergiche con le istituzioni”.

Quale il suo auspicio per il futuro dell’arte in Sicilia?

“Auspico chiaramente una ripresa in termini di visite, dopo un periodo di pandemia che ci ha visto chiudere tre mesi, ma soprattutto personalmente ho intenzione di puntare alla qualità dei fruitori, con strategie che andranno dall’incrementare le visite guidate all’organizzare conferenze di artisti o critici. Auspico altresì che in futuro il mondo effimero dell’arte, fatto di stucchevoli parole di dilettanti allo sbaraglio, lasci lo spazio a progetti fatti di concretezza. In una parola auspico la meritocrazia, che premi i fatti e non le belle parole. Auspico infine che quello che si nota nel mio Museum del ventesimo secolo non abbia più a persistere nei musei del ventunesimo secolo, ovvero che i grandi artisti siciliani, per essere considerati tali, debbano emigrare al nord. Mi risuonano ancora amaramente le attualissime parole scritte da Leonardo Sciascia già nel lontano 1965, Non c’è ancora niente in Sicilia né sul piano pratico né sul piano spirituale che costituisca per l’intellettuale una ragione per restare. C’è la Sicilia, con i suoi problemi, con la sua contraddittoria realtà, con la sua ricca e complessa umanità: ma l’uomo di cultura che non sa e non vuole distaccarsene paga per questa sua libertà un prezzo troppo alto”.

Indichi una curiosità del museo, anche un’opera unica, in esso contenuta.

“Museum ha diverse curiosità degne di essere portate alla luce per la loro unicità, quella che mi intriga molto è l’opera di Guttuso Medusa (da Caravaggio) – conclude Pagano – I pregi di questo dipinto sono tanti, ma i principali sono due: la genesi autobiografica e l’unicità del soggetto. Le opere di Guttuso, per quanto incisive e piene di pathos, fanno tutte parte di cicli pittorici e mai come in Medusa si può parlare di unicità. La testa mozzata al centro della composizione è quella di Marta Marzotto, un racconto non scritto, che vive nel mistero guttusiano senza far distinzione tra arte e vita, tra realtà e allegoria. Questo misterioso senso delle cose non sarà mai del tutto svelato e farà parte sempre della storia del mito di Bagheria, ovvero di Aldo Renato Guttuso Fasulo”.

Museum a Bagheria, un’esperienza contemporanea unica nel suo genere, per riflettere sul valore dell’arte quale espressione di interiorità e maestria, da comprendere con la mentalità moderna che abbatte il pregiudizio ed esalta il possibile in termini di materiali, forme, contenuti, colori.

Gli interessati possono visitare il sito ufficiale del Museo al link www.museum-bagheria.it contenente tutti i dettagli concernenti giorni, orari di visita, prenotazioni e tariffe di ingresso.

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