Padel, uno sport "per tutti" che sogna le Olimpiadi - QdS

Uno sport per tutti: il Padel “sogna” le Olimpiadi grazie alla sua popolarità

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Uno sport per tutti: il Padel “sogna” le Olimpiadi grazie alla sua popolarità

Marcello Mazzari  |
giovedì 30 Marzo 2023

Accessibile, divertente, quasi "magico": il maestro Mario Posè racconta il successo del Padel nella nuova puntata di Innova Jobs.

Se c’è uno sport che, nonostante la pandemia, negli ultimi anni ha riscosso un formidabile successo fra amatori e professionisti, questo è senza alcun dubbio il Padel.

La storia del Padel

Nato ad Acapulco, in Messico, soltanto una sessantina di anni fa (nel 1962), grazie all’intuizione di un uomo che pensò di realizzare un campo da tennis nel suo cortile di casa circondato dai muri delle abitazioni, il Padel divenne ben presto uno degli sport più diffusi dell’America Latina. La sua semplicità fu ed è ancora oggi probabilmente anche la chiave della sua popolarità: sostanzialmente chiunque può giocarci e divertirsi perchè il campo (già di dimensioni ridotte rispetto a quello di tennis) comprende appunto anche i muri, oggi sostituiti da vetri, e permette quindi al giocatore di avere “più tempo” per poter mandare la pallina dall’altro lato. Inoltre, di base si gareggia in quattro, aggiungendo l’elemento solidale del gioco di squadra e non più la prestazione individuale, e il segreto della viralità è presto svelato: uno sport dinamico, divertente e soprattutto accessibile a tutti.

In Europa il padel è diventato popolare in Spagna nei primi anni Duemila, successivamente nel resto del continente. In Italia è una “scoperta” soltanto dell’ultimo quinquennio, con una forte impennata di adesioni proprio durante il periodo del primo lockdown: ad aprile 2020 il numero dei campi ha superato quota 1.200, arrivati poi a circa 4.430 neanche un anno dopo, nel novembre 2021. Oggi parliamo di uno sport le cui strutture nella penisola arrivano a un totale di 2.053 con ben 5.201 campi nel complesso, numeri che di fatto lo rendono lo sport più popolare a livello amatoriale in Italia, con una stima di oltre 500.000 praticanti sempre più crescente. Nel nostro nuovo appuntamento di Innova Jobs, siamo quindi andati alla scoperta di questo ormai celebre sport, facendoci guidare da chi ne ha fatto – oltre che una grande passione – il suo lavoro: Mario Posè, maestro e istruttore spagnolo di padel dell’Almiròn Padel House di Gravina di Catania. Insieme, abbiamo cercato di spiegare i motivi per i quali questa disciplina è destinata ad acquisire sempre maggiore popolarità, diventando quindi occasione lavorativa (come giocatori, allenatori, dirigenti o proprietari) per molti.

Il successo del Padel in Italia

Come dicevamo, nel nostro paese il Padel è diventato molto popolare soltanto negli ultimi tre anni, in corrispondenza della pandemia. Per Mario, che vive e lavora in Italia da circa un anno e mezzo proprio grazie all’enorme richiesta di maestri che c’è in questo momento, il motivo è abbastanza chiaro: “Questa diffusione così repentina sicuramente è dovuta vuoi un po’ alla curiosità di molti di scoprire questo sport che poi, una volta provato, ti fa innamorare perchè è troppo divertente”, ci dice, “un po’ perché probabilmente è stato agevolato dal fatto che durante i vari periodi di restrizioni, essendo in Italia vietati gli sport di contatto se non a livello professionistico, il padel era rimasto l’unico sport realisticamente praticabile oltre al tennis o al nuoto”.

E come abbiamo ormai capito, per svagarsi e giocare con gli amici, è decisamente lo sport di tendenza: “La differenza rispetto agli altri sport, compresi quelli che si potevano fare durante la pandemia, è che il Padel è accessibile veramente a tutti: per giocare a tennis se non hai un po’ di tecnica alla lunga non ti diverti, idem a calcio o ad esempio basket. A Padel non è così: non che sia facile, ma per un livello amatoriale con gli amici se ti impegni un po’ sicuramente impari in fretta, aldilà di quella che può essere la tua forma fisica magari non eccelsa o la tecnica con una racchetta in mano”.

Il professionismo

Naturalmente il Padel non è soltanto (anzi, proprio il contrario) sport divertente fra amici a livello amatoriale, ma anche una disciplina che forma sempre più agonisti e professionisti di alto livello. In Italia è rappresentato dalla FITP (Federazione Italia Tennis e Padel), meglio nota come Federtennis, la quale organizza categorie (A,B,C etc.), classifiche e tornei. A livello mondiale invece, il circuito più importante è il World Padel Tour, un torneo al quale partecipano i migliori padellisti del momento e che da un paio di anni è diventato anche un grande fenomeno mediatico: “Se parliamo di coppie tipo Juan Lebron e Ale Galan, parliamo di altri livelli, quasi di un altro sport (ride, ndr). Quelli sono dei mostri sacri di questo sport e per raggiungere quello status devi allenarti veramente ogni giorno 24 ore o quasi”.

Come avviene nel tennis, per iniziare a sognare questa carriera da giocatore professionista, è importante iscriversi a un circolo di riferimento: “In questi anni hanno aperto tantissime strutture, gli imprenditori hanno capito che è un business che funziona. Questo dà tante opportunità per diventare giocatori professionisti: chi fa parte del circolo, si può allenare con i migliori come facciamo qui e gareggiare con loro. È importante fare tanti tornei e alzare sempre più il livello. Ci sono le categorie, come nel tennis”, afferma Posè. “Lo stesso è per noi maestri: puoi avere un livello 1,2 o 3 in base a quanto ti formi, a quale formazione fai. Io ho fatto tutto in Spagna ma ci sono diversi centri anche qui in Italia. È un lavoro faticoso come per ogni sportivo, ma per me è una passione e quindi lo faccio felice”.

Il sogno olimpico

Dato il successo sempre crescente e i vari traguardi che il Padel sta raggiungendo soprattutto a livello mondiale, vederlo presto come sport alle Olimpiadi, è più che realistico: “Ancora per il 2024 (le prossime Olimpiadi ndr.) non ci sarà, vedremo per il 2028 o il 2032. Io penso che appena si diffonderà un po’ di più in continenti come l’Africa o l’Asia, è probabile che verrà ammesso come sport olimpico perché ha tutti i requisiti per esserlo”.

E chissà che, magari, il prossimo campione italiano non verrà ‘lanciato’ proprio da Mario Posè: “Te lo immagini? Sarebbe un grande onore e un piacere. Io penso che se il Padel continua a crescere così, non è un sogno troppo remoto. Noi abbiamo tanta passione. Quindi chi può dirlo, magari ci vedremo proprio la… alle Olimpiadi”. Da italiani, come augurarci il contrario. Buon Padel a tutti!

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