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Palermo, l’accordo tra Comune e Stato accende lo scontro fra dirigenti

Ingargiola Gaspare

Palermo, l’accordo tra Comune e Stato accende lo scontro fra dirigenti

venerdì 01 Aprile 2022

Pubblicata all’Albo pretorio l’intesa per salvare i conti di Palazzo delle Aquile, ma il documento ha infiammato un nuovo botta e risposta tra ragioniere generale e segretario e direttore generale

PALERMO – La Giunta Orlando ha pubblicato sull’albo pretorio l’accordo con lo Stato per salvare i conti del Comune.

Stando alla versione definitiva, che dovrà essere controfirmata dal Governo, il contributo statale di 180,2 milioni sarà “ripartito con decreto del ministero dell’Interno, di concerto con il Mef”. In cambio, però, “il Comune si impegna, per tutta la durata in cui è beneficiario del contributo, ad assicurare, per ogni anno o con altra cadenza da individuare nell’accordo, risorse proprie pari ad almeno un quarto del contributo annuo (quindi almeno 45 milioni in vent’anni, nda), da destinare al ripiano del disavanzo e al rimborso dei debiti finanziari”. Il contributo sarà “erogato entro il 31 marzo di ogni anno” e “non pregiudica la possibilità del Comune di Palermo di partecipare all’assegnazione di eventuali ulteriori risorse statali”.

Come Palazzo delle Aquile intenda garantire il proprio quarto, è ben noto: principalmente tramite “l’incremento dell’addizionale comunale all’Irpef, per il periodo 2022/2040, secondo percentuali diverse anno per anno” e “l’istituzione, dal 2023, dell’addizionale comunale sui diritti di imbarco portuale per passeggero e incremento di tale addizionale a partire dal 2027 e fino al 2040”, oltre “all’incremento della riscossione delle proprie entrate” e “all’accrescimento della qualità dei servizi informatici offerti ai cittadini”.

Accordo blindato per i primi cinque anni

Come anticipato nei giorni scorsi, l’accordo è, di fatto, blindato per i primi cinque anni: “Al termine del primo quinquennio – si legge infatti nel documento – il Comune potrà, previa deliberazione del Consiglio comunale, proporre una modifica del presente accordo, al fine di rimodulare le misure adottate e aggiornare, di conseguenza, il cronoprogramma”.

L’aliquota Irpef raddoppierà immediatamente passando da 0,80 a 1,56 e portando il totale del gettito dagli attuali 51,7 a 101,1 milioni (+49,4 milioni). L’anno prossimo sarà anche peggio: aliquota a 1,72 e gettito complessivo a 111,6 milioni (+59,9 milioni). Per rivedere l’aliquota a 0,80 e l’attuale gettito di 51,7 milioni bisognerà aspettare il 2041. Definita anche la tassa per gli imbarchi, che riguarderà crocieristi, passeggeri dei traghetti e passeggeri per Ustica. Sarà applicata un’addizionale di 65 centesimi a passeggero dal 2023 al 2026 e di 1,30 euro a passeggero dal 2027.

Ma la pubblicazione della delibera ha messo in scena un nuovo scontro istituzionale tra il ragioniere generale Paolo Bohuslav Basile e il segretario e direttore generale Antonio Le Donne. Nel suo parere di regolarità contabile, seppur favorevole, Basile non le ha mandate certo a dire all’Amministrazione, inserendo anche una “valutazione contabile non favorevole” su alcuni aspetti specifici del Piano. Valutazione “irritualmente aggiunta” secondo Le Donne, che di volta in volta bolla le diverse osservazioni del ragioniere come “non conducente”, “inconferente”, “non pertinenti”, arrivando ad accusare esplicitamente e più di una volta il ragioniere generale di “travalicare palesemente gli ambiti propri del parere di regolarità contabile”.

Basile ha ricostruito il carteggio con gli alti burocrati di Palazzo delle Aquile prima dell’approvazione dell’accordo, sottolineando come, per esempio, il capo area del Suap abbia espresso un parere “condizionato” mentre la capo area dell’Ufficio Entrate e Tributi Maria Mandalà abbia espresso parere non favorevole. In una nota del 15 marzo la stessa Mandalà ha precisato che “nessun parere può essere rilasciato in atto dall’area se non quando si provvederà effettivamente (e ben oltre i reiterati annunci) a porre in essere quanto più volte promesso nelle sedi istituzionali al fine di poter far fronte alle necessità dell’Ente”. Tradotto in soldoni: per rispettare lo sbandierato obiettivo di portare il tasso di riscossione della Tari dall’attuale 38% al 75% servono personale qualificato e software all’avanguardia.

Concetto che Mandalà ha ribadito il giorno dopo firmando una nota congiunta con il capo area dello Sviluppo economico Luigi Galatioto, “con la quale si è rappresentato che ‘Appare evidente come ciò renda impossibile l’attuazione del regolamento vigente (trattasi del regolamento anti evasione, costituente un cardine su cui si basa il Piano di riequilibrio approvato dal Consiglio comunale), vista la grave carenza di personale più volte segnalata’”.

Per Le Donne, però, quelle di Basile sono “osservazioni non pertinenti alla valutazione contabile”: per quanto riguarda il parere favorevole ma “condizionato” del Suap, il segretario sottolinea che “l’applicativo informatico individuato come necessario per la realizzazione delle attività derivanti dall’accordo con lo Stato è già da tempo in esercizio”.

Non c’è alcun ostacolo neanche per l’aggiornamento di tale software: “Ogni manutenzione evolutiva […] sarà progressivamente rilasciata nell’arco dei 15 giorni successivi alle determinazioni assunte dagli uffici interessati”. Quanto alla “mancata acquisizione” della valutazione di Mandalà, “si precisa che essa è diretta conseguenza della mancata espressione di tale doverosa valutazione, formalmente richiesta dal signor sindaco, e che tale condotta non può certo pregiudicare e ostacolare l’iter di conclusione dell’accordo Stato-Comune”. In ogni caso, “con specifico riferimento al fabbisogno di personale rappresentato dal capo area, il Settore Risorse umane si è già proceduralmente attivato per il trasferimento delle individuate unità di personale presso gli uffici dell’Area interessata ai fini del conseguimento dagli obiettivi dell’accordo”.

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