Palermo, non solo droga: storie e retroscena del blitz alla Vucciria

Droga, amanti e veggenti: storie e retroscena del blitz alla Vucciria di Palermo

Antonino Lo Re

Droga, amanti e veggenti: storie e retroscena del blitz alla Vucciria di Palermo

Roberto Greco  |
giovedì 25 Gennaio 2024

Cosa è emerso dalla indagini dei Carabinieri del capoluogo nell'operazione contro il traffico di stupefacenti

Le indagini del Nucleo Investigativo del comando provinciale dei carabinieri di Palermo hanno interessato l’area del centro storico cittadino del capoluogo siciliano nota come “Vucciria” che ricade nel contesto territoriale del mandamento mafioso palermitano di Porta Nuova e hanno consentito di acquisire un grave quadro indiziario a carico degli indagati circa l’esistenza di un’associazione per delinquere dedita al traffico e allo spaccio di crack e cocaina. Gli indagati avevano la disponibilità di due abitazioni all’interno del suddetto quartiere, la prima quella di Luigi Abbate situata in piazza Monte Santa Rosalia, adibita a deposito e luogo di confezionamento dello stupefacente, ed un’altra, situata in vicolo Calzonai 21, utilizzata come luogo di spaccio della sostanza stupefacente. Inoltre, il sodalizio capeggiato da Leonardo Marino aveva un’ulteriore piazza di spaccio situata in Cortile S. Andrea, in cui addetto allo spaccio, sempre sotto la supervisione di Leonardo Marino, era Giovanni Maddalena.

La piazza di spaccio a cielo aperto alla Vucciria di Palermo

Le indagini poste in essere, anche grazie all’analisi degli spostamenti di Leonardo Marino, consentivano di individuare una delle piazze di spaccio gestite dallo stesso all’interno de quartiere della “Vucciria” e il posto preciso in cui veniva effettuata la vendita, in quanto la conformazione del quartiere della Vucciria non consentiva di effettuare pedinamenti senza essere scoperti. Sfruttando quindi il sistema di localizzazione satellitare installato a bordo dello scooter in uso al Marino si restringeva la zona in cui si presumeva avvenisse il commercio di stupefacenti. L’analisi delle soste del motoveicolo ha permesso di delimitare i luoghi da controllare e in particolare s’individuava piazza Sant’Andrea, situata nelle immediate vicinanze di piazza S. Domenico, come un luogo assiduamente frequentato dal Marino e, nello specifico, di Cortile S. Andrea quale luogo di ritrovo di tutti i componenti del sodalizio e luogo in cui Giovanni Maddalena svolgeva l’attività di spaccio di sostanza stupefacente, come successivamente riscontrato grazie al suo arresto in flagranza di reato. La conferma della presenza di Maddalena è stata ulteriormente confermata dal collaboratore di giustizia Geraci Alfredo che, commentando le immagini dichiarò: “riconosco Maddalena Giovanni… Ha un chioschetto di frutta a Porta Carbone. Anche lui traffica droga nella squadra con Leo Marino. So che gestisce anche una piazza di droga alla Vucciria. Mi hanno raccontato che cercava sempre un ragazzo che si chiama ‘Tattà’ che era bravo a basare la cocaina per trasformarla in crack… Ricordo anche che ha un locale alla Vucciria, la Taverna Rossa dove spacciava cocaina”.

La cartomante, le “caramelle” e l’amante

Teresa La Mantia, per la quale il Gip ha disposto l’obbligo di presentazione alla Polizia Giudiziaria e convivente di Luigi Abate (cl. 95), era solita affidarsi ai “servizi” di una cartomante e, nel corso di una conversazione telefonica intercettata dagli investigatori, confidava che Leonardo Marino era solito passare dalla sua abitazione e, da una successiva emergeva il fatto che in alcune occasioni era accompagnato da Ivan Augello e Luigi Abate (cl. 98), entrambi oggetto delle indagini. E le intercettazioni audio/video poste in essere dagli investigatori hanno rivelato come molti degli odierni indagati frequentassero l’abitazione della La Mantia. Dalle intercettazioni emerge anche il fatto che il termine utilizzato per indicare le sostanze stupefacenti fosse “caramelle”. Sempre alla cartomante, la La Mantia confessa che il marito è responsabile di una piazza di spaccio di sostanze stupefacente, sotto la direzione di “un altro responsabile più grande”, verosimilmente Leonardo Marino e, qualche tempo più tardi, dalle intercettazioni tra la La Mantia e la cartomante, inoltre, gli investigatori hanno appreso che Leonardo Marino aveva deciso di “valorizzare” maggiormente il ruolo di Ivan Augello, rendendolo di fatto responsabile della piazza di spaccio e della cassa fino a quel momento gestita da Luigi Abbate (cl. 95) e che la decisione era stata presa da Marino in funzione della maggiore accondiscendenza di Augello rispetto al convivente.

In un’altra occasione La Mantia confidò che il suo convivente aveva un’amante con la quale si dava appuntamento in un’abitazione situata in una traversa di Corso Vittorio Emanuele e di averli sorpresi in intimità. Verosimilmente insoddisfatta del consulto ricevuto dalla cartomante, La Mantia decise di contattare un “mago indovino” per chiedere anche a quest’ultimo consigli su come comportarsi con il compagno fedifrago. Grazie quindi alle due conversazioni telefoniche intercettate, gli investigatori sono riusciti a capire che si trattava dell’abitazione sita al primo piano di vicolo Dei Calzonai 21, il medesimo luogo in cui avveniva lo spaccio delle sostanze stupefacenti. Sempre delle dichiarazioni rese da Alfredo Geraci, gli investigatori hanno appreso che Leonardo Marino è “fratello di Teresa, la moglie di Tommaso Lo Presti. È referente alla Vucciria per le piazze di cocaina. È un uomo di spessore alla Vucciria. Lo chiamiamo Leo”.

Il telefono di servizio e il “telefono piccolo”

Dal lavoro degli investigatori emerge anche che, quando i membri del sodalizio erano impegnati nello spaccio di sostanze stupefacenti all’interno di vicolo Dei Calzonai 21, avevano a disposizione un’utenza comune riservata alle comunicazioni inerenti allo spaccio. Inoltre, sulla base di quanto intercettato dagli investigatori nel corso di un colloquio tra Teresa la Mantia e la cartomante, la La Mantia raccontava di aver sentito, la sera precedente, squillare un telefono cellulare, “quello piccolo”, specificando che si trattava di quello che il convivente utilizzava per i contatti con Leonardo Marino.

La disponibilità di armi dell’associazione

Ad aggravare la pericolosità dell’organizzazione dedita allo spaccio di sostanze stupefacenti diretta da Leonardo Marino, emergeva anche la disponibilità di armi in uso alla stessa, riscontrata oggettivamente con l’arresto di Giovan Battista Marino in data 27.3.2019, il quale, a seguito di perquisizione effettuata presso la sua abitazione Via Emerico Amari 8 a Palermo, fu trovato in possesso di un’arma da sparo clandestina, nello specifico di una “pistola automatica modificata, dotata di congegni di sparo e di mira efficienti priva di matricola Mod. 85 AUTO Cal. 8 mm K — ITALY con relativo caricatore contenente 7 (sette) cartucce G.F.L. cal. 7.65 mm e completa di silenziatore”.

Le conclusioni del Gip

“I concreti elementi – scrive nell’ordinanza il Gip Turturici – di fatto emersi dalle investigazioni, invero, valgono a delineare l’esistenza e l’operatività di un sodalizio criminale di estrema pericolosità, i cui componenti – palesando rari livelli di propensione criminale – hanno incessantemente posto in essere condotte illecite sicuramente inquadrabili in un vero e proprio sistema di vita contrassegnato dalla diuturna e professionale inclinazione al delitto e dalla assoluta incapacità di autolimitarsi”.

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