Palermo, sequestrati beni per 300mila euro al boss Michele Siragusa

Palermo, sequestrati beni per 300mila euro a boss Michele Siragusa

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Palermo, sequestrati beni per 300mila euro a boss Michele Siragusa

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giovedì 15 Settembre 2022

I sigilli sono scattati per quattro immobili, un bar, un negozio di mobili, 5 conti correnti e 3 carte prepagate

Beni per un valore complessivo di circa 300mila euro sono stati sequestrati dalla Guardia di finanza di Palermo a Michele Siragusa, 78 anni, ritenuto dagli investigatori esponente della famiglia mafiosa di Borgo Vecchio.

I sigilli sono scattati per quattro immobili, un bar, un negozio di mobili, 5 conti correnti e 3 carte prepagate. Il provvedimento è stato emesso dalla sezione Misure di prevenzione del Tribunale di Palermo su richiesta della locale Procura.

Le condanne al boss Borgo Vecchio

Condannato nel 1999 a 6 anni e 6 mesi di reclusione per associazione mafiosa in relazione a fatti commessi sino al 1982, nel 2011 Siragusa è stato colpito da un’ulteriore sentenza di condanna a 8 anni e 10 mesi per associazione mafiosa e tentata estorsione, in quanto ritenuto “soggetto di notevole calibro in grado di garantire l’efficienza dell’attività estorsiva in pregiudizio delle imprese locali e alla raccolta del denaro provento da tale settore, funzionale al mantenimento in vita dell’intera organizzazione criminale”.

Il ritorno in libertà

Detenuto dal 1997 al 2007 e dal 2008 al 2014, una volta tornato in libertà, avrebbe intrapreso una serie di attività economiche intestandole a prestanome per eludere l’applicazione delle misure di prevenzione. Per questo motivo nel 2020 è stata emessa una nuova sentenza di condanna non ancora irrevocabile.

Le indagini della Finanza

Gli accertamenti economico patrimoniali, svolti dagli specialisti del nucleo di Polizia economico-finanziaria di Palermo – Gico, insieme ai finanzieri della sezione di Polizia giudiziaria, avrebbero evidenziato una significativa sproporzione, pari ad oltre 471mila euro, tra i redditi dichiarati e gli investimenti effettuati nel tempo.

Il Tribunale, quindi, ha ritenuto che gli immobili acquistati, le attività economiche avviate e le giacenze sui rapporti bancari”, incompatibili con “l’accumulo di risparmi leciti” nella disponibilità dell’uomo, rappresentino “il frutto delle attività illecite esercitate o il reimpiego dei relativi proventi”.

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