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Palermo, sul fronte rifiuti i conti non tornano

redazione

Palermo, sul fronte rifiuti i conti non tornano

martedì 31 Marzo 2020

Svincolati dal bilancio quasi dieci milioni di euro per finanziare il trasferimento dell’immondizia. Ora si teme un aumento delle tasse locali in un momento socialmente così delicato

PALERMO – Il Comune prova ad andare incontro alla Rap svincolando 9,7 milioni per finanziare il trasferimento dei rifiuti nelle discariche catanesi. Ma il colpo di scena potrebbe arrivare dall’ultimo Piano economico finanziario (Pef) della Tari, in cui la società di igiene ambientale avrebbe messo nero su bianco una richiesta a Palazzo delle Aquile di ben 30 milioni, quindi triplicata, per sostenere i costi di trasporto e smaltimento della spazzatura negli impianti etnei, che dal luglio 2019, ossia da quando la discarica di Bellolampo ha chiuso perché ormai stracolma, sono diventati una routine quotidiana.

Insomma, i 9,7 milioni accordati dal Comune e per i quali l’Amministrazione Orlando intende comunque chiedere un rimborso alla Regione Siciliana, rappresenterebbero in realtà appena un terzo del reale fabbisogno della Rap. Il problema è che un incremento dell’ammontare complessivo della Tari di una trentina di milioni (dagli attuali 108 ai 137 ipotizzati dall’azienda) si tradurrebbe in un aumento medio dell’imposta sui rifiuti di un centinaio di euro a famiglia. Una bella batosta per i cittadini palermitani, già prostrati dalla crisi economica causata dal Coronavirus che sta mettendo a repentaglio la tenuta sociale della quinta città d’Italia, come dimostrano gli ultimi raid nei supermercati e le oltre 4.500 famiglie che hanno richiesto un sostegno economico e alimentare a Palazzo delle Aquile.

La vicenda di Bellolampo è nota: la saturazione della sesta vasca e la mancata realizzazione (a prescindere dalle responsabilità politiche) della settima ha comportato la chiusura dell’impianto del capoluogo e ha costretto la Rap a una dispendiosa migrazione della spazzatura verso la Sicilia orientale. Ma come coprire questo pesante gettito extra? Come spiegavamo nell’edizione del Quotidiano di Sicilia del 22 gennaio, nell’articolo “Palermo, nuovo anno, vecchi problemi di bilancio”, “secondo la Ragioneria generale, anche gli extracosti andrebbero coperti a norma di legge con la Tari ma l’Amministrazione vorrebbe evitare un impopolare aumento della tassa sui rifiuti e spera ancora in un contributo da parte della Regione Siciliana, che però tarda ad arrivare. L’altro incubo del ragioniere generale Paolo Bohuslav Basile è l’obbligo, anche questo imposto dalla legge, di coprire le perdite di bilancio delle società partecipate. Amat e Rap hanno chiuso i loro bilanci con una perdita che ammonta a quasi 18 milioni. Nell’attuale annualità 2020 relativa al bilancio 2019/2021 questa voce non è stata inserita: occorre trovare 18 milioni”.

La Giunta, quindi, sta insistendo con la strategia del finanziamento una tantum (come debito fuori bilancio) sperando nel soccorso di Palazzo d’Orleans: la delibera approvata il 24 dall’esecutivo cittadino (in modalità telematica per rispettare i decreti sulla quarantena) “svincola, finalmente, una somma di 9,7 milioni accantonata dal Consiglio comunale in sede di approvazione dell’assestamento di bilancio 2019 – ha spiegato il consigliere di Avanti Insieme Massimiliano Giaconia – per il pagamento dei cosiddetti extracosti che la Rap ha sostenuto nell’anno 2019 per il trasporto e lo smaltimento dei rifiuti presso le discariche del catanese. Prima che le suddette risorse arrivino nelle casse della Rap sarà necessario un passaggio in Consiglio Comunale che dovrà riconoscerlo come debito fuori bilancio”.

A oggi, però, non è stato ancora individuato un metodo per far ripartire l’attività consiliare a distanza. “Inoltre – ha specificato Giaconia – con lo stesso atto la Giunta ha dato mandato al dirigente del Servizio Ambiente di richiedere alla Regione Siciliana il rimborso delle spese aggiuntive già affrontate dalla Rap in conseguenza del ritardo nella realizzazione della settima vasca”.

Che fare, dunque? Imporre un carico insostenibile alle famiglie (come riconosciuto dallo stesso Basile) in un momento in cui molti fanno fatica a mettere insieme i pasti quotidiani, come sarebbe tuttavia legittimo a norma di legge visto che il servizio di raccolta dei rifiuti dovrebbe essere finanziato interamente dalla Tari? Oppure far gravare tutto sulle spalle di un Comune che già stenta a tenere i conti in equilibrio?

“Ci sono criticità evidenti – ha scritto su Facebook l’assessore al Bilancio Roberto D’Agostino – legate ai ritardi della settima vasca e che si sono aggravate ancora di più in queste ore a causa della emergenza Coronavirus. Quello che è certo è che il Comune non potrà sostenere da solo né scaricare sui cittadini altri costi”.

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