Palermo, falsa ripartenza per il “popolo della notte” - QdS

Palermo, falsa ripartenza per il “popolo della notte”

Vincenza Grimaudo

Palermo, falsa ripartenza per il “popolo della notte”

giovedì 04 Giugno 2020

Dj, vocalist, titolari di locali di ristorazione, dipendenti e fornitori: una crisi che rischia di essere fatale. Molte realtà costrette a restare chiuse per le rigide restrizioni imposte dalle regole anti Covid

PALERMO – Un fiume di lavoratori, più o meno regolare, che non sa più quale sarà il proprio futuro.

È il “popolo della notte”, quello che gravita attorno allo spettacolo e alla movida: dj, vocalist, titolari di locali di ristorazione, dipendenti e fornitori. Centinaia di realtà che, tra Palermo e provincia, chiedono un sostegno che non sia solo economico ma anche e soprattutto un supporto per superare le rigidissime linee guida legate al distanziamento sociale.

Molti locali non potranno riaprire proprio per queste regole dettate al fine di contenere il Coronavirus: i titolari hanno deciso di non riaprire i battenti perché costi non potrebbero essere coperti dai pochi clienti da servire. Di conseguenza, a crollare è un intero comparto e il suo indotto che non è sicuramente di poco conto.

Dopo la manifestazione organizzata sabato scorso sul piazzale di Palazzo dei Normanni a Palermo, davanti la sede dell’Ars, il Silbe-Fise, l’associazione che cura gli interessi delle imprese di intrattenimento, ha chiesto un tavolo tecnico al Governo siciliano proprio con l’obiettivo di provare a trovare un’intesa che possa permettere a tutti gli operatori del comparto, di tornare a lavorare serenamente. Dialogo che però appare in salita, anche perché non ci si può permettere di superare le linee-guida nazionali. “Il mondo di vocalist e dj – ha affermato il noto disc jockey Sasà Taibi – è stato totalmente abbandonato. In tanti, non avendo nemmeno la partita Iva, non hanno neanche ricevuto i 600 euro dall’Inps”. Per le discoteche l’obbligo è di posizionare sedie distanziate e c’è il divieto del ballo libero.

“Non abbiamo chiuso di nostra spontanea volontà – ha detto il titolare di uno di questi locali del centro storico palermitano – ma abbiamo un affitto che dobbiamo pagare e non c’è neanche una norma che blocchi questi costi, a tutt’oggi sulle nostre spalle”

“Ci chiedono che le sedie siano piantate al suolo a distanza di un metro – ha evidenziato un organizzatore di eventi mondani – e chiudere le zone. Cosa succede però se casualmente poi si uniscono, al di fuori dei prenotati, altri amici? Rischiamo anche una denuncia penale oltre che una grossa sanzione”.

Nei giorni scorsi una ventina di dj, di cui la maggior parte di Palermo e provincia, hanno firmato una sorta di manifesto virtuale, realizzando anche un video messaggio che circola sulla rete e vuole essere di speranza. Nel frattempo, è stata creata anche una pagina sui social network intitolata “Oltre la consolle” con l’obiettivo di “accorciare”, seppur metaforicamente, le distanze. Una sorta di squillo di tromba da parte di questi professionisti del settore della musica, che in questo periodo di emergenza sono stati costretti a fermarsi.

“Il nostro disagio – ha concluso Giacomo Maniaci, tra i dj firmatari del documento – è soprattutto perché ci manca quel contatto diretto con la gente. Sentiamo il bisogno di un ritorno alla normalità e solo per questo ci siamo voluti unire per lanciare quello che consideriamo un messaggio di speranza”.

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