Papa: non bisogna dialogare col Diavolo - QdS

Papa: non bisogna dialogare col Diavolo

Carlo Alberto Tregua

Papa: non bisogna dialogare col Diavolo

mercoledì 07 Febbraio 2024

Combattere le tentazioni

Abbiamo sentito in questi giorni una breve dissertazione di Papa Bergoglio indirizzata ai/alle fedeli, ma anche ai/alle laici/che: “Attenzione, non dialogate col Diavolo”.
Ora, per ragioni di più facile comprensione, è stata inventata questa figura, quella del Diavolo, che rappresenta tutto il male possibile e che pone agli umani continue tentazioni per farli cadere nella trappola delle azioni “cattive” poiché danneggiano gli/le altri/e o loro stessi/e.

A proposito, ricordiamo il celebre aforisma di Oscar Wilde: “Posso resistere a tutto tranne che alle tentazioni”. Tale aforisma ha un fondo di verità perché ognuno di noi può resistere alle tentazioni a condizione che abbia la propria mente attrezzata da numerose letture, conoscenze e tanto sapere interdisciplinare, acquisito in modi diversi al fine di capire inequivocabilmente la demarcazione fra il “bene” e il “male”, che scriviamo tra virgolette poiché queste due grandi categorie cambiano nel tempo e nello spazio, ma hanno delle basi universalmente riconosciute.
In fondo il Diavolo che cos’è? È la rappresentazione del male verso cui una parte della natura delle persone vuole andare perché ha il suo fascino.

Avere personificato il male è un modo più semplice per fare capire come bisogna guardare all’interno di noi stessi/e per isolare la parte peggiore che c’è e che c’è in tutti/e. Peraltro, non si deve dimenticare che il nostro istinto di conservazione è fortemente egoistico perché prevale in quello stato su qualunque altra cosa per difenderci dalle insidie della vita, che sono tante e spesso pericolose.

Nella nostra pochezza non pensiamo che il Papa creda nell’esistenza del Diavolo, ma esso è necessario per rappresentare, come abbiamo scritto prima, il male. La domanda è: perché l’umanità ha insita in lei il male oltre che il bene? La ragione è semplice e comprensibile.

La specie umana, essendo dotata del libero arbitrio oltre che dell’intelligenza, ha la possibilità di scegliere ciò che secondo lei/lui è giusto o sbagliato, perché nuoce al prossimo o a se stessi.
Per chi ci crede, questa potrebbe essere la ragione per cui il Creatore non interviene mai nelle vicende terrene, consentendo che muoiano persone innocenti, che scoppino le guerre, che vi sia la fame per centinaia di milioni di persone, che si distrugga il pianeta e molto altro.
Il Diavolo, questo oscuro personaggio simbolico che riteniamo sia al di fuori, ma non sappiamo dove, si trova dentro di noi.

Se ci fosse questa banale convinzione, tutto sarebbe più semplice perché dovremmo sapere che il “Nemico” non è in qualche posto nel cielo o nella terra, ma semplicemente in noi, il che significa che dobbiamo convincerci di saperne di più sulle regole etiche immortali, per controllare e tenere in un angolo la parte peggiore di ognuno.

Anche i Santi hanno compiuto enormi peccati: per esempio, Agostino, vescovo d’Ippona, fino alla conversione, fece una vita scellerata. Poi diventò quell’immenso pensatore, oggi uno dei pilastri della chiesa Cattolica. Tale conversione avvenne poiché egli capì chi era il Diavolo dentro di lui e cosa doveva fare per incatenarlo.

“Non dialogare col Diavolo”, il che può significare “non trattare col Diavolo”, che è in te.
Nessuna trattativa e nessun accordo sono possibili; il Diavolo deve essere messo in un canto o in una cantina, la cui porta deve essere chiusa a chiave e la cui chiave deve essere gettata. Facile a dirsi. Non è così semplice perché egli ha la forza di venire fuori, di provocarci e di “indurci in tentazioni” e siccome abbiamo modeste possibilità di resistere alle stesse, spesso ne restiamo coinvolti/e, le subiamo e ci comportiamo come la parte peggiore di noi ci suggerisce.

Non sembri infondato quanto scriviamo, che è un profondo convincimento di tanti sapienti che hanno scritto centinaia di volumi sulla materia, trovandosi spesso in disaccordo perché va da sé che il sapere non è proprietà di nessuno, ma è l’insieme di pensieri che si sviluppano, che si modificano nel corso dei secoli e che inducono la mentalità delle persone a cambiare.

In questo quadro, però, si concorda sul fatto che non bisogna cedere al Diavolo, possibile se c’è la forza d’animo e mentale che si acquisisce con uno studio profondo, il quale genera convinzioni profonde su ciò che è “bene” e ciò che è “male”.

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