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Paura

Pino Grimaldi

Paura

sabato 21 Gennaio 2023

Arrestato. MMD (nell’identità della sua carta Andrea Bonafede, nulla a che fare con l’ex ministro della Giustizia del Governo Conte, il pentastellato Alfonso Bonafede, pure lui del Trapanese – Campobello di Mazzara), al secolo Matteo Messina Denaro, finalmente dopo ben trenta anni di latitanza con sulla groppa ergastoli per omicidi plurimi, stragi e ricatti è da cinque giorni ospite gradito dello Stato con alloggio all’Aquila, in una stanza 4X3 con tutti i comfort, sorvegliato con telecamere, servito come si addice a chi lo Stato ospita, da mane a sera, curato per una neoplasia metastatica con chemioterapia in una apposito ambulatorio a cotè dell’alloggio, senza manco spendere un soldo del suo patrimonio di 4 miliardi di euro.

E’ andata bene allo Stato che lo ha acciuffato dopo circa un terzo di secolo senza sparatorie, cariche di cavalleria, perdita di forze dell’ordine e di cittadini innocenti. Ed è andata bene a MMD che non è stato manco ammanettato, ma scortato da due carabinieri, un uomo ed una donna (per parità di genere, immagino) che a braccetto e che con gentilezza lo hanno aiutato a sedersi dentro un elegante furgone all’interno del quale altri della stessa Arma stavano ad attenderlo: festa di Popolo, Stato e mafia.

Il primo ha inneggiato perché liberatosi da un fardello criminale e dall’obbligo morale di denunziarlo ove lo avesse incontrato, con il rischio di essere poi ammazzato. Ora ciascuno, soprattutto dove MMD abitava indisturbato e riverito, può guardare in faccia un nuovo arrivato senza il terrore di avere riconosciuto un latitante pluridecennale. Insomma con la morte che venga “compiutosi il tempo” e non anzitempo.

Il secondo perché si sentiva in imbarazzo ogni volta che veniva chiesto come mai MMD rimaneva latitante ad onta del dispiego di forze dell’ordine tipo “operazione speciale”, centinaia di appostamenti, piste seguite a vuoto, indicazioni di pentiti, centinaia di riunioni, con il dubbio che forse una taglia (all’americana) avrebbe potuto avere sorte diversa nel successo imprescindibile per non perdere la faccia ed a dimostrazione della insindacabile forza di uno Stato.

Il terzo (la mafia) stufo di ricevere per più di mezzo secolo ordini da capi in galera: da Riina a Provenzano ed ora MMD, potrà “finalmente” avere un capo che ai “pizzini” sostituisca voce stentorea e chiara con ordini non di quelli che hanno fatto ammazzare un sacco di “carusi” illusi dal dovere dal patto di sangue che suggella gli adepti. Senza parlare dei colletti bianchi, tanti di ogni ordine e grado, che dovevano obbedire a scagnozzi che parlavano in nome del capo: una situazione insostenibile.
Ora incarcerato il numero uno si è aperta una porta larga acchè altri, da tempo in attesa, possano sostituirlo sulla poltrona di “capo”.
Dunque niente più paura (per ora). Ma ciascuno democraticamente libero di agire (male).

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