Pd, nasce l’area dei territori in Sicilia: “Basta divisioni” - QdS

Pd, nasce l’area dei territori in Sicilia: “Basta divisioni”

Raffaella Pessina

Pd, nasce l’area dei territori in Sicilia: “Basta divisioni”

giovedì 01 Agosto 2019

Nuovo progetto politico di Dipasquale, Gucciardi, Arancio e Catanzaro. Ma la pace è lontana, Rubino: “Unità? Lupo si dimetta da capogruppo Ars”

Il Partito Democratico cerca ancora una volta di trovare quell’unità persa ormai da troppo tempo. Ieri il deputato regionale Giuseppe Arancio ha tenuto una conferenza stampa a Palazzo dei Normanni insieme con i colleghi del gruppo Pd all’Ars, Michele Catanzaro, Nello Dipasquale e Baldo Gucciardi. “Siamo qui per annunciare, dopo una lunga discussione, la nuova area culturale all’interno del Pd – ha dichiarato Arancio – uno spazio per i militanti, per i sindaci, gli amministratori che superi la lunga guerra di posizioni all’interno del partito. Vogliamo parlare dei temi e delle proposte. Ci riconosciamo nel segretario nazionale Nicola Zingaretti. Costruiamo uno spazio delle idee che mettiamo a disposizione dei militanti del Pd partendo dal territori”.

Michele Catanzaro punta all’unità all’interno del partito: “Renzi è una enorme risorsa per il Pd e per l’Italia ed è sbgaliato, in un momento del genere, con un Governo nazionale che sta facendo danni, dividersi – ha detto Catanzaro – Il Pd deve diventare il partito della democrazia dei nostri cittadini. E’ questa la nostra mission. Questo gruppo non ha generali e colonnelli, siamo deputati e siamo uniti nelle idee e vogliamo essere interlocutori verso i sindaci che sono smarriti dall’azione di questo Pd”.

Catanzaro auspica di superare divisioni e correnti per il bene della Sicilia. “Vogliamo lavorare per la nostra terra – ha detto – La Sicilia è stata dimenticata. Ci sono argomenti, come il regionalismo differenziato, che dobbiamo mettere al centro, come Regione, nel dibattito. Non rinnego il mio essere renziano”.

Infine ha una parola di solidarietà nei confronti del renziano Davide Faraone, la cui elezione a segretario regionale del Pd in Sicilia è stata bloccata e spera di recuperale la sua autosospensione. “Crediamo molto in questa iniziativa, ci lavoriamo da tempo, e non è contro il partito o contro qualcuno – ha sottolineato Nello Dipasquale -. Non nasciamo oggi, ma è un percorso che abbiamo iniziato da tempo perché siamo contro le logiche delle componenti nazionali. Io ho votato per Davide Faraone e per Nicola Zingaretti per superare le logiche correntizie perché volevamo una soluzione migliore per il partito. Non siamo una corrente. E’ uno spazio politico e riteniamo che oggi l’unico spazio che ci possa essere è quello della politica e dei territori”. “Dobbiamo creare regole vere e democratiche non inquinando con le logiche correntizie un partito che non è morto – ha detto in conferenza stampa Dipasquale – Il Pd è il secondo partito in Italia secondo i sondaggi. Altri che governano stanno scomparendo. Dobbiamo riempiere il partito di contenuti”.

Per Dipasquale il punto fondamentale è quello di trovare alleanze con altri partiti perchè da solo il Pd non può governare. “siamo opposizione a Palermo, e quando ci sarà da fare alleanze vedremo chi si avvicinerà di più alle nostre idee”. “Oggi – ha proseguito Dipasquale – abbiamo l’esigenza di costruire e ramificare bene il partito in Sicilia. Le logiche nazionali ci interessano poco. Ci riconosciamo nel segretario nazionale e negli organismi di partito, compreso il commissario Losacco, che sarà chiamato in Sicilia a far ripartire il tesseramento che dovrà essere trasparente senza logiche correntizie ma vero e a nessuno deve essere permesso di fare il furbetto delle tessere”. L’invito all’unità però non è condiviso da tutti nel Pd e questo la dice lunga sulla difficoltà che vi sarà per trovare coesione tra le varie anime, nonostante gli appelli lanciati dal capogruppo all’Ars Giuseppe Lupo. “L’invito all’unità di Giuseppe Lupo sarebbe un fatto positivo se non fosse lui stesso l’elemento più profondo di divisione – ha detto Antonio Rubino, esponente del Pd siciliano vicino a Faraone – Se vuole davvero dare una mano e aiutare il Pd a ritrovarsi, può fare una cosa sola: dimettersi. Per otto mesi Lupo ha lavorato per demolire ogni ipotesi di percorso unitario, alimentando in ogni contesto divisione e disgregazione. In questo senso l’invito rivolto a Davide Faraone appare tardivo e strumentale. Qualsiasi ipotesi di lavoro potrà partire solo dopo che Lupo avrà lasciato il suo incarico che, per quanto prestigioso, varrà sempre meno del bene del Pd”.

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