Per l’Ipab Casa famiglia Regina Elena di Messina un commissariamento atteso da tempo - QdS

Per l’Ipab Casa famiglia Regina Elena di Messina un commissariamento atteso da tempo

Lina Bruno

Per l’Ipab Casa famiglia Regina Elena di Messina un commissariamento atteso da tempo

sabato 05 Ottobre 2019

L’ultimo bilancio approvato risale al 2015, gli stipendi sono in ritardo da circa due anni. La svolta sembra vicina: si attende l’ufficialità della nomina da parte della Regione

MESSINA – Un’amministrazione fuori controllo, con l’ultimo bilancio pubblicato del 2015 che evidenzia un disavanzo di circa 667 mila euro, dipendenti con 24 mesi di stipendi non percepiti e contributi non pagati da due anni. È la situazione dell’Ipab Casa famiglia Regina Elena, che dovrà affrontare il commissario, finalmente individuato dalla Regione.

La nomina non è ancora ufficiale ma già dalle prossime settimane potrebbe insediarsi e tentare di venire a capo di una gestione lasciata in mano a un’operatrice che è stata investita, dal presidente pro-tempore, nel 2015, di funzioni dirigenziali e che firma quindi i principali provvedimenti amministrativi, in assenza sembra di competenze specifiche.

L’Ipab di viale Annunziata ospita minori in due comunità alloggio: Albero della vita e Sofia Idelson. “L’assessorato – ha affermato Laura Strano, responsabile terzo settore UilFpl – non ha provveduto a emanare il decreto di nomina del Cda, assente da circa due anni, e non ha inviato neppure un commissario ad acta, come previsto dalla vigente normativa per gli enti vigilati, per l’immediata adozione del documento contabile. In un clima di totale caos gestionale alcuni dipendenti, pur avendone i requisiti, non possono accedere alla pensione per disfunzioni amministrative, con possibile danno erariale per illegittimo mantenimento in servizio”.

L’ultima retribuzione corrisposta ai dieci dipendenti è un acconto di 500 euro relative a gennaio 2019. La UilFpl ha illustrato le criticità dell’Ipab Casa famiglia Regina Elena in un documento che ha inviato tra gli altri anche alla Procura della Corte dei Conti e all’Anac. Il sindacato ha denunciato l’inerzia generale di tutti gli organi deputati al controllo, rammentando che l’Ipab gestisce servizi importantissimi e ha comunque un patrimonio di ben 18 alloggi in viale Annunziata, locati a privati cittadini oltre un immobile sito in viale Cadorna che avrebbe dovuto essere destinato a suo tempo a Centro diurno per anziani e i locali ex centro Polifunzionale.

“L’inerzia della politica e degli organi di controllo – ha aggiunto Strano – ha prodotto il caos gestionale di questo Ente e a pagarne le conseguenze sono i dipendenti che vanno regolarmente ogni giorno a lavorare senza percepire una retribuzione, lo fanno per senso di responsabilità nei confronti di minori che hanno già le loro criticità”.

Non avere uno stipendio regolare per alcuni dipendenti significa non riuscire a pagare un affitto o un mutuo ed essere costretti a impegnare oggetti cari per potere andare avanti. “Sarebbe auspicabile un intervento della politica – ha aggiunto la rappresentante sindacale – per un accorpamento con altra Ipab, vista l’esiguità dei dipendenti in servizio, che risultano abbandonati nel vergognoso silenzio generale, considerata anche l’importanza del servizio in atto svolto per i minori non accompagnati, che a breve non riuscirà ad essere garantito con le poche risorse umane ormai disponibili”.

La responsabile del sindacato chiede anche un’ispezione amministrativa contabile e l’accertamento delle responsabilità che hanno determinato il consistente disavanzo nei bilanci, la verifica delle posizioni contrattuali e pensionistiche e i corretti inquadramenti di tutti gli operatori in servizio. Di alcune di queste verifiche si sta occupando l’Ispettorato territoriale del Lavoro, mentre dovrà essere il commissario a fare opera di chiarezza.

Il sistema delle Ipab va ormai rivisto. Anche alla fondazione Conservatori riuniti Scandurra, dopo il vuoto amministrativo, è in arrivo il commissario. Le Ipab si inseriscono a pieno nell’ambito delle attività e servizi previsti dagli articoli 10 e 22 della 328/2000, ma finora sono rimasti fuori da ogni programmazione dei Comuni capofila dei Distretti. Il riordino di questi Istituti viene disciplinato dal Dl 207/2001 ma la bozza di riforma del Governo regionale che prevedeva la loro trasformazione in aziende pubbliche di servizi alla persona o in fondazioni di diritto privato sembra che si sia ormai arenata.

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