Imprese agricole sempre più a trazione rosa“Al Governo chiediamo maggiori risorse” - QdS

Imprese agricole sempre più a trazione rosa
“Al Governo chiediamo maggiori risorse”

redazione

Imprese agricole sempre più a trazione rosa
“Al Governo chiediamo maggiori risorse”

Mariella Palermo  |
martedì 22 Novembre 2022

Intervista a Pina Terenzi, presidente dell’associazione “Donne in campo”-Cia

PALERMO – Difendere i prodotti agroalimentari italiani adottando misure per rafforzare il settore e ridurre così la dipendenza dalle importazioni, almeno per alcuni alimenti considerati strategici. C’è tanto, tantissimo, nelle intenzioni del Governo Meloni che ha voluto rafforzare il posizionamento di un Ministero, quello dell’Agricoltura, già di grande importanza per il nostro Paese, aggiungendo alla denominazione del dicastero anche la Sovranità alimentare quale obiettivo chiave, cosa che ha suscitato da subito numerosi commenti e dibattiti sul significato e i contenuti.

In molti vi hanno intravisto una sorta di nuova “autarchia” difficile da realizzare se si pensa che, ad esempio, per la produzione di un vero e proprio simbolo del made in Italy, la pasta, importiamo il 40% del grano necessario alla produzione delle nostre aziende, oppure che il 60% del fabbisogno di olio è coperto con prodotto straniero o ancora che il 95% dei prodotti ittici conservati in lattina o vetro proviene dall’estero.

Abbiamo deciso di coinvolgere nella discussione, Pina Terenzi che è a capo di “Donne in Campo”, associazione che dal 1999 – quando è nata in seno alla Confederazione italiana agricoltori, Cia – si è data come obiettivo quello di elaborare una visione al femminile dell’agricoltura italiana e del suo sviluppo, in un’ottica di preservazione e innovazione, per costruire “reti” di imprenditrici agricole, tessere relazioni tra le aziende e costruire comunità.

Secondo il V° Rapporto nazionale di Unioncamere sull’imprenditoria femminile diffuso pochi mesi fa, l’esercito delle imprese rosa in Italia oggi conta 1 milione e 345mila attività, il 22,2% del totale delle imprese presenti sul territorio nazionale, in leggera crescita nell’ultimo anno con +6.476 aziende. Nell’agricoltura, in particolare, le imprese condotte da donne sono 206.938, il 28,2% del totale delle imprese del settore primario.
“Numeri importanti che ci dimostrano come il contributo femminile all’economia del nostro Paese sia sempre più rilevante ed è per questo che bisogna continuare a rafforzare gli strumenti utili a sostenere le donne, a far nascere e crescere le loro imprese” .

Il neo ministro all’Agricoltura Francesco Lollobrigida nel corso del passaggio di consegne con il ministro uscente Stefano Patuanelli ha dichiarato che “l’agricoltura è uno dei pilastri della nostra Nazione. Un esempio di eccellenza da proteggere, un patrimonio inestimabile che costituisce il fulcro del marchio italiano. Al di là delle dichiarazioni di principio, ci sono, secondo lei, elementi di novità rispetto ai passati Governi?
“Abbiamo accolto con grande favore le dichiarazioni di principio del neo ministro e lo aspettiamo alla prova dei fatti. Credo che sia importante trovare una nuova connessione tra la vocazione agricola dell’Italia, culla di una enorme biodiversità, con la nostra cultura e le tradizioni, uniche in Europa e nel Mondo e al contempo bisogna anche creare una relazione molto stretta tra il futuro del cibo e la nutrizione umana nel segno di una maggiore sostenibilità; per fortuna fasce sempre più ampie della popolazione si stanno orientando verso una alimentazione sana con una bassa impronta di CO2 associata direttamente o indirettamente al prodotto finale”.

Studi autorevoli, come quelli prodotti dalla Fao, dicono che la chiave per risolvere il problema dell’insicurezza alimentare nel mondo non è produrre di più, ma produrre meglio. In sostanza ci sarebbe cibo per tutti, ma bisogna intervenire nelle fasi di conservazione, trasporto e stoccaggio dove avvengono ancora perdite inaccettabili.
“Noi agricoltori facciamo grandi sforzi per ridurre al minimo lo spreco in tutte le fasi della produzione, dobbiamo certamente migliorare, ma siamo consapevoli che nei passaggi dalla terra al piatto si verifica un eccessivo e ingiustificato uso di risorse che oggi, con la crisi climatica e una guerra in corso è assolutamente intollerabile. A mio parere è cruciale che le produzioni agricole facciano meno strada possibile per arrivare alla tavola del consumatore: questo non vuol dire chiudere l’accesso a produzioni estere, europee e extra-europee, vuol dire accorciare le distanze fra produttore e consumatore e più la distanza è piccola, minore è lo spreco. Bisogna lavorare più sulle filiere, perché attualmente gli intermediari, dal momento della produzione al momento del consumo, sono troppi; inoltre l’ortofrutta italiana sconta ancora un forte gap infrastrutturale, con criticità nella logistica e nelle fasi di stoccaggio e distribuzione; pensi che ai soli costi di trasporto e distribuzione viene destinato il 41% del prezzo pagato dal consumatore finale. Quindi per potenziare il mercato interno, com’è nelle intenzioni del Governo, anche con il giusto prezzo pagato agli agricoltori per le loro produzioni , occorre un ‘patto di sistema’ più equo ed efficiente, con una nuova alleanza fra tutti i soggetti del comparto ortofrutticolo con performance sempre più alte in tema di sostenibilità”.

Il Programma di Sviluppo Rurale Sicilia 2014/2022 con una dotazione finanziaria complessiva di poco meno di 3 miliardi di euro – che costituisce, tra l’altro, la maggiore dotazione finanziaria rispetto a quelle destinate alle altre regioni italiane – ha fra i suoi obiettivi strategici di lungo periodo la competitività del settore agricolo, la gestione sostenibile delle risorse naturali e lo sviluppo equilibrato dei territori rurali…
“Secondo gli ultimi dati disponibili, diffusi dall’Assessorato regionale all’Agricoltura, è stato impegnato il 90% della dotazione finanziaria complessiva del Psr e sono stati già spesi 1,6 miliardi e altri milioni di euro saranno spesi entro il prossimo 31 dicembre: cifre importanti che certamente dimostrano che nell’isola si è attivata una notevole capacità di spesa da parte degli organismi istituzionali e degli imprenditori agricoli, che hanno dimostrato di saper attuare un cambio di passo rispetto al passato. Importantissime le misure che riguardano il sostegno economico all’insediamento dei giovani in agricoltura, poi gli investimenti nelle aziende agricole esistenti e le misure specifiche per gli agriturismi in cui la presenza di imprenditrici è massiccia. Fra l’altro la Sicilia è la regione che a livello nazionale ha il più alto numero di imprese agricole al femminile, oltre 25 mila”.

Lo scorso 15 ottobre nel corso della Giornata internazionale delle Donne Rurali, le imprenditrici italiane del settore hanno rilanciato la proposta di un’alleanza per la sostenibilità, con cibo sano, sicuro e accessibile a tutti. Qual è la richiesta dell’associazione che lei presiede, Donne in Campo, alla Presidente del Consiglio Meloni?
“Che, come detto, riservi più energia e risorse all’agricoltura al femminile, più vocata alla sostenibilità, com’è stato ampiamente rilevato. Il ruolo chiave delle donne nel comparto è, e lo sarà sempre più, quello di promuovere lo sviluppo rurale e la sicurezza alimentare con una visione dell’agricoltura che va verso un futuro in cui l’agricoltore non sarà più considerato solo produttore di cibo ma un ‘promotore di salute’” .

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