Pnrr in affanno per l’inefficienza della Pa - QdS

Pnrr in affanno per l’inefficienza della Pa

Carlo Alberto Tregua

Pnrr in affanno per l’inefficienza della Pa

giovedì 21 Marzo 2024

Raffaele Fitto moltiplica gli sforzi

Il ministro Raffaele Fitto ha chiesto il pagamento della quinta rata del Pnrr all’Unione europea, avendo portato avanti le realizzazioni per il relativo incasso.
Bisogna dare atto a Fitto che sta compiendo i salti mortali per spendere e certificare le somme, il che può avvenire dopo che le opere si siano realizzate.

Sono in corso, inoltre, centinaia e centinaia di procedure che consentiranno fra non molto di aprire i cantieri. Tutto ciò perché il traguardo del 31 dicembre 2026 non è lontano, mancando poco più di due anni e mezzo.

Tutte le somme che non si potranno certificare per quella data andranno perse e sarebbe un vero peccato perché tutti i 194 miliardi del Piano contribuirebbero in maniera determinante all’incremento del Pil.
È inoltre da sottolineare come questa massa finanziaria messa in circolazione migliori fortemente lo stato di salute delle imprese che stanno eseguendo i lavori e tutte quelle aziende che ne sono beneficiarie.

Qual è la causa delle difficoltà nell’eseguire le opere pubbliche e spendere le relative somme? Ve n’è una principale ed è chiarissima: riguarda quel motore dello Stato che è la Pubblica amministrazione a tutti i livelli (nazionale, regionale e locale). Una Pubblica amministrazione che sconosce due elementi fondamentali di qualunque azienda organizzata: produttività e meritocrazia.
La prima è totalmente ignorata, anche perché la maggior parte dei/delle dirigenti, che pure sanno cosa sia, non hanno alcuna intenzione di metterla in atto. Detta in due parole, produttività significa fare più cose nello stesso tempo e aumentarne la qualità.

Quanto alla meritocrazia, bisogna dire subito che essa formalmente esiste, tanto che i/le dirigenti percepiscono i premi di risultato. Così scrivendo, dunque, non si capirebbe l’affermazione: la meritocrazia non esiste nella Pa.
Dov’è l’inghippo? Nel fatto che gli obiettivi da perseguire sono fissati dagli/dalle stessi/e dirigenti e non da enti esterni e quindi imparziali.
Nella Pa dei tre livelli, l’abbiamo scritto più volte, manca l’elemento essenziale e cioé la formazione continua.

Per la verità, dobbiamo dare atto alle Forze dell’ordine di essere organizzate sul principio meritocratico, basato proprio sulla formazione continua. Non vi sono ammissioni nel corpo dei Carabinieri, in quello della Guardia di Finanza e nella Polizia che siano senza concorso. Non solo, ma anche all’interno, per essere promossi/e, occorre fare formazione e altri concorsi interni.
Quindi la selezione è rigorosa e si progredisce nella carriera per merito, certificato dai risultati inequivocabili che i tre Corpi portano ogni anno all’attenzione della pubblica opinione.
Non si capisce perché questi modelli efficienti e funzionanti non debbano essere adottati in tutto il resto della Pubblica amministrazione italiana, ripetiamo, nazionale, regionale e locale.

Vi è da aggiungere che anche le Prefetture, in quanto organi territoriali del ministero dell’Interno, funzionano in maniera efficiente e organizzata su base meritocratica e con una notevole produttività.
Anche questo modello potrebbe e dovrebbe essere preso a esempio, cosa che non accade.
Non sembri che stiamo girando intorno alla stessa questione. Vogliamo, invece, mettere in evidenza le profonde differenze organizzative e di funzionamento delle diverse branche della Pubblica amministrazione italiana.

Se i piani del Pnrr fossero stati attuati dai tre corpi delle Forze dell’ordine, Fitto non si sarebbe trovato in ambasce come si sta trovando.
Una cosa così evidente non sembra poi tanto chiara a coloro che hanno la responsabilità di fare funzionare la macchina pubblica, il che è controproducente perché i soldi pubblici vengono spesi male e in ritardo, con conseguenti danni per i/le cittadini/e, soprattutto quelli/e più vulnerabili e quindi più indifesi/e.

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