Pnrr, non ci sono le competenze. Bugia - QdS

Pnrr, non ci sono le competenze. Bugia

Carlo Alberto Tregua

Pnrr, non ci sono le competenze. Bugia

mercoledì 12 Aprile 2023

Ci sono professionisti a go-go

Il ministro Raffaele Fitto, responsabile dell’attuazione del Pnrr, ha lanciato l’allarme, in parte giustificato e in parte no, sulla quasi impossibilità di spendere e certificare le somme del Pnrr entro il 2026 per opere compiute e servizi realizzati.

Perché il ministro ha qualche ragione e qualche torto? Nel primo caso è dimostrata l’incapacità professionale nella burocrazia nazionale, regionale e locale di fare il suo lavoro, consistente nel far redigere i progetti, aprire i canteri, collaudare le opere e saldarle con la relativa certificazione entro l’anno indicato.
La seconda grande difficoltà è che ministri, assessori regionali e comunali non possiedono le competenze per guidare la burocrazia con metodi efficienti e con un’organizzazione vera, tendenti a ottenere i risultati nei tempi previsti.
La terza difficoltà è che ministri, assessori regionali e comunali non solo non hanno le competenze come prima si accennava, ma non possiedono la forza mentale (almeno in molti e non in tutti i casi) per decidere, decidere e decidere.

Nel secondo caso il torto del ministro è che non mette in atto tutti i mezzi organizzativi necessari affinché ministri, assessori regionali e comunali mettano in riga la propria burocrazia in modo che raggiunga gli obiettivi nei tempi previsti.

Non bisogna dimenticare che nel nostro Paese vi sono centinaia di migliaia di professionisti in tutti i settori (organizzazione, progettazione, direzione dei lavori, collaudi e via elencando) che possono benissimo essere utilizzati per la realizzazione dei piani. Non si capisce il motivo secondo il quale il nostro Paese non possieda competenze indispensabili per la realizzazione di tutti i progetti del Pnrr. Bugia!

L’alibi è troppo comodo per fare da paravento alle incapacità decisionali e noi abbiamo il dovere di scardinarlo e di evidenziare le responsabilità di chi non prende decisioni nei tempi e nei modi previsti.
Perché di questo si tratta: chi occupa i posti di vertice nelle istituzioni deve essere consapevole del suo dovere di agire e agire, presto e bene. Chi non l’avesse, dovrebbe dimettersi e ritornare a fare quello che faceva prima, se aveva un lavoro.

Nell’assegnare il cospicuo finanziamento all’Italia, la Commissione europea ha indicato i sei obiettivi che più volte abbiamo pubblicato, sui quali ha distribuito i circa centonovanta miliardi, per due terzi sotto forma di finanziamento, cioé di debito che il nostro Paese dovrà restituire, e per un terzo a fondo perduto.
Il guaio è che del finanziamento, su cui graveranno gli interessi passivi, non è stata ancora determinata la misura degli stessi per la semplice ragione che il tasso primario stabilito dalla Bce è in continua salita, col conseguente aumento di tutti i tassi di qualunque debito, ivi compreso quello del Pnrr, ma anche quello ben più cospicuo del debito sovrano, che viaggia verso i 2800 miliardi.
Non vi è chi non veda che l’aumento del tasso primario comporti l’aumento del tasso del debito sovrano, il cui importo in atto grava sul bilancio per una sessantina di miliardi, ma che potrebbe aumentare di una trentina.

Nel Governo vi è la voce sommessa del ministro dell’Economia, Giancarlo Giorgetti, il quale fa trapelare l’ipotesi di non utilizzare la somma a prestito se non ben finalizzata a opere e servizi, perché i relativi interessi graveranno sui bilanci futuri.
Prendere soldi a prestito va benissimo, purché essi siano finalizzati alla costruzione di infrastrutture e di altre opere e alla realizzazione di servizi; il tutto che aumenti il Pil, l’occupazione e le imposte del Paese.
Il quadro macroeconomico che vi descriviamo è molto delicato, per cui occorre sapienza, competenza, intelligenza e decisione per poterlo gestire con la massima efficacia.

L’informazione – portata anche da giornalisti e da conduttori radio-televisivi non giornalisti, nonché da commentatori non giornalisti, come professori universitari ed altri – deve essere equilibrata, ben formulata, comprensibile, obiettiva (nei limiti del possibile) e completa.
Gli informatori devono essere competenti, in quanto hanno studiato e approfondito le questioni di cui parlano, poiché i/le cittadini/e hanno bisogno di sapere come stanno veramente le cose, cioé di apprendere la verità e non il cumulo di fandonie propalate ogni giorno.

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