Le porcate del 110% evasione, prezzi alti - QdS

Le porcate del 110% evasione, prezzi alti

Carlo Alberto Tregua

Le porcate del 110% evasione, prezzi alti

sabato 20 Maggio 2023

Pnrr, spendere subito e bene

Ogni giorno vengono fuori notizie sulle porcate del 110%: evasioni, truffe, sotterfugi di ogni genere per appropriarsi illecitamente del contributo dello Stato.
Il Governo dell’epoca ebbe l’infelice idea di varare una legge che riservava alle ristrutturazioni degli immobili un contributo di ben il 110%. Tale legge è stata redatta da incompetenti, in quanto non hanno capito come essa, così modulata, avrebbe prestato il fianco agli approfittatori.

L’errore più grossolano, se di errore si può parlare, è stato avere sovradimensionato l’intervento del dieci per cento, come dire un regalo ai proprietari che avevano già avuto in regalo il cento per cento di contributo sulle opere di ristrutturazione, le quali di per sé hanno rivalutato gli immobili enormemente.
Qualcuno dice maliziosamente che quel dieci per cento in più era predestinato alle banche che avrebbero acquistato i crediti di imposta, le quali in effetti li hanno acquistati facendosi pagare adeguate commissioni.

Il secondo grossolano errore è stato quello di non fissare i prezzi allineati a quelli di mercato, per cui è stata lasciata libertà assoluta di effettuare le forniture a prezzi due o tre volte superiori, consentendo agli speculatori di guadagnare molto più del dovuto, seppur nell’ambito della legge. Del resto, ai proprietari nulla importava quanto venisse a costare la ristrutturazione del proprio immobile, perché tanto pagava “Pantalone”, cioè i/le cittadini/e con le loro imposte.

Cosicché, fino a oggi lo Stato ha dovuto stanziare all’incirca centodieci miliardi per questa insana operazione che, invece, con i prezzi di mercato sarebbe costata forse cinquanta o sessanta miliardi: un’enorme cifra gettata al vento o meglio nelle fauci di chi ha approfittato dell’insipienza e dell’incapacità del Governo, del legislatore e dei dirigenti pubblici, forse non tutti in buona fede.
Il terzo grave errore è stato quello di non prevedere rigorosi controlli da parte dell’Amministrazione finanziaria, per evitare le evasioni – che stanno emergendo giorno dopo giorno a seguito dell’ottimo controllo della Guardia di Finanza – portate soprattutto da fatture false firmate da compiacenti o forse ignari proprietari degli immobili.

Non è questo il modo di amministrare le risorse pubbliche. Solo un presidente del Consiglio e ministri impreparati avrebbero potuto varare una legge di questo tipo. Ciò è accaduto (e accade) perché tali componenti del Governo non sono adeguati a rispettare l’incarico pubblico, non avendo mai svolto nelle loro attività private lavori analoghi, cioé sono senza esperienza.

La questione che analizziamo oggi è vecchia, perché riguarda un po’ tutta la classe istituzionale, nazionale e regionale, la quale non è all’altezza del compito che riceve dal Popolo e quindi improvvisa, commettendo errori grossolani come quelli in rassegna oggi.

Il tema che proponiamo alla vostra attenzione, purché libera, non è nuovo, ma occorre ripeterlo perché i fatti delittuosi che emergono continuamente aggravano la situazione generale e fanno comprendere sempre più l’insipienza e l’incapacità di coloro che hanno sperperato quei cinquanta miliardi in più, preziosi perché potevano essere destinati a obiettivi indispensabili ma privi di finanziamento.

Non vorremmo che la situazione prospettata si ripetesse con il Pnrr e con i suoi circa duecento miliardi che l’Unione europea dovrebbe erogare al nostro Paese sulla base di progetti per infrastrutture e servizi.
Cogliamo l’occasione per ricordare che questi soldi non arrivano a babbo morto, bensì destinati dopo che le spese per la realizzazione di opere e servizi vengono effettuate e certificate.

È anche vero che l’Unione eroga acconti, ma sempre su progetti che cominciano a camminare. Il saldo verrà erogato quando i cantieri saranno chiusi e opere e servizi consegnati.
Il ministro al ramo, Raffaele Fitto, ha già detto che molti di questi progetti non potranno essere conclusi entro il 2026, data tassativa di chiusura del finanziamento, per l’incapacità della burocrazia alla realizzazione delle opere. Ci vogliamo augurare che la sua previsione sia scongiurata e che i soldi di cui ha bisogno il Paese per aumentare il Pil siano effettivamente spesi per quella fatidica data.

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