Prevenzione melanoma e Covid, controlli urgenti sempre possibili - QdS

Prevenzione melanoma e Covid, controlli urgenti sempre possibili

Dario Raffaele

Prevenzione melanoma e Covid, controlli urgenti sempre possibili

giovedì 01 Aprile 2021

Della difficoltà di effettuare i controlli di routine in tempo di Covid abbiamo parlato con il professor Giuseppe Micali, ordinario e direttore della clinica dermatologica del Policlinico di Catania.

Il melanoma cutaneo è un tumore che deriva dalla trasformazione
tumorale dei melanociti, alcune delle cellule che formano la pelle. I
melanociti fanno parte, insieme ai cheratinociti, dell’epidermide e hanno il
compito di produrre melanina, un pigmento che protegge dagli effetti dannosi dei raggi solari. In condizioni normali i melanociti possono dar
luogo ad agglomerati scuri visibili sulla superficie della pelle e noti come nei (nevi è il termine medico).

La prevenzione primaria del melanoma tendea ridurre l’incidenza del tumore rimuovendo le cause che lo provocano. Per questo il primo passo per la prevenzione del melanoma è evitare l’eccessiva esposizione al sole (raggi ultravioletti naturali) e a lampade abbronzanti (raggi ultravioletti artificiali).

Parla il prof. Giuseppe Micali

Giuseppe Micali

Con l’avvicinarsi della bella stagione, si torna a parlare di melanoma e prevenzione. Della difficoltà di effettuare i controlli di routine in tempo di Covid abbiamo parlato con il professor Giuseppe Micali, ordinario e direttore della clinica dermatologica dell’Università – Policlinico Vittorio Emanuele di Catania.

Esattamente
da quando sono fermi gli screening per la prevenzione del melanoma?

“Eccettuata
la fase iniziale della pandemia (Marzo 2020) in cui le modalità di erogazione
delle prestazioni sanitarie presso le strutture pubbliche sono state in via di definizione
subendo un rallentamento, la Clinica Dermatologica del Policlinico di Catania
ha continuato ad effettuare le visite per la prevenzione del melanoma e degli
altri tumori cutanei in base alla priorità evidenziabile sulla ricetta medica
(per effettuare i controlli di rito è necessario che il medico curante scriva
nella ricetta medica ‘URGENTE’, dna)”.

Quali
sono i campanelli d’allarme per procedere ad esami più approfonditi?

“Premesso
che, ai fini della prevenzione, l’autoispezione della cute andrebbe consigliata
a tutti i soggetti allo scopo di identificare probabili lesioni sospette, solo
lo specialista dermatologo, sulla base di un esame clinico accurato insieme
alla raccolta dei dati anamnestici, è in grado di riconoscere quali
neoformazioni cutanee necessitino di esami più approfonditi e/o
dell’asportazione chirurgica. Tra questi esami, la videodermatoscopia (o
angioscopia percutanea) permette non solo di evidenziare caratteri di atipia
non visibili ad occhio nudo, ma anche un monitoraggio grazie alla possibilità
che offre di archiviare le immagini e di confrontarle a distanza di tempo”.

In
questo momento l’angioscopia percutanea viene fatta solo ai malati oncologici.
Bloccando di fatto tutti gli altri pazienti (ancora non oncologici). Così
facendo, non si rischia di far diventare “oncologici” questi pazienti che ogni
anno devono sottoporsi ai controlli in quanto soggetti a rischio?

“La
necessità ed il grado di priorità per l’esecuzione della videodermatoscopia
vengono stabilite dallo specialista dermatologo che effettua la visita. Per
quanto già detto, l’accesso a tale esame di secondo livello è dunque possibile,
anche in questo periodo di pandemia, per tutti i pazienti per i quali vi sia
indicazione e non è riservato soltanto ai pazienti oncologici, ovvero quelli
con un pregresso tumore cutaneo”.

Può
dare un suggerimento a questi cittadini? Come devono comportarsi? Possono
affidarsi al proprio medico curante (non specialista) o consiglia loro di
affidarsi a uno specialista?

“Come
per tutte le patologie, anche per le problematiche dermatologiche il medico
curante, dopo avere effettuato una valutazione preliminare, ha il compito di
orientare i propri assistiti richiedendo, qualora necessario, il consulto
specialistico. Va puntualizzato che, in situazioni particolari, come si è
verificato durante la pandemia, il medico di base, sulla base dell’urgenza del
problema dermatologico, può richiedere direttamente un esame di secondo livello
quale la videodermatoscopia come nel caso di un sospetto melanoma, bypassando
quindi il consulto specialistico, ottimizzando così i tempi”.

In quanto tempo un neo può trasformarsi in melanoma? La pausa di un anno e
mezzo/due deve mettere in guardia il paziente a rischio?

“Il
melanoma insorge in circa il 70% dei casi su cute sana e nel 30% su un neo
preesistente. Per tale motivo quello che deve mettere in guardia il paziente è
sia la comparsa di una nuova formazione pigmentata che qualsiasi cambiamento di
forma, colore e/o dimensioni di un neo già presente. I tempi di insorgenza e/o
trasformazione sono molto variabili e non prevedibili, per cui per i pazienti a
rischio (ad esempio con un pregresso melanoma, con familiarità per melanoma, o
con sindrome del nevo displastico) è consigliabile effettuare una visita
dermatologica ed eventualmente la videodermatoscopia almeno con cadenza
annuale. Ovviamente tale indicazione temporale di massima va valutata caso per
caso”.

Nel
caso un paziente si volesse rivolgere alla sanità privata, il Policlinico, che
detiene la mappatura dei nei e tutti gli altri documenti realizzati in passato,
può fornire questa documentazione per trasmetterla al nuovo dermatologo
privato?

“Su esplicita richiesta del paziente, la nostra Struttura è disponibile a fornire la documentazione clinica necessaria per la prosecuzione dell’iter diagnostico-terapeutico presso altri centri pubblici o privati”.

Intanto è allo studio un “mini laser” in grado di scovare un melanoma ascoltando il suono dei nei. Nuove armi, dunque, per combattere questo male tanto insidioso per l’uomo.

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