Processo Saguto, chiesto un lieve sconto pena e riviste le accuse - QdS

Processo Saguto, chiesto un lieve sconto pena e riviste le accuse

redazione web

Processo Saguto, chiesto un lieve sconto pena e riviste le accuse

giovedì 24 Settembre 2020

Alle battute finali il procedimento, a Caltanissetta, contro l'ex presidente della sezione misure di prevenzione del Tribunale di Palermo. L'avvocato difensore, "dimostra che, nella requisitoria non c'è stato quell'adeguato approfondimento da noi sollecitato"

“La richiesta dello sconto di pena da parte dei Pm per Silvana Saguto e altri due imputati significa che nel corso della requisitoria non c’è stato quell’adeguato approfondimento sollecitato dai difensori durante la discussione, cosa che, a nostro avviso, è accaduta anche in tutte le altre numerose e molteplici contestazioni che non sono state oggetto di replica”.

Lo ha dichiarato Ninni Reina, l’avvocato di Silvana Saguto, l’ex giudice palermitana accusata di corruzione, commentando la decisione del pm Maurizio Bonaccorso di chiedere una lieve riduzione della pena (sei mesi) per l’ex magistrato, rispetto a quella fatta al termine della requisitoria.

In particolare per l’ex presidente della sezione misure di prevenzione del Tribunale di Palermo, è stata chiesta l’assoluzione per due capi di imputazione relativi a presunte falsità materiali nella liquidazione di compensi di alcuni amministratori giudiziari: la pena invocata alla luce delle modifiche è di quindici anni e quattro mesi.

I pm, come riportato da alcuni giornali, hanno chiesto anche l’assoluzione per due ipotesi di falso, che coinvolgevano il professore universitario Carmelo Provenzano e l’amministratore Roberto Santangelo.

“Le contestazioni sono 74, mentre la requisitoria di entrambi i pm ha coperto solo una decina dei capi di imputazione”, ha detto Reina.

Il processo, ormai alle battute finali, ruota attorno alla gestione illecita delle nomine di amministratori giudiziari di beni sequestrati e confiscati alla mafia.

Silvana Saguto, ex presidente della sezione misure di prevenzione del tribunale di Palermo, secondo gli inquirenti, avrebbe dato gli incarichi solo ai suoi fedelissimi in cambio di favori e regali.

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