Proselitismo, anche no - QdS

Proselitismo, anche no

Giuseppe Sciacca

Proselitismo, anche no

venerdì 11 Novembre 2022

Cercare di interessare per convertire è un atteggiamento comune a molte religioni

Cercare di interessare per convertire è un atteggiamento comune a molte religioni. Per alcune fare proseliti assurge ad un imperativo morale, un vero obbligo di portare il proprio credo a chi vi sia estraneo, per qualsiasi ragione, sia per motivi legati al luogo in cui vive la persona che si vuole convertire, dove è sconosciuta la religione che si propone , o per ragioni di carattere sociale, in quanto il regime politico dominante non vede di buon occhio alcune credenze, spesso perchè non controllate dallo stato. Una missione talvolta svolta con grande impegno e sacrificio ed anche a costo della vita.

La storia, malgrado i buoni propositi iniziali dei divulgatori, purtroppo, enumera, nei secoli, tanti accadimenti in cui l’universalismo è stato inteso nel senso di omologazione ad ogni costo, anche con l’uso della forza e persino senza esclusione di gravi violenze. Per l’ebraismo non è stato mai così. In quanto non esiste una tendenza a fare proselitismo, le conversioni vengono accettate, ma non vengono incentivate o sollecitate. Tutto ciò ha una sua ragione desumibile, agevolmente, dalla tradizione, che per comprendere, è necessario risalire al racconto biblico del diluvio universale , strumento con cui Dio colpisce una umanità divenuta fortemente malvagia e perversa. Dalla catastrofe si salva solo Noè, unico uomo che non si era macchiato di gravi colpe, con l’ arca, che gli era stato detto di costruire ed in cui trovarono rifugio i suoi figli e gli esemplari di tutte le specie animali.

Con Lui l’Eterno stringe un accordo che vale la salvezza dell’umanità intera, che sarebbe stata generata dopo il fatale nubifragio. Dio non avrebbe fatto mai più ricorso a forme di punizioni tanto gravi e gli uomini avrebbero dovuto osservare alcuni semplici ma fondamentali precetti, che vennero poi chiamati ,con riferimento al loro primo destinatario “regole noachidi”. Queste prescrizioni consistono in sei divieti ed un obbligo. Regole, a ben vedere, di cui tutta l’umanità , senza alcuna distinzione di latitudine, salvo rarissime eccezioni, naturalmente ne avverte la necessità, giacchè costituiscono un limite al comportamento individuale che garantisce la libertà di tutti.

Queste norme sono: il divieto di idolatria, la blasfemia, l’omicidio, le unioni sessuali proibite (adulterio ed incesto), il furto e la consumazione di carne tratta da animali vivi. A cui si aggiunge l’ obbligo di amministrare la giustizia e quindi di istituire i tribunali. Queste norme, almeno in parte, sono l’essenza stessa della civiltà. L’osservanza di questi precetti vale la salvezza eterna, o come si dice, con modo di esprimersi coerente con la tradizione, la vita nel mondo che verrà.

Mosè Maimonide (1135-1204) filosofo, rabbino, medico e giurista, il cui pensiero rappresenta la massima espressione dell’ ebraismo medievale , in proposito affermava: “Mosè nostro Maestro diede la Torah e le Leggi ad Israele e a chi spontaneamente delle altre genti vi voglia aderire. Nessuno può essere costretto ad adottarle con la forza. Ciò che gli esseri umani debbono accettare come principi di rivelazione divina, sono i precetti ordinati ai figli di Noè. Chiunque li adotti fa parte dei gentili pii che avranno parte del mondo futuro…”. Di Maimonide ancor oggi si legge con particolare interesse “ La Guida dei Perplessi” in Italia Ed. Utet , curata da Mauro Zonta.

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