Pubbliche amministrazioni, al via progetto “Buone pratiche” - QdS

Pubbliche amministrazioni, al via progetto “Buone pratiche”

Elettra Vitale

Pubbliche amministrazioni, al via progetto “Buone pratiche”

mercoledì 07 Aprile 2021

L’iniziativa promossa dal Viminale e che coinvolge Sicilia, Calabria, Puglia e Campania. Domande entro il 31 maggio alle 25 prefetture delle regioni Obiettivo convergenza

PALERMO – C’è tempo fino al prossimo 31 maggio per presentare istanza di partecipazione al progetto nazionale “Banca dati buone pratiche” promosso dal Viminale e presieduto dall’Ispettorato generale dell’amministrazione (Iga). Si tratta di un’iniziativa, già attiva dal 2013 e con rinnovo annuale, che si pone come scopo “la diffusione, l’interscambio e l’utilizzazione delle buone pratiche amministrative adottate a livello locale nelle regioni Calabria, Campania, Puglia e Sicilia”.

In particolare, le Pubbliche amministrazioni sono chiamate a svolgere un ruolo chiave a sostegno delle economie locali, soprattutto tramite processi di miglioramento della propria organizzazione e della qualità dei servizi offerti ai cittadini, soprattutto nei quattro territori precedentemente citati che fanno parte del cosiddetto “Obiettivo convergenza Italia” poiché posseggono un Pil inferiore al 75% rispetto alla media comunitaria e caratterizzati da fenomeni socio-economici complessi.
Le proposte locali più innovativi e virtuosi otterranno la certificazione dell’Iga e, inoltre, rappresenteranno un punto di riferimento per tutte le Pa nazionali in termini di efficienza, legalità e sicurezza dei servizi offerti ai cittadini e alle imprese.

Compilazione domande di partecipazione

Per l’edizione di quest’anno, i progetti dovranno essere presentati dall’Ente pubblico proponente a una delle 25 prefetture delle regioni appartenenti all’Obiettivo convergenza, compilando l’apposita “Scheda descrittiva della buona pratica”, entro e non oltre il prossimo il 31 maggio 2021. Nel dettaglio, nel modulo dovranno essere indicati:

  • Referente del progetto, specificandone la qualifica e i relativi contatti;
  • ldentificativo o nome della proposta presentata;
  • Obiettivo del progetto, ovvero le esigenze che hanno condotto a realizzare la Buona pratica e gli scopi perseguiti;
  • Ambito di applicazione e natura del problema affrontato, cioè le criticità di partenza, i soggetti coinvolti e eventuali elementi quantitativi riguardanti l’entità del problema esistente prima della soluzione approntata;
  • Modalità di impostazione e gestione del progetto, ovvero quali passi sono stati compiuti per realizzarlo e come è stato organizzato e monitorato in seguito al suo avvio a pieno regime;
  • Tempistiche, ovvero la data di inizio e fine dell’attività in questione, suddividendo il percorso nelle tre fasi di “Studio preliminare”, “Sperimentazione” e “Avvio a regime”;
  • Descrizione dell’intervento, vale a dire la soluzione attuata;
  • Oneri e costi realizzazione e mantenimento, specificando i dettagli delle risorse umane e delle attrezzature attivate, nonché la fonte di copertura di tali spese;
  • Difficoltà riscontrate e soluzioni attivate per risolverle, corredate di suggerimenti per garantire il successo dell’iniziativa;
  • Contatti, ovvero i riferimenti telefonici e e-mail di soggetti ch possano fornire supporto in caso di richieste di chiarimenti;
  • Riferimenti normativi, ovvero le norme principali che regolano il tema oggetto della Buona pratica.

Iter di selezione

Le 25 Prefetture hanno il compito di selezionare in ambito provinciale i progetti ed effettuare il primo livello di valutazione. Superato lo step provinciale, il progetto viene sottoposto all’esame de i Tavoli regionali costituiti presso le Prefetture dei capoluoghi di Regione che, sulla base di determinati criteri, individuano i progetti da candidare alla certificazione dell’Ispettorato generale di amministrazione, specificando i motivi della candidatura stessa.

In particolare, la valutazione si compone di tre fasi:

  • Il primo livello, che è a cura delle singole Prefetture le quali valutano la rilevanza istituzionale della buona pratica e la sua corrispondenza agli obiettivi strategici fissati dal Ministero dell’Interno, nonché la sua l’utilità sociale. Inoltre, analizzano il grado di realizzazione e sperimentazione della soluzione proposta, il rapporto costi/benefici e, infine, la natura dei risultati conseguiti;
  • Il secondo livello, gestito dai Tavoli regionali, prevede l’esame delle innovazioni proposte, l’eventuale persistenza dei cambiamenti indotti e gli oneri gestionali da sostenere a regime. Infine, viene considerata la percentuale di successo di replicabilità dell’iniziativa e la portata dei finanziamenti atti a estendere l’iniziativa a contesti similari;
  • Il terzo e ultimo livello, ovvero il momento in cui le schede vengono trasmesse all’Iga, il quale seleziona le migliori, rilascia loro la certificazione ufficiale e ne avvia la campagna di pubblicizzazione a livello nazionale e locale.

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