Lombardo torna sicuro di sé e con un messaggio a Schifani: "Non esiste mai una sola e unica maggioranza".
Raffaele Lombardo come Masaniello è tornato, potrebbe cantare Pino Daniele, se lo cantasse Tony Colombo si riferirebbe a un altro omonimo. Ieri, dopo un tentativo andato a vuoto la scorsa settimana per la “sorpresa”, del coordinatore di FI Marcello Caruso, di vedere la capogruppo della Lega Marianna Caronia, il vertice a Palazzo d’Orleans con il governatore Schifani si è tenuto.
Al di là delle comunicazioni di rito, in cui si è parlato dei massimi sistemi, una cosa è stata chiara e cristallina. L’operazione inter gruppo, che salda Lega e MpA, ribalta il divide et impera che vedeva FI e FdI a spartire fondi e potere. Tardino der Kommissar della Lega ha dichiarato i numeri di questa forza riunita che vale quanto il partito del Presidente e quello della Meloni. E la matematica non è una opinione, per Raffaele oggi è l’opzione. Il governatore può scegliere, trattare l’inter gruppo con pari dignità rispetto ai big, essendo tale pure lui, o subirne le conseguenze in maggioranza. Raffaele da vecchio maestro non contabilizza solo le poltrone dei 17 manager in scadenza. Ma pure quelle del Giglio di Cefalù, dell’istituto zooprofilattico e della Fondazione Bonino Pulejo di Messina. E questo lo fa perché queste poltrone sanitarie, pur non in scadenza, sono già occupate da manager vicine ai due principali partiti di maggioranza e alleati. Perché ovviamente di manager sanitari si è parlato. La dinamica principale della politica in vista voto europeo.
Raffaele torna con piglio sicuro, da veterano, nelle stanze che ha governato come un imperatore di maggioranze, almeno due, se non tre, in una burrascosa legislatura. E il segnale che dà a Schifani è chiaro. Non esiste mai una sola e unica maggioranza, perché si può perdere o decidere di perderla.
