Deroghe? Cna Ragusa chiede di analizzare il comma 4 - QdS

Deroghe? Cna Ragusa chiede di analizzare il comma 4

Stefania Zaccaria

Deroghe? Cna Ragusa chiede di analizzare il comma 4

martedì 10 Novembre 2020

Allarme lanciato anche in alcune aziende agricole. La Cgil, “Non si rispettano i protocolli sanitari”

Sono scattate da venerdì le nuove disposizioni imposte dall’ultimo Dpcm e in vigore fino al 3 dicembre. La Sicilia è caratterizzata ‘da uno scenario di elevata gravità e da un livello di rischio alto’ e per questo è stata inserita nell’area ‘arancione’, con tutte le nuove misure di contenimento che devono essere applicate. In realtà però, come fa notare la Cna territoriale di Ragusa, nel Dpcm è anche contemplata la possibilità di deroghe – contenute nel comma 4 – in base all’andamento della pandemia.

“Con ordinanza del ministro della Salute adottata ai sensi del comma 1, d’intesa con il presidente della Regione interessata – si legge – può essere prevista, in relazione a specifiche parti del territorio regionale, in ragione dell’andamento del rischio epidemiologico, l’esenzione dell’applicazione delle misure di cui al comma 4”.

La Cna sottolinea quindi, ascoltando il grido di allarme dei responsabili delle attività di ristorazione, che ci potrebbe essere la possibilità di verificare tutto ciò nel nostro territorio.

“Il comma 4 è quello che, fra le altre cose – hanno evidenziato dall’associazione iblea – dispone la sospensione delle attività dei servizi di ristorazione, fra cui bar, pub, ristoranti, gelaterie, pasticcerie, consentendo solo l’asporto e la consegna a domicilio. Pertanto, la Cna territoriale di Ragusa chiede formalmente a tutti i sindaci della nostra provincia di verificare immediatamente, in collaborazione con l’Asp e se i parametri lo consentono, la possibilità di sfruttare tale norma per i Comuni del nostro territorio”.

Un altro settore da monitorare è quello delle aziende agricole del versante Scicli – Donnalucata – Sampieri. Già a maggio la Flai Cgil di Ragusa e la Camera del Lavoro di Scicli avevano denunciato la mancanza di protocolli sanitari in alcune imprese che non rispettavano gli obblighi di creare le giuste condizioni di lavoro per i propri dipendenti.

“In quella situazione – hanno sottolineato Salvatore Terranova, segretario provinciale Flai Cgil e Graziana Stracquadanio, segretaria della Camera del Lavoro di Scicli – preferimmo lanciare un monito da far giungere ai destinatari, nella speranza che quest’ultimi assumessero pienamente la responsabilità cui sono chiamati come imprenditori. In questi mesi, abbiamo cercato il dialogo e il confronto con le parti datoriali. Va dato atto che, grazie al confronto, molte aziende hanno preso seriamente le indicazioni impartite dai Dpcm in materia di sicurezza sanitaria, adeguandovisi e fornendo i presidii sanitari a tutti i loro dipendenti”.

Non tutte le imprese, però, hanno ascoltato le sollecitazioni. “Va, tuttavia, denunciato, ora con maggiore determinazione, che – hanno aggiunto – qualche sparuta azienda, di grandi dimensioni, sta opponendo ancora resistenza, per scelte inconcepibili o per semplice superficialità, agli obblighi da rispettare in materia di sicurezza del lavoro.

Veniamo, infatti, informati da braccianti agricoli, che ci raggiungono nelle nostre sedi, riferendoci che qualche imprenditore non fornisce, nonostante tutto e in una fase di recrudescenza dell’epidemia, loro ancora le mascherine o se gliele fornisce ne chiede il pagamento”.

Il sindacato chiede maggiori controlli per chi non si adegua, mettendo a rischio i dipendenti e tutto il territorio.

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