Regione siciliana e politiche di genere, Cgil Sicilia: “Bilancio negativo” - QdS

Regione siciliana e politiche di genere, Cgil Sicilia: “Bilancio negativo”

Raffaella Pessina

Regione siciliana e politiche di genere, Cgil Sicilia: “Bilancio negativo”

giovedì 14 Luglio 2022

Il sindacato rimprovera a Musumeci anche giunta quasi tutta al maschile. Doppia preferenza, quote rosa e parità nei Cda: ecco a che punto siamo

PALERMO – Con la legislatura che volge al termine si evidenzia come per le politiche di genere ben poco sia stato fatto dall’attuale governo regionale. Lo rileva la Cgil Sicilia che in una nota inviata al presidente della Regione, Nello Musumeci, e agli assessori della sua giunta, spiega che si tratta di un bilancio negativo: “Non c’è stato confronto, non è stata definita una strategia al femminile neanche in relazione al Pnrr – scrivono Gabriella Messina, segretaria regionale Cgil ed Elvira Morana, responsabile nel sindacato le politiche di genere – non sono stati tracciati quindi obiettivi condivisi per il superamento delle criticità che incidono sull’occupazione femminile, che resta a livelli bassi”.

Dati sconfortanti dal Gender Policies Report dell’Inapp

In ogni caso vengono fatti più contratti di lavoro agli uomini rispetto alle donne e queste ultime percepiscono sempre una paga inferiore. Il Quotidiano di Sicilia ha tirato fuori dal Gender Policies Report dell’Inapp (Istituto Nazionale per l’Analisi delle Politiche Pubbliche) dei dati sconfortanti: nei primi sei mesi del 2021 in Sicilia sono stati attivati 189.251 nuovi contratti, 130 mila a uomini e appena 59 mila a donne (il 31%). Per quanto riguarda le trasformazioni a tempo indeterminato 24.813 sono state destinate a uomini e 10.487 a donne. La percentuale di contratti part-time per le donne è del 73% contro il 35% degli uomini. Una disfatta.

Le donne, loro malgrado, continuano a svolgere un ruolo di semplici “comparse” all’interno del mercato del lavoro ma tutto ciò danneggia il Paese intero come spiega il Presidente dell’Inapp, Sebastiano Fadda: “Il ruolo marginale delle donne incide sulla produttività e sulla competitività. Scoraggia gli investimenti e crea disuguaglianze”.

Le buste paga restano anche nel 2021 decisamente più leggere

Secondo il rapporto Inps 2022 per le donne le buste paga restano anche nel 2021 decisamente più leggere di quelle maschili: una retribuzione media del 25% più bassa di quanto percepito dagli uomini. Nella nota le rappresentanti della Cgil sottolineano che mettere al centro i bisogni delle donne significa dare risposte che alimentano investimenti, occupazione e infrastrutturazioni sociali, interventi sanitari, sistema educativi formativi: “Tutto ciò – sottolineano – richiede non interventi frammentari ma una visione complessiva. Tutto quello che abbiamo chiesto, come la verifica sui consultori ancora oggi non in linea con requisiti organizzativi e strutturali sufficienti e le deficienze del servizio di Ivg non ha avuto riscontri e anche la cabina di regia per il contrasto alla violenza di genere non è ancora operativa”.
“Nè può essere considerato strategia di genere – rilevano – avere messo una donna in una Giunta regionale tutta al maschile”. La Cgil chiede comunque un confronto “perché questi sono temi di cui non si può fare a meno e su cui occorre una cambio di passo a beneficio di tutta la collettività”.

Al Parlamento siciliano in questa legislatura l’argomento della presenza femminile in politica è stato affrontato con diversi disegni di legge con risultati poco soddisfacenti: quello sulla doppia preferenza di genere è rimasto fermo in commissione Affari Istituzionali.

La legge regionale 26/2020 secondo la quale il Governo dovrà contare al proprio interno la presenza di 1/3 della rappresentanza femminile, entrerà in vigore dalla prossima legislatura.

Il Ddl 893 comprende la norma sulla parità di genere nei Cda degli enti e delle società della Regione: in realtà la nomina di componenti di genere viene imposta solo alle parti imprenditoriali e non riguarda il Governo regionale. E soprattutto non riguarda tutti gli enti ma solo l’Ircac. Infine, all’Ars giace il Disegno di legge 727 (prima firmataria Jose Marano, M5s) sul divario retributivo di genere.

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