Rifiuti, “In Sicilia gestione inefficiente del servizio” - QdS

Rifiuti, “In Sicilia gestione inefficiente del servizio”

redazione

Rifiuti, “In Sicilia gestione inefficiente del servizio”

venerdì 04 Marzo 2022

Riceviamo e pubblichiamo le considerazioni di Tommaso Castronovo, responsabile Rifiuti ed Economia Circolare di Legambiente Sicilia

Egregio Direttore,

La situazione indecorosa in cui versano molte città siciliane, a partire dalle due maggiori città metropolitane Catania e Palermo, dovuta alla gestione inefficiente del servizio dei rifiuti può dar luogo legittimamente alla sua indignazione, che condivido, ma non capisco perché sfugga nell’entrare proprio nel merito alla qualità dei servizi che rappresenta la causa primaria della ciclica emergenza.

E se, proprio come ricorda Lei, la gran parte delle città italiane dall’Umbria in su sono più pulite delle nostre, è proprio perché in quelle città si offre un servizio di raccolta dei rifiuti differenziati ben organizzato ed efficiente come il porta a porta e con implementazione di servizi aggiuntivi, come i centri comunali di raccolta, i centri del riuso o l’applicazione della tariffa puntuale che consentono oggi ad oltre il 65% dei comuni italiani di differenziare più del 65% dei rifiuti prodotti (alcuni fino al 90%), e di riciclare oltre il 73% degli imballaggi prodotti in Italia.

Per non andare troppo lontano, la Regione Sardegna nel 2020 ha raggiunto il 72% di raccolta differenziata. In Sicilia nel 2020 il 43% dei comuni ha superato il 65% di raccolta differenziata. Si tratta in gran parte di piccoli comuni (il Comune di Longi ha superato il 90% di raccolta differenziata) sotto i 20.000 abitanti ma non mancano anche comuni capoluogo di provincia (Agrigento e Ragusa oltre il 70%) cosi come comuni medio grandi come Marsala – la quinta città siciliana – o Mazara. Comuni che nel corso di questi anni hanno cambiato radicalmente il modello di gestione di raccolta dei rifiuti passando da quello stradale a quello porta a porta e che continuano di anno in anno ad avere margini di miglioramento del servizio offerto e della qualità della raccolta.

Oltre modo ci tengo a informarLa che non sarà mai possibile, fortunatamente, bruciare quei 2 milioni di tonnellate di rifiuti che oggi vengono prodotti in Sicilia perché attualmente oltre l’85% è rifiuto differenziato che deve essere destinato, secondo le direttive europee e le leggi di questo Paese, al riciclo ed avere un immediato beneficio economico per le comunità, grazie ai corrispettivi riconosciuti dai consorzi di filiera. Pensi che per il 2020 il Conai verserà quasi 40 milioni di euro ai comuni siciliani per aver raccolto i rifiuti differenziati da imballaggi. Aggiungo che, in questi ultimi 10 anni, la produzione complessiva dei rifiuti in Sicilia si è progressivamente e drasticamente ridotta di oltre 426.000 tonnellate anno e di oltre 1 milione per quelli indifferenziati.

Nei prossimi anni, molto prima comunque di quando vedranno la luce questi termovalorizzatori, semmai verranno realizzati, assisteremo ad una potente accelerazione del cambio di paradigma della gestione del ciclo dei rifiuti verso il modello dell’economica circolare con nuovi prodotti sempre più riciclabili. Quindi, rispondendo alla Sua domanda in merito ai termocombustori, che non sono altro che inceneritori come li definiscono anche la Garzanti e la Treccani, questi avrebbero ben poco da bruciare e produrrebbero, di fatto, ben poca energia facendo invece le fortune di chi li realizzerà perché la regione sarà costretta a garantire il ritorno dell’investimento, a scapito delle tasche dei siciliani.

Anche i dati nazionali a riguardo registrano una progressiva riduzione dei rifiuti trattati dagli inceneritori, cosi come la dismissione e la riconversione degli stessi ad altri scopi. Semmai, oggi la vera urgenza, oltre a quella di spingere, sostenere e se il caso anche sanzionare quei comuni ancora indietro nella raccolta differenziata, è quella di investire fondi pubblici e privati per realizzare quegli impianti che servono per sostenere la costante crescita della raccolta differenziata nella nostra regione Stiamo parlando degli i impianti di biodigestione aneorobica per il trattamento della frazione organica ( e necessari per la produzione energia pulita), degli impianti per la selezione e la valorizzazione delle altre frazioni merceologiche come carta, vetro, plastica, raee, tessili ma anche degli impianti di riciclo. Tutto ciò creerebbe una significativa, reale e diffusa condizione di sviluppo, di benessere e di occupazione nella nostra regione, senza dover di bruciare i rifiuti insieme al futuro delle prossime generazioni.

Tommaso Castronovo
Legambiente Sicilia
Responsabile Rifiuti ed Economia Circolare

La replica del QdS

Gentile Tommaso Castronovo,

La ringraziamo per la sua argomentata lettera che, però, non tiene conto di come nel Nord Italia, fra termovalorizzatori e termocombustori, ve ne sono già 28. Non ci risulta che i suoi colleghi di Legambiente di quel territorio abbiano mosso alcuna obiezione al riguardo. Sicuramente la raccolta differenziata è un notevole progresso, ma lei non ha tenuto conto – forse perché non lo sa – che il processo industriale di trattamento dei rifiuti, come si fa per esempio a Giubiasco (Bellinzona, Svizzera), prevede un percorso di prelievo delle materie prime dalla raccolta differenziata consegnata allo stesso impianto industriale. Per cui esse non vengono inserite nel forno. Inoltre lei non ha tenuto conto che i termocombustori hanno tecnologie profondamente diverse dagli inceneritori (a nulla valgono le definizioni di dizionari arretrati). In ogni caso il progresso non si può fermare: in tutto il mondo si impiantano termocombustori sempre più avanzati che forniscono energia, biocarburante, prodotti per l’agricoltura e per le strade. Gliene citiamo uno su tutti: sulle rive del Tamigi il Green Sky che produce biocherosene per la British Airways, quindi con un inquinamento molto basso per gli scarichi di quegli aerei.

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