Rifiuti speciali, Albanese: In Sicilia solo un paio di impianti

Rifiuti speciali, Albanese: “In Sicilia solo un paio di impianti, pochi rispetto alla produzione”

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Rifiuti speciali, Albanese: “In Sicilia solo un paio di impianti, pochi rispetto alla produzione”

Gabriele D'Amico  |
domenica 03 Aprile 2022

Il presidente di Confindustria Sicilia parla della scarsità di impianti per trattare e smaltire i rifiuti speciali nell'isola

La necessità di avere più impianti di trattamento, di recupero e smaltimento per rifiuti speciali è stata espressa anche da chi li produce: le industrie. Ne abbiamo parlato con il presidente di Confindustria Sicilia, Alessandro Albanese.

I rifiuti industriali appartengono alla categoria dei rifiuti speciali. Quanto spendono all’anno le aziende, in media, per smaltire questa tipologia di rifiuti?

“I rifiuti sono molteplici e di migliaia di tipi diversi. Una azienda che lavora il legno smaltisce rifiuti totalmente diversi da un’azienda che lavora il ferro piuttosto che un’azienda chimica che ha dei costi enormi. Il vero problema non è lo smaltimento: dovremmo tutti tentare di fare economia circolare cercando di smaltire il meno possibile riutilizzando il più possibile. Però per fare questo servono gli impianti per cui è necessario avere le autorizzazioni che spesso sono immotivatamente bloccate dall’apparato burocratico degli enti pubblici. Detto questo, senza dubbio è un costo che però deve essere sostenuto in quanto il rifiuto va smaltito bene e portato nelle discariche autorizzate e ci sono tante aziende che lo fanno. È un costo, certo, ma comunque si ripercuote sul prezzo di vendita finale”.

Gli impianti di smaltimento e recupero presenti in Sicilia sono in grado di accogliere tutti i rifiuti speciali prodotti o in alcuni casi siete costretti a spedirli oltre lo Stretto?

“Le industrie stesse non spediscono i rifiuti fuori dalla Regione. Ci sono impianti che fanno una prima lavorazione dei rifiuti industriali e poi loro stessi li portano nelle discariche autorizzate che possono essere al nord Italia o all’estero. Il problema non è lo smaltimento, ma quello di riuscire a fare economia circolare per ottimizzare i costi dello smaltimento. Un po’ come si fa già per la plastica”.

Quanto pesa economicamente l’export dei rifiuti speciali sulle industrie siciliane?

“Pesa certamente ed è una componente del costo del prodotto. Quello che diciamo è che però va fatto e vanno smaltiti attraverso i canali ufficiali. La cosa peggiore è quando le aziende non smaltiscono attraverso questi canali. In questo caso oltre al danno ambientale c’è anche una concorrenza sleale alle aziende che smaltiscono rispettando la legge. Noi abbiamo anche un ufficio che è l’ufficio smaltitore rifiuti presso la camera di commercio di Palermo che è una sorta di ente ministeriale che dà le autorizzazioni per il trasporto di questi rifiuti”.

La Regione viene incontro alle aziende che non riescono a smaltire i rifiuti speciali in Sicilia?

“La Regione non ci viene incontro attraverso dei contributi. Dobbiamo uscire dalla logica dell’imprenditore che si lamenta. Lo smaltimento è una componente del costo ed è giusto rispettare questo sistema che impone la legge. Certamente se ci fossero più impianti in Sicilia di lavorazione di alcuni tipi di rifiuti industriali sarebbe meglio. Un rifiuto importante è l’acqua industriale, i fanghi che derivano dalle lavorazioni industriali. In Sicilia ci sono solo un paio di impianti, molto pochi rispetto alla produzione. E questo è un problema. Però per autorizzarne di nuovi passano molti anni. La Regione non deve dare contributi, deve velocizzare le pratiche burocratiche per la costruzione degli impianti che invece creano problemi quasi insormontabili per i tempi lunghissimi. Soprattutto a causa di commissioni che hanno un approccio non fattitivo sulle autorizzazioni e sul controllo degli impianti stessi”.

Gabriele D’Amico

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