Sanità, in Sicilia niente contratto nazionale e “scippo” dei fondi - QdS

Sanità, in Sicilia niente contratto nazionale e “scippo” dei fondi

redazione

Sanità, in Sicilia niente contratto nazionale e “scippo” dei fondi

giovedì 11 Giugno 2020

Le nuove indennità sono state riconosciute soltanto a macchia di leopardo nella nostra Isola e le risorse nazionali non sono mai arrivate alle diciassette aziende siciliane

Il 19 dicembre dello scorso anno, con lo strappo della Federazione Cimo-Fesmed costretta a firmare un contratto di lavoro del tutto insoddisfacente pur di non rimanere tagliata fuori dalla contrattazione integrativa, ha visto la luce il rinnovo del Ccnl 2016 – 2018 della dirigenza medica e sanitaria. Dopo 10 anni di attesa dirigenti medici e sanitari si sono visti arrivare in busta paga la straordinaria somma di 125 € lordi al mese, che tradotti al netto corrispondono a circa 60 €, cioè 2 euro al giorno, quindi caffè e cornetto pagati al bar. Questo per quanto riguarda lo stipendio base, ma c’è di più o almeno ci dovrebbe essere.

Secondo alcuni la “vittoria” sindacale era stata di ottenere l’aumento delle indennità destinate al ristoro del cosiddetto lavoro disagiato, quello svolto di notte e nei giorni festivi, dalle domeniche alle feste comandate. Dai 2,74 € per ogni ora notturna e al vecchio gettone di 50 € che sommati fissavano a 71,92 € l’indennità di guardia notturna, si è passati alla nuova remunerazione del lavoro notturno e festivo pari e ben 100 € lordi per turno di guardia, addirittura 120 € per i medici che lavorano in Pronto Soccorso. Non ci si arricchisce, ma meglio che niente, sempre che fosse vero.

Sì, perché l’applicazione di questi istituti contrattuali stenta ad andare a regime e, come al solito, in Sicilia si procede a macchia di leopardo e ogni amministrazione aziendale fa un po’ come le pare, la solita schizofrenia della sanità siciliana. Se alcune aziende sanitarie hanno subito adeguato le indennità notturne, altre lo hanno fatto con un paio di mesi di ritardo, altre ancora non ci hanno nemmeno pensato e così si continua a sei mesi dall’entrata in vigore del Ccnl.

Molte aziende non hanno inoltre preso in considerazione la differenziazione che vale per i medici di Pronto soccorso (120€) elargendo un importo unico per tutti (100€), salvo successivo conguaglio. Sembrerebbe complicato per i settori amministrativi recepire il concetto che anche i medici abbiano finalmente ottenuto un aumento stipendiale, viene quasi da pensare ad una certa resistenza nell’accettare l’idea stessa dell’incremento dell’indennità di guardia.

Per non parlare della remunerazione del turno festivo di cui in molte aziende nemmeno se ne parla e, laddove le OO.SS. hanno preteso la corretta applicazione degli istituti economici contrattuali, qualcuno si è trincerato dietro la richiesta di un parere all’Aran, perché è necessario approfondire, bisogna interpretare la norma contrattuale che non è chiara, o non la si vuole accettare anche quando la si comprende. Perché a leggere il Contratto sembrerebbe proprio che per i turni festivi diurni oltre al gettone di 100/120 € vada corrisposta anche la vecchia indennità festiva pari 17,82 € che non viene riassorbita, come invece è stabilito per quella notturna.

Impossibile per le Aziende accettare una cosa del genere, meglio non pagarla e aspettare i chiarimenti dell’Aran. E inoltre è insorta, ma solo adesso che l’indennità di guardia festiva è aumentata, un’altra difficoltà interpretativa su cosa debba intendersi per turno festivo intero o ridotto. Nessuna norma giuridica o contrattuale si è mai espressa sulla durata della guardia festiva diurna del medico ospedaliero che venne formalmente istituita dal DPR 384 del 1990 che all’art. 115, comma 2, stabiliva per la prima volta il diritto ad una “indennità per il servizio di turno prestato per il giorno festivo”, precisando che “l’indennità intera compete se le prestazioni fornite sono superiori alla metà dell’orario di turno”, mentre “l’indennità ridotta compete se le prestazioni sono di durata pari o inferiore alla metà dell’orario anzidetto, con un minimo di due ore”.

Tutto ciò senza fare il minimo cenno a cosa debba intendersi per orario di turno. Da allora in poi i contenuti di tale norma sono di fatto entrati pedissequamente a far parte dei vari Contratti di Lavoro susseguitisi nei decenni, a partire dal CCNL del 5.12.1996 che all’art. 62 rinvia direttamente al DPR 384/90 per la remunerazione delle indennità di guardia notturna e festiva, confermato dal successivo CCNL del 8 giugno 2000. Col CCNL integrativo del 10.02.2004 viene invece disapplicato l’art. 115 del DPR 384/1990, pur riportando di fatto, all’art. 8, comma 2, la medesima dicitura utilizzata nei Contratti pregressi: “Per il servizio prestato nel giorno festivo compete un’indennità di £. 30.000 lorde (pari a € 15,49) se le prestazioni fornite sono di durata superiore alla metà dell’orario, ridotte a £. 15.000 lorde (pari a € 7,75) se le prestazioni sono di durata pari o inferiore alla metà dell’orario di servizio, con un minimo di 2 ore. Nell’arco delle 24 ore del giorno festivo non può essere corrisposta più di una indennità festiva per ogni singolo dirigente”. Fino all’avvento del nuovo CCNL del 19.12.2019 in cui riporta i medesimi principi del precedente.

Orbene, pur non essendo mai stata normata la durata del turno di guardia festiva, in passato anche il turno di 6 ore è stato retribuito come indennità intera e questo per il semplice motivo che sulla base del dettato contrattuale, basta superare le 6 ore di servizio, cosa che avviene quasi sempre, per ottenere la retribuzione intera. C’è dunque sempre stata un’apparente incongruenza che nessuno, fin quando si trattava di poco più di 15 euro, aveva rilavato, ma che adesso che l’indennità è salita a 100/120 € infastidisce le amministrazioni aziendali. E in ultimo non va sottaciuto come nel nuovo CCNL l’orario di servizio del dirigente medico e sanitario sia quello convenzionalmente stabilito all’art. 24, comma 7 del medesimo CCNL e cioè pari a 6 ore e 20 minuti. Quindi dovrebbe essere questo il dato da prendere in considerazione o quello “convenzionalmente” da qualcuno stabilito di 12 ore? Aspettando con curiosità il parere unilaterale e non vincolante che renderà l’Aran, si preannunciano battaglie sindacali e ricorso all’autorità giudiziaria per vedere riconosciuti i diritti negati.

Ma, per comprendere il perché di queste resistenze da parte delle amministrazioni aziendali, dobbiamo considerare la potenziale incapienza del Fondo Contrattuale destinato a remunerare anche queste indennità il cui finanziamento aggiuntivo in sede di Ccnl è stato veramente esiguo. Ma in realtà la suddetta incapienza è virtuale perché ben prima della firma del Ccnl, la Legge di Bilancio del 2018 aveva previsto all’art. 1, comma 435, il rifinanziamento dei Fondi Contrattuali della dirigenza medica e sanitaria, in deroga e per attenuare gli effetti negativi del D.Lgs. 75/2017 che quei Fondi aveva congelato. Su scala nazionale vengono i Fondi contrattuali della dirigenza medica e sanitaria vengono incrementati con 30 Mln di euro per il 2019 e 35 Mln di euro per il 2020, con una progressione su base annua che arriva agli 86 Mln per il 2026. In sede di riparto del Fondo Sanitario Nazionale alla Regione Sicilia spetta l’8,18%, quindi 2.454.000 per il 2019 e 2.863.000 per il 2020. Eppure, queste risorse non sono mai arrivate ai destinatari e cioè alle 17 Aziende Sanitarie della Sicilia che quindi devono fare i conti con le risorse a loro disposizione per, in ultima analisi, trovarsi a dire ai propri dirigenti medici e sanitari che i fondi non bastano a retribuire le guardie notturne e festive.

Una situazione ovviamente paradossale e inaccettabile che comporta un’inadempienza contrattuale gravissima e l’immancabile successivo ricorso al Giudice del Lavoro qualora si dovesse realmente concretizzarsi una mancanza così macroscopica. Prima di giungere a questo punto, sarebbe opportuno che l’Assessorato regionale della Salute desse una risposta concreta e fattiva, ripartendo ai legittimi destinatari le risorse che al momento non si sa che fine abbiano fatto, verosimilmente accantonate dal momento che non vogliamo nemmeno ipotizzare una loro distrazione per utilizzi non previsti.

Più che un bonus Covid che non si sa ancora se e quando arriverà e che rischia in ogni caso di avere l’aspetto della medaglia di latta da appuntare al petto agli eroi loro malgrado del Coronavirus, avremmo preferito di vedere riconosciuti gli incrementi strutturali dei Fondi contrattuali, senza bisogno di chiedere e di sollecitare nessuno.

Giuseppe Bonsignore
Responsabile comunicazione Cimo Sicilia

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