Scarti dai rifiuti come opportunità d’impresa - QdS

Scarti dai rifiuti come opportunità d’impresa

Pietro Vultaggio

Scarti dai rifiuti come opportunità d’impresa

giovedì 20 Febbraio 2020

La Regione siciliana ha finanziato con 500.000 euro un progetto che coniuga rispetto dell’ambiente e sviluppo. Il progetto portato avanti tra una partnership di imprese con l’Università di Catania

PALERMO – Al giorno d’oggi essere green è fondamentale, non solo per noi stessi, ma per tutto il pianeta che deve essere pensato come un grande organismo umano, trattarlo bene è il primo passo per vivere meglio. La Regione Siciliana si sta muovendo sotto questa ottica; è stato infatti finanziato un progetto che mira a una più attenta cura dell’ambiente, tramite la realizzazione di studi sul possibile uso di scarti della lavorazione agroalimentare in ambito farmacologico.

Cinquecento mila euro è la somma stanziata per portare a termine questo piano di lavoro, pensato dal dipartimento di Scienze del Farmaco dell’Università di Catania. Nel dettaglio, si tratta di un progetto, chiamato “Smart Up”, promosso da una partnership tra imprese e Ateneo catanese, ed è stato scelto tra quelli finanziabili dal bando del Programma di Sviluppo Rurale 2014-2020. In particolare si tratta della Misura 16.1 “Sostegno per la costituzione e la gestione dei gruppi operativi del PEI in materia di produttività e sostenibilità dell’agricoltura”.

Entrando nel vivo del programma, Smart Up (nome letteralmente usato per indicare il miglioramento della Competitività e Sostenibilità delle Filiere mediterranee agroalimentari, attraverso il Recupero di Scarti e Sottoprodotti, la Tutela della Biodiversità e lo Sviluppo di nuovi Prodotti) nasce dalla rinnovata attenzione nei confronti dell’ambiente e della sostenibilità dei processi produttivi, che spinge oggi le industrie agricole a considerare il problema degli scarti di lavorazione, quale parte integrante delle strategie di sviluppo aziendale.

In particolare, il progetto, che durerà 36 mesi, prevede la realizzazione e la valutazione dell’attività antiossidante e antinfiammatoria di formulazioni contenenti estratti ottenuti dalle matrici di scarto derivanti dai processi di lavorazione delle filiere coinvolte: agrumi, olive, fiori eduli e lumache. Saranno coinvolti otto soggetti: quattro aziende agricole biologiche, due società fornitrici del packaging per l’industria cosmetica, farmaceutica e alimentare; il dipartimento di Scienze del Farmaco, con i docenti Valeria Sorrenti e Luca Vanella (rispettivamente associato e ordinario di Biochimica), che si occuperanno del coordinamento scientifico con il gruppo di lavoro che opera nel laboratorio di Farmacia, Salvo Grosso (laureando in Chimica e Tecnologia farmaceutiche), Maria Licari (laureanda in Chimica e Tecnologia farmaceutiche CTF) e Marco Raffaele (dottore di ricerca in Basic and Applied Biomedical Sciences).

Ad esempio, secondo alcune ricerche di sei Università italiane, capofila l’Ateneo di Bari, con il progetto Sos (Sustainability of the Olive-oil System), finanziato da dieci fondazioni bancarie (Ager) con 7 milioni nel triennio 2018-2021, sono risultati interessanti i materiali di scarto della produzione di olio.

“Per la farmaceutica – si legge in una nota diffusa dal progetto – è emerso l’uso degli estratti di foglie di olivo per bloccare l’azione genotossica del cadmio. Sono stati ottenuti – si continua nel comunicato – estratti utili per combattere patologie associate a infiammazioni e stress ossidativo”. “Per l’alimentare, gli stessi estratti sono ottimi – si legge – per aumentare la conservabilità (la shelf-life) di taralli e altri prodotti come il paté di olive o le olive da tavola fermentate in salamoia”.

Al netto delle considerazioni di ricerca, questa è una soluzione per abbandonare i conservanti chimici e dare spazio a quelli naturali. Recuperare gli scarti alimentari non significa soltanto avere cura dell’ambiente, ma anche risolvere il problema dello smaltimento dei rifiuti, trasformandoli in materie prime.

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