Dalla scuola agli assessorati comunali, servono figure dedicate alla gentilezza - QdS

Dalla scuola agli assessorati comunali, servono figure dedicate alla gentilezza

redazione

Dalla scuola agli assessorati comunali, servono figure dedicate alla gentilezza

Bianca Casale  |
mercoledì 10 Gennaio 2024

L’idea è nata dall’Associazione “Cor et amor”, dal 2019 impegnata in promozione sociale. In tutta Italia sono circa 140 i Comuni che hanno scelto di creare un’apposita delega

ROMA – Sono ormai 140 i comuni che in Italia hanno deciso di dare la delega alla “gentilezza” ad Assessori già in carica, e che acquisiscono il compito di mettere a disposizione della comunità strumenti per generare un cambiamento sociale propositivo. L’idea nasce dall’Associazione Cor et Amor, dal 2019 impegnata in promozione sociale come ente del terzo settore.

Educare i bambini alla gentilezza

La riflessione è doverosa, rivolta soprattutto ai giovani, con il coinvolgimento dei genitori per una educazione dei bambini alla gentilezza attraverso “attivatori sociali” cioè esponenti di ruoli fondamentali nella crescita e nella formazione dei più piccoli. Essi sono già specializzati in diversi campi – assessori alla gentilezza (comunità locale), gli allenatori alla gentilezza (sport), gli insegnanti per la gentilezza (scuola), i medici pediatri per la gentilezza (salute) e saranno dotati di strumenti centrati sulla condivisione, quali ad esempio l’Archivio delle buone pratiche di gentilezza (per favorire un effetto moltiplicatore delle stesse) e la giocopedia della gentilezza (per allenare la pratica della gentilezza attraverso il gioco). “Costruiamo gentilezza – osserva Luca Nardi, referente del progetto nazionale -. Ci siamo dati un tempo per l’attuazione del progetto: quindici anni affinché la gentilezza diventi un’abitudine sociale diffusa”.

La gentilezza, un valore che oggi sembra perduto

Sentire la necessità di investire Amministratori comunali della delega alla gentilezza dà il polso di quanto fra i bambini sia indispensabile un richiamo a figure che rappresentino un valore che oggi sembra perduto. A cominciare dal mondo degli adulti, scevro da qualunque delicatezza, soprattutto sotto gli occhi dei più piccoli; le cure e gli affanni cui sono sottoposti sempre più spesso e sempre più insistentemente genitori, insegnanti, operatori sanitari e tutte le categorie che sono più a contatto con il mondo dell’infanzia, rischiano, come accade di già, di far perdere di vista, modi e propositi direzionati al bello e al civile.

Proporre la possibilità di “imparare la gentilezza” getta una luce chiara e positiva sull’evidente carenza nell’educazione dei più piccoli. D’altro canto, sociale e quotidiano determinano un clima di tensione che non giova alla crescita sana e serena dei più indifesi.

Si auspica dunque che, banalmente, i bambini da spugne, quali sono, davanti a esempi di gentilezza, in vari settori delle loro giovani vite, sul lungo periodo, riportino la situazione negativa in cui si trova oggi la società ad un livello di civiltà e gentilezza appunto, molto rarefatte (anche visti i modelli proposti in tv e nei videogiochi, realtà sempre meno virtuale per milioni di giovani menti). Necessario? Sì, decisamente, come il consolidamento dello spirito di Comunità ed il coinvolgimento di strati sociali e figure importantissime per il benessere della società futura.

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