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Scuola, reclutamento professori: Cdm approva le nuove regole

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Scuola, reclutamento professori: Cdm approva le nuove regole

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venerdì 22 Aprile 2022

Il Consiglio dei ministri ha approvato le nuove misure, inserendole nel decreto per accelerare la realizzazione del Pnrr. Nuove regole per diventare professori

Cambia ancora, per la sesta volta in vent’anni, il reclutamento dei professori nel mondo della scuola.

Il Consiglio dei ministri ha approvato le nuove misure, inserendole nel decreto per accelerare la realizzazione del Pnrr.

“Oggi facciamo un ulteriore passo avanti per dare stabilità al sistema d’Istruzione”, dice il ministro Patrizio Bianchi: “Prevediamo un percorso chiaro e definito per l’accesso all’insegnamento e per la formazione continua dei docenti lungo tutto l’arco della loro vita lavorativa. Puntiamo sulla formazione come elemento di innovazione e di maggiore qualificazione di tutto il sistema”.

Entro il 2024, sono previste 70.000 immissioni in ruolo, attraverso concorsi che saranno banditi con cadenza annuale.

Cosa prevede il piano

Per quanto riguarda le nuove modalità di formazione iniziale, abilitazione e accesso all’insegnamento nella scuola secondaria, il progetto approvato dal CdM prevede: 

  • Un percorso universitario abilitante di formazione iniziale (corrispondente ad almeno 60 crediti formativi), con prova finale
  • Un concorso pubblico nazionale con cadenza annuale
  • Un periodo di prova in servizio di un anno con valutazione conclusiva

Il percorso di formazione abilitante si potrà svolgere dopo la laurea oppure durante il percorso formativo in aggiunta ai crediti necessari per il conseguimento del proprio titolo. È previsto un periodo di tirocinio nelle scuole. Nella prova finale è compresa una lezione simulata, per testare, oltre alla conoscenza dei contenuti disciplinari, la capacità di insegnamento.

Le nuove abilitazioni 

L’abilitazione consentirà l’accesso ai concorsi, che avranno cadenza annuale per la copertura delle cattedre vacanti e per velocizzare l’immissione in ruolo di chi vuole insegnare.

I vincitori del concorso saranno assunti con un periodo di prova di un anno, che si concluderà con una valutazione tesa ad accertare anche le competenze didattiche acquisite dal docente. In caso di esito positivo, ci sarà l’immissione in ruolo.

La stima del fabbisogno dei docenti

Sarà il ministero dell’Istruzione – secondo quanto prevede la bozza entrata in Cdm – a stimare il fabbisogno di docenti per tipologia di posto e per classe di concorso nel triennio successivo, comunicando al ministero dell’Università, per arrivare a un numero di abilitati sufficiente a garantire la selettività delle procedure concorsuali, ma evitando che ci siano troppi abilitati, che la scuola non potrà assorbire.

Corsia preferenziale per i precari

In attesa che il nuovo sistema vada a regime, per coloro che già insegnano da almeno 3 anni nella scuola statale è previsto l’accesso diretto al concorso. I vincitori dovranno poi conseguire 30 crediti universitari e svolgere la prova di abilitazione per poter passare di ruolo. Nel pacchetto sulla scuola rientra poi la “formazione in servizio”, continua e strutturata. I percorsi saranno definiti dalla Scuola di alta formazione, che è stata introdotta con la riforma.

Le proteste dei sindacati

Contro le nuove misure protestano i sindacati. “Siamo sempre stati favorevoli al rafforzamento della formazione in ingresso – osserva Manuela Pascarella, responsabile precari e reclutamento della Flc Cgil – quindi l’idea di una formazione specifica ci vede favorevole. Ma così dopo aver speso denaro e tempi, gli abilitati faranno un altro concorso a quiz per entrare in ruolo. Sembra si voglia costituire un albo professionale. E non si affronta il tema del precariato”.

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