Se fossi Presidente del Consiglio L’Italia che vorrei fra sogno e realtà - QdS

Se fossi Presidente del Consiglio L’Italia che vorrei fra sogno e realtà

Carlo Alberto Tregua

Se fossi Presidente del Consiglio L’Italia che vorrei fra sogno e realtà

martedì 31 Dicembre 2019

Questo nostro Paese, che ha tradizioni e cultura millenarie, ha perso negli ultimi tre o quattro decenni la capacità e la voglia di crescere sviluppando cultura e idee sulla base di un’inventiva propria del nostro popolo.
Cosicché, alla fine del secondo decennio del terzo millennio ci troviamo con un Paese che ha due macrocarenze: la diseguaglianza sociale e la situazione ambientale carente.
La prima è connotata da un maggiore divario fra le classi ricche e quelle povere; la seconda trova un territorio disastrato e un processo di cambiamento nell’uso dell’energia.
A questo quadro non esaltante si debbono aggiungere i quattro cancri che noiosamente ripetiamo: criminalità organizzata, evasione, corruzione e inefficienza della Pa.
Un governo formato da statisti e non da ministri e Presidente del consiglio improvvisati, dovrebbe occuparsi prioritariamente sia dei quattro cancri che delle due enormi carenze oggi in rassegna. Invece accade il contrario.

La conferenza stampa del buon Giuseppe Conte è stata un elenco di promesse ed impegni per i prossimi tre anni, vale a dire fino alla scadenza naturale della legislatura, ed un resoconto di ciò che è stato fatto pari ad un bicchiere di acqua fresca.
Né, nell’altro versante, vi sono statisti. Berlusconi è ormai un fantasma che ripete noiosamente ciò che ha sempre detto e non ha fatto, la Meloni, donna intelligente ma tutta politica, che guarda avanti per acquisire consensi e non per servire il popolo; ed infine il capitano, alias Matteo Salvini che snocciola come i grani di un rosario i soliti temi, ormai triti e ritriti, che non hanno alcuna possibilità di essere realizzati, neanche quando fosse lui a presiedere il governo.
Nella compagine che sorregge questo governo, i Pentastellati sono allo sbando con fuoriusciti, transfughi, ex, dimissioni di ministri e via enumerando. Il Pd, fatto di correnti, non si capisce come non prenda l’influenza. Italia Viva di Matteo Renzi è diventato un giocattolo nelle mani del suo leader e fondatore che cerca spazio, ma non ha un progetto politico anche se il suo libro “Un’altra strada” presenta spunti interessanti, più teorici che attuabili.
Così, questa dissennata azione politica di incompetenti o egoisti ha creato sempre maggiore disgusto fra gli elettori tanto che ci stiamo avvicinando (e in qualche caso ci siamo avvicinati) alla pericolosa soglia di mancata democrazia, nella quale un elettore su due non va a votare. Chi non vota commette un errore perché votare non solo è un diritto, ma anche un dovere. Chi non sceglie consente che prevalgano le scelte degli altri.
In questo quadro, chi votare? Non intendo dare consigli né ricette perché non sono un medico. Personalmente dopo avere sempre votato per il nuovo (Berlusconi, Renzi, Di Maio), la prossima volta voterò per i Verdi, non perché sia un sostenitore degli ambientalisti, che sbagliano spesso il bersaglio della loro azione, ma perché almeno sono al di fuori di questa mischia di gente che non guarda mai l’interesse generale nel mettere in atto le proprie azioni.
Responsabilità primaria di quanto descritto è dei cittadini, che sono i mandanti, i quali non si fanno sentire e non fanno adeguate pressioni per un’inversione ad U di questi comportamenti deleteri.

Consentitemi, nell’ultimo dei 240 editoriali del 2019, di citare il titolo del mio ultimo libro: “L’Italia che vorrei, fra sogno e realtà”. Se fossi Presidente del consiglio anziché andare a raccontare favole, farei agli italiano, con le televisioni a reti unificate, il seguente ragionamento. Cari italiani, vi voglio portare alla realtà e cioè che spendiamo per un falso assistenzialismo, per l’inefficienza della Pubblica amministrazione che ci costa cento miliardi, per l’incapacità di riscuotere le imposte dovute (il 25,9 per cento dell’Iva non viene versato all’erario), per la corruzione che ci costa sessanta miliardi, per la criminalità organizzata che ci costa settanta miliardi (cifre stimate), tutti i danari dei contribuenti bravi che sono inutilmente tartassati.
Conseguenza di questo comportamento lassista è l’aumento del debito pubblico. Perciò una cura sana e drastica è tagliare i quattro cancri descritti, aprire i cantieri sul serio, sostenere investimenti pubblici o privati. Vorrei vedere chi fosse contrario. Intanto auguri per il prossimo anno, che sarà, lo ricordo, bisestile.

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