Servizio idrico a Catania, è scontro nell'Ati: cosa succede

Servizio idrico, è scontro nell’Ati. Il caso del legale fiorentino e il ruolo della politica dentro Sie

Antonino Lo Re

Servizio idrico, è scontro nell’Ati. Il caso del legale fiorentino e il ruolo della politica dentro Sie

Simone Olivelli  |
sabato 06 Gennaio 2024

A Catania la polemica sull'affidamento del servizio idrico a Sie continua a bollire in un pentolone dove ci si trova un po' di tutto

Piccole storie e grandi questioni, la politica che inevitabilmente incide ma che al contempo latita, in modo apparentemente inspiegabile, lì dove invece dovrebbe rivestire un ruolo da protagonista. Nonostante ci sia chi prova a smarcarsi dai commenti sottolineando di essere fuori dalla Sicilia, per questi ultimi scampoli di vacanze natalizie, a Catania la polemica sull’affidamento del servizio idrico a Sie continua a bollire in un pentolone dove ci si trova un po’ di tutto. La vicenda, di cui il Quotidiano di Sicilia si è occupato a più riprese in questi mesi, riguarda le condizioni con cui la società pubblico-privata Servizi idrici etnei dovrebbe subentrare come gestore unico, in tutta la provincia, per i prossimi 29 anni.

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La ricostruzione

Un percorso iniziato nel 2005, con una gara d’appalto aggiudicata, stoppata e infine resuscitata nel 2022, quando il Consiglio di giustizia amministrativa ha ribadito il diritto di Sie a ricevere l’affidamento. I nodi però sono molti, a partire dall’importo delle opere pubbliche che la società – per il 51 per cento di proprietà dei Comuni e per il restante 49 in mano a Hydro Catania, impresa dove spiccano i nomi delle famiglie Virlinzi, Cassar, Zappalà e trovano posto anche alcune società in house, come Sidra, Acoset e Ama – avrebbe diritto a eseguire direttamente. La cifra, che a metà anni Duemila si aggirava sugli 800 milioni di euro, adesso è stata rivalutata in quasi un miliardo e mezzo.

Ad avere il compito di suggellare l’avvio del rapporto dovrebbe essere l’Assemblea territoriale idrica, l’organo politico in cui siedono i 58 primi cittadini della provincia. Ma l’inerzia registrata negli ultimi mesi – con l’immancabile rimpallo di responsabilità tra chi rivendica il diritto di rimettere mano alla bozza di convenzione proposta a Sie e chi invece ritiene che si tratti soltanto di un inutile tentativo di procrastinazione – ha portato a fine anno la Regione a nominare un commissario per sostituirsi all’Ati. Mossa che ha suscitato le proteste di un gruppo di sindaci e la promessa di un dietrofront da parte di Schifani. A ciò, però, nelle ultime ore si è aggiunto dell’altro che, con molta probabilità, contribuirà ad aumentare la tensione tra le parti – quante siano non è neanche più chiarissimo – in campo.

L’avvocato fiorentino

Originario di Lucca, 62 anni, un lungo curriculum che lo pone tra i massimi esperti in materia idrica e uno studio in via dei Conti, a pochi passi dalla cattedrale di Santa Maria del Fiore. È questo il profilo di Riccardo Farnetani, avvocato del foro di Firenze che a dicembre ha ricevuto due incarichi da parte dell’Assemblea territoriale idrica. Le proposte riguardano la difesa dell’Ati davanti al Cga, in seguito alla notifica di un ricorso di Sie per l’ottemperanza della sentenza del dicembre 2021 e una consulenza nel processo di approvazione della convenzione. Due parcelle dell’importo complessivo di 18.500 euro.

“Abbiamo chiesto la revoca di questi affidamenti, perché sono stati decisi con una prassi insolita rispetto agli altri dati in questi anni”. A parlare è Antonio Bonanno, il sindaco di Biancavilla. Insieme ai colleghi di Gravina, Linguaglossa e Nicolosi fa parte del consiglio direttivo dell’Assemblea territoriale idrica, il cui presidente è Fabio Mancuso, primo cittadino di Adrano. “Abbiamo scoperto le determine a cose fatte, in passato gli incarichi legali erano sempre stati portati alla nostra attenzione”, prosegue Bonanno. L’esponente di Fratelli d’Italia è uno dei sette sindaci che nei giorni scorsi hanno scritto a Schifani per chiedere di revocare la nomina della dirigente regionale Francesca Spedale a commissaria ad acta per la stipula della convenzione con Sie. “Ieri il governatore ha telefonato al sindaco di Catania Enrico Trantino, dicendosi disponibile a rivedere quella decisione – commenta Bonanno – Siamo convinti che sia la cosa più giusta, perché parliamo di un affidamento della durata di 29 anni e per importi elevatissimi, su cui bisogna ragionare alla luce del fatto che non abbiamo un piano d’ambito dal 2005, visto che quello del 2019 è stato annullato dal Cga”.

Per discutere di ciò Bonanno e altri 24 sindaci hanno chiesto la convocazione di una seduta dell’Assemblea per l’inizio della prossima settimana. Tra i punti all’ordine del giorno ci sarebbe anche la questione legata agli incarichi dati a Farnetani. Un tema che potrebbe dare il la a una nuova, ennesima polemica. Il motivo è legato al passato dell’avvocato fiorentino: come verificato dal Quotidiano di Sicilia, tra le tante consulenze svolte durante la propria carriera ce n’è una, che risale al 2008, nei confronti di Acque Enna Spa. Ovvero la società aggiudicataria, nel 2005, della gara trentennale per la gestione del servizio idrico nell’Ennese. Dai documenti camerali emerge che il 48,5% delle quote di Acque Enna è di proprietà di Cogen, a sua volta per metà di Athena Gestioni e Infrastrutture, la società della famiglia Cassar. Quest’ultima è tra i soci del Consorzio Stabile Generali Infrastrutture (Csgi), che detiene la maggioranza delle quote di Hydro Catania. Dunque tra i privati che sperano che la partita dell’affidamento del servizio a Catania si chiuda il prima possibile. “La questione di opportunità è chiara, senza nulla togliere alla esperienza e serietà del professionista. Ma ciò che prima di tutto contestiamo – conclude Bonanno – è la mancata condivisione della scelta da parte del presidente Mancuso”.

Intanto dall’Ati trapela che la scelta del legale Toscano è stata fatta anche sulla scorta di un confronto con l’Anea, l’associazione nazionale degli enti di governo d’ambito.

La politica assente in Sie

Tra i sindaci più attivi in questi anni all’interno dell’Ati c’è stato Ignazio Puglisi. Il primo cittadino di Piedimonte Etneo, in questi giorni, ha seguito dall’esterno la diatriba sulla richiesta di ulteriore tempo per modificare la convenzione con Sie. “Nonostante qualcuno abbia provato a tirarmi in ballo adducendo motivazioni politiche che non stanno né in cielo né in terra, come il voler fare da sponda a presunti interessi degli autonomisti – commenta l’esponente del Pd – ciò che posso dire è che, a fronte di un accordo con Sie che il Cga già due anni fa ha stabilito che va chiuso, in queste settimane alcuni dei colleghi presenti all’Ati hanno sollevato questioni che obiettivamente non si capisce dove vadano a parare. A partire da questi famigerati emendamenti alla convenzione che sono stati strutturati male. La verità è che si è perso tempo prezioso e, arrivati all’ultima scadenza, si è cercato di evitare di assumersi le responsabilità politiche. In quest’ottica – continua – il possibile arrivo di commissario ad acta non escludo possa in realtà fare comodo a chi potrà giustificarsi dicendo di non essere stato lui a varare la convenzione”.

Le critiche più forti, Puglisi le rivolge però nei confronti di un’altra forma di inerzia. Quella che in questi anni si sarebbe registrata all’interno di Sie: “Sono settimane che si continua a parlare di questa società come se fosse un affare soltanto dei privati, omettendo – attacca il primo cittadino piedimontese – che il 51% è in mano ai Comuni e che nel 49% di Hydro Catania stanno diverse società in house che operano in molti centri della provincia, a partire dal capoluogo (il caso di Sidra, ndr). Ma c’è di più: lo statuto di Sie prevede un consiglio di sorveglianza che affida alla parte pubblica importantissimi poteri di controllo sull’operato della società”.

Per Puglisi, a fronte del futuro affidamento a Sie, il tema che dovrebbe essere posto sul tavolo è quello di reclamare un ruolo attivo da parte del pubblico all’interno della società: “Finora non c’è stato e già a novembre abbiamo chiesto la convocazione di un’assemblea per rinnovare il consiglio di sorveglianza. Appello che finora non è stato raccolto”.

A presiedere il consiglio di gestione di Sie, dove per il resto siedono figure di riferimento dei privati, è l’avvocato Davide Giuseppe Giugno, nominato a suo tempo da Salvo Pogliese nelle vesti di presidente della Città metropolitana. Il 27 dicembre, Puglisi ha inviato una richiesta formale a Giugno: “Ad oggi non avete provveduto a tale adempimento nonostante questo rientri nelle competenze dell’organo societario da lei presieduto – si legge nel documento visionato dal QdS – La sua condotta omissiva è grave. Così come, altrettanto grave è l’inerzia del Consiglio di sorveglianza (presieduto dall’avvocato Giovanni Ferraù, ndr) che dovrebbe intervenire in caso di inattività del Consiglio di gestione, circostanza che conferma la necessità di provvedere alla sostituzione dei componenti di tale organo di controllo”.

Puglisi chiede il rinnovo del Consiglio di sorveglianza e l’aumento dei componenti. “Lo prevede lo statuto e lo richiede il nuovo ruolo che spetterà a Sie nel momento in cui diverrà unico gestore, ma soprattutto – conclude il sindaco di Piedimonte – sarebbe l’unica vera risposta della politica quando reclama, giustamente, il diritto di tutelare prima di ogni cosa il diritto dei cittadini ad avere per i prossimi trent’anni un servizio idrico all’altezza delle aspettative”.

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