Il flop dell'Avviso 22: nove su dieci sono rimasti disoccupati

“Sfruttati e scaricati, alcuni neanche pagati”, il flop dei tirocini: 9 su 10 non hanno trovato lavoro

redazione

“Sfruttati e scaricati, alcuni neanche pagati”, il flop dei tirocini: 9 su 10 non hanno trovato lavoro

Michele Giuliano  |
mercoledì 19 Aprile 2023

Il flop dell'Avviso 22. Tutti i numeri. Appello dei partecipanti al presidente Schifani.

Un avviso che doveva essere la speranza per un futuro lavorativo sereno, eppure nulla è andato come ci si aspettava. “1.741 formati professionalmente, 170 assunzioni e 1.555 rimasti disoccupati – scrive Oreste Lauria, portavoce dei tirocinanti dell’avviso 22 in una lettera aperta al presidente della Regione Siciliana Renato Schifani -. Questi sono i numeri reali che riguardano la triste situazione dei tirocinanti regionali dell’avviso 22. Una formazione che doveva collocarci nel mondo del lavoro, invece ci ha solo sfruttati e ingannati, non c’è stato nessun coordinamento dalla Regione Siciliana con la politica attiva. Questo è l’ennesimo grave segnale di arretramento del Governo regionale e del basso profilo istituzionale della politica siciliana”.

Danno e beffa

E con il danno, la beffa: ad oggi sono ancora 300 le pratiche di rimborso rimaste non pagate; tra queste, addirittura 189 sarebbero a rischio di non essere più liquidate. Questo a causa di una serie di pasticci burocratici e di errori nelle istanze. Senza contare che in molti sono stati costretti ad anticipare le spese per gli spostamenti. “Giovani e meno giovani, uomini e donne – sostiene Lauria – padri e madri di famiglia, siamo stati utilizzati come precari per svolgere funzioni lavorative da impiegati, abbiamo prestato manodopera pur sapendo che si trattava di tirocinio formativo, abbiamo accettato l’incarico con la prospettiva di ottenere, alla fine del tirocinio svolto, un lavoro stabile, ed invece siamo stati mandati a casa senza aver ricevuto nemmeno una proposta lavorativa”.

Cosa prevedeva l’avviso

L’avviso prevedeva lo svolgimento di un tirocinio dai 6 ai 12 mesi, con un rimborso di 500 euro al mese, con la prospettiva di un impiego. Di tutti i tirocinanti, ancora 189 pratiche sono in sospeso, pratiche rimaste ferme, incagliate per delle procedure non complete, per intoppi burocratici ed amministrativi. “Dopo aver prestato un servizio fornendo manodopera presso aziende, imprese private ed enti pubblici, per conto della Regione Siciliana – continua Lauria – siamo stati mandati a casa senza alcun inserimento lavorativo, sfruttati e dopo una lunga attesa ci ritroviamo non pagati e disoccupati ”. La competenza per fornire la documentazione mancante prevista è stata affidata agli enti di formazione nonché alle agenzie per il lavoro selezionate dalla Regione Siciliana e accreditate. Eppure, ancora non sono state sanate, né ci sono notizie su quali sono i documenti mancanti.

Le criticità

Le pratiche, infatti, hanno criticità note alla Regione Siciliana, e si trascinano da 3 anni e mezzo, rendendo difficile ai tirocinanti anche solo recuperare e produrre la documentazione mancante di cui non sono preposti a produrla. “Noi tirocinanti – conclude Lauria rivolgendosi ancora al presidente Schifani – consapevoli di ciò che la sua carica istituzionale implica degli svariati ed importanti impegni istituzionali, chiediamo un piccolo segno di buona volontà e una briciola del suo prezioso tempo da dedicare alla soluzione del nostro caso”. Per molti di questi giovani l’unico appiglio è stato il reddito di cittadinanza, in attesa di poter utilizzare le proprie competenze in maniera fruttuosa. Anche perché, a quanto sostengono i giovani, dei 25 milioni del bando, circa 18 milioni sono ancora disponibili, utilizzabili per una occupazione a lungo termine. “Noi non vogliamo favoritismi – conclude Lauria – ma che ci venga riconosciuto il nostro status di lavoratori della Regione Siciliana così come è stato già fatto in altre regioni d’Italia. Come ad esempio in Calabria, dove proprio poco tempo fa ai tirocinanti calabresi è stata data l’opportunità di essere stabilizzati come lavoratori regionali, grazie ad un decreto fatto ad hoc”.

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