Siccità in Sicilia, servono dissalatori - QdS

Siccità in Sicilia, servono dissalatori

Carlo Alberto Tregua

Siccità in Sicilia, servono dissalatori

martedì 16 Aprile 2024

Costo dell’acqua triplicato

Si cominciano a elevare grida di dolore per la carenza d’acqua piovana che ha colpito la nostra Isola, ma anche gran parte del territorio nazionale. Non possiamo farci nulla, almeno nel breve periodo, per conseguenza dobbiamo pensare all’alternativa e bisogna pensarci ora, non fra due, tre o quattro anni.

Il punto non è che manchi l’acqua sulla superficie terrestre, perché essa copre forse i due terzi della stessa. Il punto è che l’acqua potabile è limitata e il cambiamento climatico sta alterando il suo ciclo, per cui la sua redistribuzione sul Pianeta sta cambiando.
Una soluzione vi sarebbe ed è quella di dissalare l’acqua salata, che è presente in abbondanza, per trasformarla in acqua dolce.
Il caso è analogo a quello dei termocombustori, perché già vent’anni fa sorse il problema di come utilizzare i rifiuti solidi urbani (Rsu), ma nessuno dei responsabili istituzionali della Regione ha avuto la capacità di trasformare le avvertenze che noi abbiamo scritto in quell’epoca (e anche prima) in atti concreti, cioè nella costruzione dei termocombustori.
Risultato: gli Rsu vengono inviati all’estero a un costo triplicato rispetto a quello necessario per lo smaltimento nelle discariche.

Oggi bisogna provvedere a programmare la costruzione dei dissalatori in Sicilia, ma anche di recuperare diversi impianti abbandonati – come uno nel Trapanese, inutilizzato da molti anni – per rimetterli in funzione con attrezzature moderne.

La soluzione che si prospetta, peraltro già adottata a Lampedusa, non è nuova. Sono nuovi gli impianti produttivi che hanno una tecnologia moderna, la quale ha il pregio di abbassare il consumo di energia (elevato) e i costi di produzione, i quali, tuttavia, fanno aumentare il prezzo dell’acqua che arriva nei rubinetti maggiorato di tre volte al metro cubo rispetto all’acqua piovana trattata adeguatamente.
Nelle more che si affronti la costruzione dei dissalatori, a costo zero per la Regione, si può fare un altro intervento strutturale e cioè rinnovare rapidamente le reti di distribuzione. È infatti noto che le paratoie dei bacini che difettano di manutenzione scaricano il prezioso liquido, facendolo disperdere.

Non basta, però, perché dai bacini alle città, ai terreni agricoli, alle imprese produttive, le reti perdono come colabrodo, con la conseguenza che l’oro blu arriva a destinazione decimato forse della metà.
Ancora una volta si evidenzia la carenza di manutenzione e di cura da parte degli Enti pubblici preposti alle reti, che in questi ultimi decenni non hanno fatto il loro dovere, cioè intervenire sulle strutture e sulle canalizzazioni in modo, da portare tutta l’acqua ai rubinetti.

Per questa responsabilità generalizzata nessuno ha mai pagato e nessuno paga, con la conseguenza che la questione viene accantonata di volta in volta, per cui manca l’acqua. Sì, da un lato a causa del fatto che non piove, ma anche per l’incuria di chi aveva il dovere di assicurare il suo arrivo a destinazione.
Sembra un vecchio ritornello che ripetiamo sistematicamente, per cui ci si potrebbe anche annoiare. Tuttavia, abbiamo il dovere di ripeterlo perché il fenomeno negativo non viene affrontato adeguatamente.

Nel mondo, vi sono Paesi che hanno affrontato il problema della siccità, come per esempio Israele, il quale ha esteso il suo territorio coltivabile anche nelle zone deserte, sia portandovi l’acqua sia attraverso il cloud seeding, cioè creando le precipitazioni artificialmente.
Non siamo tecnici e quindi non sappiamo spiegare né come abbiano fatto né se tale processo sia nocivo, però è evidente che delle soluzioni esistono. Non si capisce perché le stesse tecnologie non vengano studiate e, perché no, copiate nei nostri territori ove c’è carenza d’acqua.
Anche altri Paesi del Nord Africa hanno affrontato la questione di rendere fertili porzioni di deserto fino a ora molto aride, trovando soluzioni adeguate.
Come è dunque possibile che altri facciano cose così utili per il territorio e noi italiani/e – che facciamo parte delle economie occidentali e quindi avremmo le risorse economiche e tecnologiche – non siamo nelle condizioni di affrontare i problemi con determinazione e con capacità di risolverli? Occorre rifletterci.

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