La Sicilia ancora legata al contante, ecco perché

La Sicilia ancora legata al contante, in coda alla classifica delle regioni cashless: ecco perché

Antonino Lo Re

La Sicilia ancora legata al contante, in coda alla classifica delle regioni cashless: ecco perché

Antonio Giordano  |
domenica 10 Settembre 2023

Palermo e Catania sono ancora indietro rispetto al resto d'Italia sull’uso di mezzi alternativi al pagamento del contante

La Sicilia e le sue città più grandi come Palermo e Catania sono ancora indietro rispetto al resto d’Italia sull’uso di mezzi alternativi al pagamento del contante. I dati sono stati pubblicati da The European House – Ambrosetti in un rapporto il “Metropolitan Cities Cashless Index 2022”, che analizza la circolazione del contante.

La Sicilia al 14° posto

Secondo il rapporto, basato su dati 2021, più di 7 italiani su 10 hanno indicato la volontà di usare maggiormente gli strumenti di pagamento alternativi al contante, con differenze territoriali, che vedono aumenti più significativi al Nord-Est (+61% in più rispetto al passato), e al Sud e sulle Isole (+60,9%). Per quanto riguarda la classifica delle regioni d’Italia, la Sicilia nella classifica dell’utilizzo dei pagamenti senza contante (Regional Cashless Index 2022) si trova al non invidiabile 14° posto, seguita da Calabria, Puglia, Abruzzo, Campania, Molise e Basilicata. Riguardo alle città metropolitane (la classifica è guidata da Firenze che ha scavalcato Milano) le ultime sei posizioni sono tutte patrimonio del Sud Italia o delle Isole, evidenziando la maggiore necessità di diffondere i pagamenti digitali in specifici territori del Paese. In relazione alla circolazione del contante le ultime tre sono Palermo, Catania e Bari. “Le ultime sei posizioni sono occupate tutte da Città Metropolitane situate nel Sud Italia o nelle Isole, evidenziando la maggiore necessità di orientare politiche attive di diffusione dei pagamenti digitali in specifici territori del Paese”, nota il rapporto.

L’Italia continua a dipendere dal contante

“L’Italia rimane un Paese fortemente dipendente dal contante”, afferma Gabriele Urzì, Segretario Provinciale FABI Palermo e Responsabile Salute e Sicurezza FABI Palermo, “e il Sud e la Sicilia in maniera ancora più sensibile con il risultato che siamo in fondo alla classifica dei Paesi europei basata sul numero di transazioni cashless pro capite, con un andamento opposto alla media europea”. In questo quadro il recente protocollo d’intesa del 27 luglio scorso sottoscritto al Ministero dell’Economia tra ABI, Apsp, CNA Confartigianato, Confcommercio, Confesercenti e Fipe che prevede iniziative per la riduzione commerciali per ridurre i costi delle transazioni di importo non superiore a 30 euro, dovrebbe favorire maggiormente l’uso di bancomat e carte di credito.

Siciliani diffidenti sulle carte di credito

Un maggiore utilizzo di mezzi di pagamento alternativi, inoltre, ha anche un riflesso sulla sicurezza dei commercianti come evidenzia la stessa Fabi. “L’aumento della criminalità e delle microcriminalità”, sottolineano i responsabili della segretaria, “dovrebbe già da sola imporre un minor uso di contante che si traduce, per gli esercenti, in minori rischi non fosse altro che per la minore esigenza di andare a depositare gli incassi. Per non parlare delle otto banche rapinate in sei mesi in Sicilia nel 2023. Meno soldi girano, meno pericoli ci sono. E invece, soprattutto in Sicilia ancora c’è chi preferisce maneggiare le banconote perché pensa di avere fra le mani un “oggetto di valore”, molto più che con una tessera plastificata. E poi chi paga con banconote e monete non lascia tracce alla cassa del negozio, preservando la sua privacy”.

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