Silvana Catalano: "Mi candido per un'altra Erice" - QdS

Silvana Catalano: “Mi candido per un’altra Erice”

Vito Manca

Silvana Catalano: “Mi candido per un’altra Erice”

giovedì 14 Aprile 2022

Faccia a faccia con la sua città che si lamenta ma che non riesce a cambiare. Turismo, Cultura e Comunità energetiche nel suo programma costruito “sul campo” con le liste civiche e Fratelli d’Italia

ERICE (TP) – Una sfida collettiva ma anche fortemente personale. Silvana Catalano si candida a sindaca di Erice per cambiare il sistema. Perché ad Erice c’è un sistema, alcuni dicono di governo, altri di potere. Sta di fatto che c’è un’area politica – liste civiche, Pd e qualcos’altro – che governa da 15 anni, prima con l’attuale sindaco di Trapani Giacomo Tranchida ed ora con l’uscente Daniela Toscano.
Catalano ha partecipato alla prima parte dell’esperienza tranchidiana (2007), poi ha deciso di seguire altri percorsi. Da qui, la sfida, a tutto campo, senza paracadute. Sfida a sé stessa perché la corsa alla carica di sindaca l’ha già fatta nel 1998, a 22 anni, con una candidatura progressista, di rottura. Sfida ad una città che si lamenta ma che non riesce a cambiare. Lei la soluzione ce l’ha. Un programma costruito sul campo – sostenuto da due liste civiche, Fronte Comune ed Eric’è e da Fratelli d’Italia -, che punta alla svolta.

Come in ogni campagna elettorale si pone la questione dei nuovi confini tra i Comuni di Erice e Trapani. C’è una soluzione?”
“L’unica soluzione è quella di dare voce ai cittadini attraverso una consultazione referendaria. Rimane inteso che a questa deve precedere una fase di studio ed illustrazione delle conseguenze in termini economici e di qualità della vita in caso di ridefinizione dei confini tra i Comuni di Trapani ed Erice”.

Erice è turismo. Ma passare dalle parole ai fatti è comunque un problema. Come si risolve. Le prime tre iniziative che metterebbe in campo da sindaca.
“Il territorio ericino possiede delle considerevoli e prestigiose ricchezze ambientali e artistico-monumentali, grazie alle quali possiamo puntare ad un maggiore sviluppo nell’ambito del turismo, che è risorsa economica e genera lavoro. Per troppo tempo Erice è stata caratterizzata da un turismo improvvisato ed episodico con importanti siti turistici abbandonati o chiusi. Molte attività commerciali e ricettive restano chiuse nei periodi di bassa stagione, per questo è necessario pensare ad una visione più ampia, ragionata e lungimirante. Il primo passo, verso un significativo e programmatico cambiamento, sarà quello di avviare l’attività di un Osservatorio Turistico. L’obiettivo sarà innanzitutto quello di ottenere una raccolta ragionata di dati certi e quantificabili relativi ai principali indicatori turistico-culturali della Città di Erice. Il passo successivo sarà quello di istituire una piattaforma tecnologica e la messa in rete dei dati. Sulla base dei dati sarà possibile pianificare la promozione dell’offerta culturale e turistica, promuovendo un turismo competitivo oltre che sostenibile e consapevole. La sostenibilità dovrà tener conto dei delicatissimi equilibri tra la zona montana, quella balneare, la moderna città ed i quartieri più periferici”.

Erice è cultura e quindi Università. Ma serve un salto di qualità. Come si può costruire? Con quali intese? E per raggiungere quali obiettivi?
“Erice è cultura e non può prescindere dall’Università la cui sede, oltretutto, ricade sul territorio comunale. Negli ultimi anni l’amministrazione ericina è stata completamente assente e si è disinteressata alle politiche di sviluppo culturale ed in modo specifico quelle riguardanti il contesto universitario. Per tale ragione la prima cosa da costruire sarebbe un rapporto costante ed una collaborazione tra le due istituzioni per favorire un nuovo dinamismo fondato su uno scambio di prospettive e progettualità utili allo sviluppo dell’intero territorio. Di qui la necessità di intraprendere, anche, un cammino di lifelong learning, fatto di corsi di alta formazione, master, dottorati. Questo permetterebbe un ulteriore avvicinamento dell’Università al mondo del lavoro e favorirebbe una serie di accordi ed iniziative co-create tra il Polo Territoriale, gli enti pubblici e le aziende presenti sul territorio”.

Ha deciso di puntare con forza sulle comunità energetiche. Può definire il percorso che sarebbe pronta a seguire se riuscisse a vincere le elezioni?
“Le comunità energetiche rappresentano un modello innovativo per la produzione, distribuzione e consumo di energia proveniente da fonti rinnovabili. Si realizzano attraverso l’associazione di cittadini, enti comunali, famiglie, imprese private, istituti pubblici, catene di negozi, enti territoriali e aziende con uffici nello stesso stabile ma anche aziende agricole, che potranno dotarsi di un impianto condiviso per l’autoproduzione di energia per il consumo immediato o per lo stoccaggio in sistemi di accumulo per utilizzarla quando necessario. Il primo passo da compiere dovrà essere quello relativo all’individuazione delle aree in cui installare gli impianti di produzione  ed alla valutazione dei potenziali membri delle comunità nello stesso perimetro degli impianti. Si dovranno, inoltre, individuare le tipologie di impianto adatte ad ognuna delle aree. Attraverso la vendita dell’energia in eccesso, inoltre, le comunità energetiche generano anche utili che possono essere investiti dal Comune su progetti come la realizzazione di case dell’acqua ed altre tipologie di impianti. Benefici ambientali, dunque, sociali e soprattutto economici per i cittadini ericini che vorranno partecipare alla costituzione di comunità energetiche”.

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