MESSINA – La mancanza di un direttore generale sarebbe all’origine di una serie di disservizi che si stanno creando. In realtà, a mancare nella Messina Social city, Azienda speciale del Comune e suo ente strumentale, costituita il 18 dicembre 2018, “per la gestione e produzione dei servizi sociali sul territorio”, è l’intera struttura amministrativa e organizzativa.
Se si va a visitare il sito online, si possono leggere i nomi dei tre componenti del Cda presieduto da Enrico Bivona, quelli dei tre revisori dei conti e dei cinque tra consulenti e collaboratori nominati con delibere che vanno dal 4 all’11 marzo. Del 29 febbraio è invece l’atto che incarica Giovanni Panarello come consulente del lavoro. La sede della società è Palazzo Zanca e non c’è ancora un bilancio di previsione.
Nella controversia che all’inizio si era accesa sulle modalità di passaggio dei lavoratori dalle cooperative alla partecipata, si è trovato l’esperto del Comune Salvatore Cianciolo, che proprio per le sue diverse vedute sull’assunzione del personale pare abbia avuto revocato l’incarico. L’Amministrazione comunale ha voluto un passaggio diretto attraverso l’articolo 37 del Ccnl, mentre Cianciolo, così come una parte del Consiglio comunale, riteneva che bisognasse seguire la normativa e fare una selezione pubblica. Ma si dovevano garantire, così come stabilito negli accordi sindacali, tutti i lavoratori impegnati nei servizi tanto che, mentre la delibera di Consiglio parla del passaggio di 510 operatori, in realtà i contratti firmati a Palazzo Zanca sono 545, numero che però sembrerebbe non coincidere, secondo indiscrezioni, con le registrazioni Unilav.
Una delle tante cose da chiarire su questa società è proprio il numero dei dipendenti, visto che sul sito alla voce “personale” c’è ancora uno zero. Altro problema l’ha sollevato con un’interrogazione il consigliere del M5s Paolo Mangano e riguarda l’obbligo di assunzione a cui non si può esimere neppure la nuova controllata, per le categorie protette secondo la Legge 69/99. La richiesta va fatta entro il 2 maggio e nella risposta al consigliere l’Amministrazione afferma che “sono avviate tutte le procedure per verificare la presenza nell’Azienda di lavoratori appartenenti alle categorie protette per decurtarli da quelli da assumere. Secondo la normativa i lavoratori in questione dovrebbero possedere un’invalidità di almeno il 60%. Secondo Mangano, però, tutti i lavoratori sarebbero stati sottoposti a visita e la quasi totalità è stata ritenuta idonea. Dal 3 maggio scatteranno le sanzioni per l’inosservanza. Mangano ha chiesto anche se è stato previsto il maggior costo di questo personale, che sarebbe di un milione di euro in più l’anno.
Un ulteriore nodo è poi quello dei pagamenti. “Lo stipendio di marzo non risulta ancora erogato- ha scritto il consigliere Pd Libero Gioveni – malgrado nelle casse della Messina Social city risulti disponibili più di un milione di euro attraverso due determine dirigenziali di liquidazione del 22 e del 28 marzo (la prima fattura è di € 962.767,53 e la seconda di € 57.032,95)”.
Infine, la mancata nomina del dg: un temporeggiare incomprensibile secondo i rappresentanti della Fp Cgil Francesco Fucile e della Fp Cisl Calogero Emanuele. In realtà però neppure per le altre partecipate è stato ancora scelto un direttore ed è probabile che il sindaco Cateno De Luca, impegnato nella campagna elettorale dell’assessore Dafne Musolino, abbia preferito rinviare tutto a dopo le Europee, quando avrebbe previsto anche un rimpasto nella sua Giunta. Per i sindacati la mancanza di un direttore generale nella Messina Social city è alla base dei disservizi segnalati dagli utenti nelle ultime settimane. Organizzare 540 dipendenti è cosa tutt’altro che semplice, dicono, soprattutto davanti a eventuali sostituzioni per improvvise assenze o a qualsiasi altro tipo di emergenza. I disagi rischiano di aumentare sia per l’utenza che per i lavoratori, a cui le comunicazioni vengono fornite con un singolare metodo: Whatsapp.
Lina Bruno