Solo gli stupidi non cambiano idea - QdS

Solo gli stupidi non cambiano idea

Carlo Alberto Tregua

Solo gli stupidi non cambiano idea

giovedì 10 Ottobre 2019

Le persone umane sono dotate di cervello che comanda il corpo. Sopra il cervello vi è la mente, quell’ambiente immateriale sede di pulsioni, di impulsi e di tante altre sensazioni di cui spesso non ci rendiamo conto.
Da lì parte anche il nostro istinto che ci fa fare o ci fa adottare comportamenti irrazionali. L’istinto, però, deve essere ascoltato, nel bene e nel male. Poi prendiamo decisioni che possono avere conseguenze positive o negative. Commettiamo errori di valutazione ed errori materiali.
L’importante non è commetterli, ma riconoscerli e soprattutto riconoscerne le cause che li hanno provocati. è una grande virtù riconoscere i propri errori ed anche scusarsi nei confronti di coloro che ne hanno subito le conseguenze.
In altre parole bisogna avere la consapevolezza che le nostre capacità di elaborazione sono modeste e quindi è facile prendere abbagli, dei quali non ci dobbiamo pentire, avendo la consapevolezza appunto della nostra fallacità e pochezza di fronte all’universo, di cui sconosciamo quasi tutto.

Ci sono persone che si vantano di essere coerenti per tutta la vita, di non cambiare mai idea, di vedere circostanze e fatti secondo un certo punto di vista immutabile, e così via.
Non concordiamo con le stesse, per il semplice motivo che le condizioni in cui viviamo sono mutevoli, con la conseguenza che quando cominciamo a riflettere su quello che ci capita, dobbiamo tentare di capire bene che cosa capita e poi cominciare a ragionare dentro di noi, utilizzando quel poco che conosciamo.
Ecco perché, al seguito di un processo come quello indicato, spesso cambiamo idea e facciamo valutazioni diverse da quelle che avevamo fatto prima. Si dice che “Cambiar parere è dei saggi”. Aggiungiamo che solo gli stupidi non cambiano idea.
L’unica coerenza ammissibile, col passare del tempo, è la fedeltà agli eterni principi etici che sono diversi, ma che secondo noi si condensano in uno solo: “Rispetta il prossimo tuo meglio di te stesso”.
Se questo principio fosse utilizzato costantemente, non vi sarebbero omicidi, furti, corruzione, evasione fiscale ed altri comportamenti disdicevoli.
La natura umana è molto complessa. Si fa comprendere poco da chi non ce la mette tutta per cercare di capirla. Per riuscirci bisognerebbe tentare di semplificare le questioni, riducendole all’osso.
Si badi, semplice non è facile, anzi è difficile. Semplicità significa eticità, chiarezza di idee, facoltà di individuare le questioni nella loro essenza e senza fronzoli (no frills). Sono invece i fronzoli che appesantiscono i ragionamenti delle persone, le quali li fanno con interlocuzioni che non finiscono mai perché non sanno, non hanno un serbatoio di conoscenze adeguate non solo per capire meglio, ma anche per esprimersi in modo nitido e lineare.
Si dirà che non tutti hanno queste facoltà. Si risponde che non se ne capisce la ragione, perché tutti sono dotati di un normale intelletto, anche se poi ve n’è una gran parte che lo usa poco, con la conseguenza che molti di essi rimangono ciechi perché non vedono ciò che è davanti ai loro occhi, ovvero non interpretano bene quello che vedono.

Solo gli stupidi non cambiano idea. Purtroppo sono in tanti. Ettore Petrolini, famoso comico degli anni Trenta, sosteneva che “La madre dei cretini è sempre gravida”. Non aveva torto, ma non perché non credesse nell’umanità, bensì perché rilevava, anche per il suo mestiere, come gran parte della gente non utilizzasse gli strumenti celebrali di cui era dotata. Egli usava i meccanismi della comicità per far ridere il pubblico che rispondeva quasi a comando, com’è noto nell’ambiente.
In questo mondo, dove la comunicazione è diventata uno strumento primario per “guidare”le persone, sempre di più vengono approfonditi gli strumenti per incidere nella testa delle stesse, senza quasi che se accorgano, perché i comunicatori cercano di agire sul subconscio, in modo da creare reazioni quasi non volute, appunto perché non derivanti da un’espressione celebrale.
La materia è complessa e delicata, sulla quale occorre la riflessione di coloro che si sentono ignoranti, ma che vogliono diventare, almeno parzialmente, sapienti.

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