Strage di Bologna, in aula anche il neofascista Paolo Bellini - QdS

Strage di Bologna, in aula anche il neofascista Paolo Bellini

redazione web

Strage di Bologna, in aula anche il neofascista Paolo Bellini

sabato 28 Novembre 2020

Nel nuovo processo per uno dei grandi misteri italiani. E stavolta la Procura generale mette agli atti il finanziamento da un milione di dollari dal Gran maestro della P2 Licio Gelli agli attentatori, alcuni dei quali, esponenti dei Nuclei armati rivoluzionari, già condannati

Colui che la Procura generale considera il “quinto uomo” della strage del due agosto 1980, Paolo Bellini, l’ex Primula nera di Avanguardia Nazionale, torna a Bologna per essere giudicato su un attentato commesso quarant’anni fa.

Ieri è cominciata l’udienza preliminare del nuovo filone sui mandanti, dove Bellini è imputato in concorso, in qualità di esecutore materiale, con i tre ex Nar già condannati in via definitiva (Fioravanti, Mambro e Ciavardini) e con Gilberto Cavallini, quest’ultimo giudicato solo in primo grado, ma nessuno si aspettava la sua presenza in aula.

Profilo basso, cappellino nero della Ducati tra le mani, l’ex killer, esperto d’armi ed esplosivi, che testimoniò come collaboratore di giustizia nel processo sulla trattativa Stato-Mafia di Palermo del 1992, è rimasto per tutto il tempo seduto accanto al suo avvocato, Manfredo Fiormonti, senza dire nulla.

Anche fuori, davanti ai giornalisti, non ha profferito parola, ma potrebbe farlo più avanti in aula.

Davanti al Gup Alberto Gamberini era presente anche un altro imputato, l’ex carabiniere Piergiorgio Segatel, accusato di depistaggio insieme all’ex generale del Sisde, Quintino Spella.

Risponde invece di false dichiarazioni ai pm Domenico Catracchia, amministratore di condominio di immobili in via Gradoli, a Roma.

Licio Gelli, Umberto Ortolani, Federico Umberto D’Amato e Mario Tedeschi, ritenuti mandanti, finanziatori o organizzatori dell’attentato, sono invece tutti deceduti.

Dopo aver ammesso le parti civili, si sono costituiti i familiari delle vittime, la Regione Emilia-Romagna, il Comune di Bologna e l’Avvocatura dello Stato, il Gup ha rinviato il processo all’11 gennaio 2021, per permettere alle difese di visionare la memoria e i nuovi atti presentati dalla Procura generale.

Tra le novità dell’indagine dei magistrati bolognesi, c’è la convinzione che il trenta luglio 1980, a Roma, fossero presenti alcuni dei protagonisti della strage.

Valerio Fioravanti e Francesca Mambro, ma anche Licio Gelli, che soggiornava nell’Hotel Excelsior. Negli stessi giorni, nell’albergo c’era anche Marco Ceruti, prestanome e cassiere del Venerabile maestro della Loggia massonica P2.

Pochi giorni prima, secondo i Procuratori generali, Ceruti avrebbe ricevuto in contanti un milione di dollari, anticipo dei cinque milioni pattuiti per la strage.

Secondo la Procura generale, inoltre, ci sono motivi fondati per ritenere che il finanziamento dell’attentato da parte di Licio Gelli sia passato per le mani anche di Cavallini, definito da alcuni suoi sodali il “ragioniere” del gruppo.

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