Catania, striscione alla Villa Bellini dopo la violenza a una 13enne

“Sorella non sei sola”, lo striscione per la vittima dell’orrore di Villa Bellini

“Sorella non sei sola”, lo striscione per la vittima dell’orrore di Villa Bellini

Marianna Strano e Salvatore Rocca  |
domenica 04 Febbraio 2024

Un messaggio forte per rispondere alla violenza che ha sconvolto Catania e che ha coinvolto una ragazzina.

“Sorella, non sei sola. Ci vogliamo vive e libere”. Fanno venire i brividi e fanno riflettere queste poche e semplici parole apparse in uno striscione all’ingresso della Villa Bellini di Catania, quel luogo solitamente ameno che è diventato la scena dell’orrore per una ragazza di appena 13 anni che ha denunciato di essere stata violentata da un “branco” davanti al fidanzato.

L’umanità esiste ancora, per fortuna, e non ha tardato a rispondere di fronte all’ennesimo caso di violenza sulle donne. Tanto più grave perché commesso ai danni di una bambina, perché questo si è a 13 anni, e di fronte a un giovane inerme costretto ad assistere alla brutalità.

Ragazza violentata alla Villa Bellini, per lei uno striscione

Non sei sola“. Questo è il primo messaggio che si legge nello striscione per la vittima della violenza di Villa Bellini. Nelle scorse ore quel luogo è stato affollato, in parte per il presidio antiviolenza riunito nel luogo dell’orrore e in parte per la festa di Sant’Agata. C’è chi ha voluto distaccarsi temporaneamente dalla gioia che invade il capoluogo etneo per riflettere e seguire l’esempio di Agata in modo diverso, mettendosi al fianco delle donne vittime di violenza e per dire “basta” ai massacri e all’oltraggio.

“Non Una di Meno”, riportando il testo dello striscione apparso davanti Villa Bellini, scrive: “Il problema (della violenza sulle donne, ndr) è strutturale, lo diciamo a gran voce da anni: lo abbiamo detto nel caso dello stupro di gruppo a Palermo, lo abbiamo detto all’indomani del femminicidio di Giulia, e lo diciamo anche adesso. Non sono mostri, non sono casi isolati, sono figli sani del patriarcato”. L’associazione chiede anche che il caso della violenza alla Villa Bellini, che tanto sdegno ha (giustamente) generato nella popolazione e nelle istituzioni, non sia strumentalizzato. Dell’episodio non interessa la nazionalità dei presunti aggressori: interessano la disumanità e la brutalità che si nascondono dietro questi gesti, che si ripetono a una frequenza diventata da tempo allarmante; interessa la risposta delle autorità, che hanno il dovere di garantire dignità, tutela e giustizia; interessa che non succeda più ad altre persone.

Riflessioni in una Catania in festa

Catania festeggia Sant’Agata. Quest’anno, però, a ingrigire l’atmosfera di gioia e allegria c’è l’orrore della violenza. Ai danni di una donna, giovane e innocente, come Agata. Ne ha voluto parlare anche l’Arcivescovo Renna durante l’omelia della Messa dell’Aurora. Perché anche le autorità religiose hanno il dovere di intervenire in questi casi. Le sue parole si avvicinano, per quanto diverse nei toni naturalmente, a quelle di “Non una di meno“. Pregando per la 13enne violentata e per tutte le altre vittime, ha detto: “Signore, dona loro la forza di riprendersi e di cancellare dalla loro memoria quest’ombra e donaci una cultura di maggiore rispetto, che non riduce le persone – soprattutto le donne – a cose”.

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Stop alla cultura della violenza anche dal sindaco di Catania, Enrico Trantino, che durante la “Sera del 3” – nella tradizionale diretta con Telecolor – ha commentato: “Non ho nemmeno parole per commentare: è come se (gli stupratori accusati, ndr) avessero violato tutta la città”. Anche la premier Giorgia Meloni, tra l’altro in visita istituzionale a Catania, ha ribadito l’importanza di fare giustizia.

La storia

La storia della 13enne violentata alla Villa Bellini, destinataria dello striscione di solidarietà apparso nelle scorse ore, è ben nota purtroppo. La vicenda è passata di bocca in bocca a Catania e in tutta Italia. La ragazzina sarebbe stata accerchiata vicino ai bagni della villa catanese, dove si trovava assieme al fidanzato, e sarebbe stata violentata a turno da un “branco” di ragazzi (alcuni dei quali, a quanto pare, minorenne). Sono sette gli indagati. Cinque avrebbero assistito e tenuto fermo il fidanzato della vittima affinché non potesse difenderla; gli altri, invece, avrebbero eseguito materialmente lo stupro.

Sul caso sono in corso le indagini di rito. Ciò che è certo è che – come il caso di Palermo – l’episodio è destinato a finire nel dimenticatoio, ma a destare la coscienza collettiva. Le donne non sono al sicuro nemmeno in luoghi dove si dovrebbero poter ammirare solo natura e bellezza e questo deve portare le autorità a reagire e non ad arrendersi alla cultura dello stupro.

A rendere possibile l’intervento delle forze dell’ordine è stata la fondamentale testimonianza della vittima. QdS ricorda che denunciare ogni atto di violenza è fondamentale: si può fare rivolgendosi alle forze dell’ordine, ma anche alle associazioni e al numero antiviolenza 1522.

Foto di Salvatore Rocca

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