“Sviluppo, la Sicilia rantola nonostante il potenziale” - QdS

“Sviluppo, la Sicilia rantola nonostante il potenziale”

Patrizia Penna

“Sviluppo, la Sicilia rantola nonostante il potenziale”

mercoledì 11 Settembre 2019

Patrizia Di Dio, presidente Confcommercio Palermo, lancia l’allarme: “Economia ferma”. Zaia intanto rilancia dibattito su autonomia: “è il Nord che produce Pil e che ha voglia di fare”

PALERMO – “Se l’Italia è un paese che arranca, il Sud – e la Sicilia in particolare – rantola nonostante un potenziale immenso”.
Lo dice Patrizia Di Dio, presidente di Confcommercio Palermo, dopo la diffusione degli ultimi dati Istat sull’industria italiana.

“Occorre dare fiducia e stabilità, serve un piano strategico di sviluppo per le infrastrutture del Sud che sono da terzo mondo, meno tasse e più semplificazione e soprattutto occorre dare fiducia e stabilità. Il Paese è sempre più spaccato in due – prosegue – e il Sud non riesce a stare dietro al Centro e al Nord. Se da una parte l’Italia centrale e settentrionale ha già raggiunto l’obiettivo di Lisbona 2020 di un tasso di occupazione del 67%, il Sud è indietro e si trova ancora al 48,2% nel 2018, con meno di metà delle persone tra i 24 e i 64 anni occupate. Al Nord Est la quota è più alta di quasi 25 punti rispetto al Mezzogiorno (73%), secondo un recente studio di Confcommercio: il divario nelle opportunità di lavoro contribuisce a fare del Sud un luogo di passaggio per chi ha la possibilità di andare altrove”.

“Negli ultimi dieci anni, dal 2008 al 2018, il Pil pro capite del Sud è sceso dell’8,1 per cento: un’economia ferma e senza una prospettiva di ripresa aggrava i problemi strutturali del Mezzogiorno. Come sempre – conclude – il Sud del Sud d’Italia e d’Europa è la Sicilia, il cui divario dal resto del Paese è sempre più accentuato, come evidenziano i dati cronici sulle carenze di infrastrutture, sulla disoccupazione, sul disagio sociale e il degrado delle città”.

L’abisso che divide le due Italie è il motivo principale per il quale il Sud teme fortemente l’autonomia differenziata. Ma il dibattito sul regionalismo è destinato a ripartire poiché esso è parte integrante del programma del nuovo esecutivo e una cosa è certa: il Nord non farà sconti. Proprio ieri il Presidente della Regione Veneto, Luca Zaia, è tornato all’attacco: “Il governo è rappresentato solo da esponenti del Sud ma il Nord è la fucina del paese, la macchina che produce Pil. Se poi pensano che una Regione che fa 150 miliardi di Pil all’anno fa schifo… Ecco noi siamo quelli che pagano le tasse, quelli che hanno voglia di fare”. Sul fatto che sia il Nord la locomotiva d’Italia in quanto a produzione di ricchezza, non vi è alcun dubbio ma è altrettanto vero che il Mezzogiorno, pur nell’irresponsabilità di certa malapolitica che ha contribuito al suo sottosviluppo, deve essere messo nelle condizioni di “ripartire”.

Secondo Zaia, i timori delle regioni del Sud sarebbero del tutto infondati: “La verità – ha detto ieri, è ‘che una parte del governo uscente e il governo entrante hanno parlato di autonomia nel senso di Nord contro Sud, di secessione dei ricchi. Una boiata. Per quattordici mesi i grillini si sono spesi per non fare nulla. A fine 2018 Conte promette l’autonomia entro febbraio 2019 e non arriva nulla, poi a luglio 2019 arriva Di Maio e dice che vuole istituire una commissione di accademici per valutare l’Autonomia”.
“Se non ci danno l’Autonomia – ha concluso – io posso anche stare tranquillo ma saranno i cittadini ad andare in piazza”.

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