Tartaruga uccisa da un'elica nello Stretto di Messina

Tartaruga uccisa da un’elica nello Stretto di Messina, il racconto dei volontari

Stefano Scibilia

Tartaruga uccisa da un’elica nello Stretto di Messina, il racconto dei volontari

Redazione  |
domenica 07 Aprile 2024

"Con l’incremento del traffico marittimo, sono in costante e allarmante aumento i casi di animali marini che restano vittime di incidenti con i mezzi nautici"

I volontari dell’Associazione ONLUS Blue Conservancy, che praticano soccorso, cura e riabilitazione di tartarughe marine rinvenute in difficoltà in Calabria e nello Stretto di Messina, hanno raccontato un episodio molto triste che si è verificato ieri a Cannitello e nello Stretto di Messina.

Stretto di Messina, l’avviso con una telefonata

“Una telefonata da parte della Guardia Costiera di Villa San Giovanni interrompe la nostra routine – scrivono i volontari – “Buongiorno, abbiamo una tartaruga da soccorrere, le mancano le zampe dietro, ma è viva”. Fin qui, per quanto critica potesse sembrare la situazione, rientrava comunque nella casistica dei nostri salvataggi, poiché spesso le tartarughe restano impigliate nella lenza da pesca e una o più pinne vanno in cancrena fino a staccarsi. Invece, stavolta, la situazione era molto più grave di quanto potessimo mai immaginare”.

Stretto di Messina, tartaruga trovata in agonia

“Un esemplare adulto di Caretta caretta, femmina in età riproduttiva, si trovava, agonizzante ma ancora in vita, tra gli scogli sul lungomare di Cannitello, a Villa San Giovanni. All’arrivo del nostro personale sul posto, la tartaruga era stata messa in sicurezza da Giuseppe, il ragazzo che l’ha avvistata e segnalata, ma stava esalando gli ultimi respiri. Per fortuna smetteva di soffrire, perché quello che le era appena successo non le avrebbe lasciato scampo. Alla tartaruga mancavano non solo le pinne posteriori ma tutta la porzione caudale del corpo. L’ispezione da parte del nostro personale, all’arrivo, ha evidenziato subito una terribile lesione da corpo tagliente che ha letteralmente diviso in due il corpo della tartaruga. Nella sezione delle ossa, del carapace e del piastrone, erano rimaste addirittura impresse le tracce di vernice blu dell’elica. Sicuramente uno dei casi più gravi a cui in 17 anni abbiamo prestato soccorso”.

Stretto di Messina, l’aumento del traffico marittimo è una minaccia

“Tra le maggiori minacce per le tartarughe marine del Mediterraneo vi sono sicuramente la pesca e l’inquinamento. Ma negli ultimi anni, con l’incremento del traffico marittimo, sono in costante e allarmante aumento i casi di animali marini che restano vittime di incidenti con i mezzi nautici. Non solo tartarughe marine ma anche cetacei (qualcuno ricorderà anche di Summer, la stenella striata che abbiamo soccorso con la coda tranciata dall’elica di una barca). Le tartarughe marine e i cetacei hanno bisogno di raggiungere la superficie per poter respirare e, quindi, uno scafo che arriva ad elevata velocità li impatta in maniera devastante”.

Stretto di Messina, tartaruga esaminata per scopi scientifici

“Lo Stretto di Messina è da sempre un tratto importantissimo per la fauna marina, poiché ricco di biodiversità e punto strategico per il passaggio di moltissime specie migratorie. Ma da tanti anni, ormai, è anche culla di morte per le stesse specie, a causa della pesca intensiva e del passaggio di moltissimi mezzi nautici. Comunque la povera tartaruga di Cannitello, dopo tutti gli accertamenti del caso da parte del nostro personale insieme al servizio veterinario Asp, è stata trasportata presso l’Istituto Zooprofilattico di Reggio Calabria, dove la carcassa verrà esaminata a scopi scientifici. Ringraziamo per la preziosa collaborazione a questo intervento il sig.Giuseppe, il Dott.Taranto dell’Asp, il dott.Federico dell’IZS di Reggio Calabria e il personale della Guardia Costiera di Villa San Giovanni“.

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