Terzo settore, sempre più ampio il ricorso all’autofinanziamento - QdS

Terzo settore, sempre più ampio il ricorso all’autofinanziamento

redazione

Terzo settore, sempre più ampio il ricorso all’autofinanziamento

martedì 21 Aprile 2020

Osservatorio di Ubi Banca e Aiccon: il 96% delle imprese intervistate ha investito nel 2019. In quasi un caso su tre la principale fonte di copertura sono le risorse erogate dalle banche

MILANO – Il 2019 è stato un anno di conferma: le imprese del Terzo settore, infatti, hanno confermato le previsioni positive rispetto alle entrate e agli investimenti formulate l’anno precedente. È quanto emerge dalla IX edizione dell’Osservatorio su “Finanza e Terzo settore” promosso da Ubi Banca e Aiccon (Associazione italiana per la promozione della cultura della cooperazione e del non profit).

Secondo i dati raccolti dall’indagine, il 96% dei soggetti intervistati ha effettuato investimenti negli ultimi tre anni e la principale fonte di copertura di tali investimenti è stato l’autofinanziamento (50,4%), seguito dalle risorse erogate dagli istituti bancari (28,8%), canale cui fanno principalmente ricorso i consorzi (52,5%). Cresce, tra i soggetti dell’imprenditorialità sociale in Italia, la consapevolezza relativamente alla disponibilità di strumenti di finanza a impatto sociale (+10,1% rispetto all’edizione precedente), in particolar modo tra i consorzi (76,9% contro il 44,0% del campione totale). Il 33,6% di chi conosce il tema è interessato all’utilizzo (19,1%) o sta già utilizzando strumenti di questo tipo (14,5%). Le cooperative sociali di tipo “A” sono le realtà che mostrano i livelli più elevati di utilizzo della finanza a impatto sociale (20,9%) e anche quelle che dichiarano un maggiore interesse in tal senso (25,6%).

Lo strumento più conosciuto e utilizzato risulta essere quello della finanza agevolata. Il 77% circa delle imprese che hanno fatto richiesta di finanziamento alle banche nell’ultimo triennio (50,4%) ha ottenuto l’intero importo richiesto. La principale modalità di impiego dei finanziamenti ottenuti è data dagli investimenti a medio-lungo termine (42,0%), dato che conferma quanto rilevato nell’edizione precedente dell’Osservatorio.

Elevati i livelli di soddisfazione della relazione con gli istituti di credito – il 79,6% si dichiara soddisfatto – soprattutto rispetto alla percezione dell’esistenza di un’offerta adeguata di prodotti e servizi (53,6%), dato confermato anche rispetto alla funzione della banca nei processi di sviluppo del mondo della cooperazione sociale e dell’impresa sociale: il 35,2% del campione pensa che il ruolo della banca debba essere quello di soggetto erogatore di un’offerta di servizi di credito dedicata. Si afferma, altresì, la necessità di ripensare la banca anche come soggetto in grado di supportare l’imprenditorialità sociale attraverso l’assunzione di un ruolo consulenziale di accompagnamento (34,0%).

Anche la IX edizione dell’Osservatorio, come in passato, si è posta l’obiettivo di analizzare i fabbisogni finanziari e le prospettive evolutive dell’imprenditorialità sociale italiana: rispetto al 2020, le previsioni sugli investimenti confermavano una buona percezione in termini prospettici da parte delle cooperative sociali e delle imprese sociali, con oltre 4 organizzazioni su 5 che prevedevano di investire nel corso dell’anno (+20,0% rispetto all’anno precedente). Nel 52,3% dei casi i soggetti intervistati confermavano l’autofinanziamento (modalità indicata soprattutto dalle cooperative di inserimento lavorativo – 54,7%) quale principale fonte di copertura, seguito dall’affidamento agli istituti bancari (26,3%), cui prevedevano di fare ricorso la metà dei consorzi.

Sempre in termini previsionali, per il 2020 veniva confermato il trend positivo dell’anno precedente: il 74,4% e il 75,6% dei soggetti intervistati prevedeva rispettivamente entrate da contributi ed Enti Pubblici e da mercato stabili o in crescita. In evidenza i dati delle cooperative sociali di tipo A e delle Srl con qualifica di impresa sociale: rispettivamente l’85,3% e il 72,3% anticipava una situazione stabile o di crescita relativamente alle entrate da contributi ed Enti pubblici e l’81,3% e il 75,0% per quelle derivanti dalla vendita di beni e servizi sul mercato.

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