Traffico di rifiuti tra Calabria ed Emilia Romagna, 29 arresti e 5 aziende sequestrate - QdS

Traffico di rifiuti tra Calabria ed Emilia Romagna, 29 arresti e 5 aziende sequestrate

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Traffico di rifiuti tra Calabria ed Emilia Romagna, 29 arresti e 5 aziende sequestrate

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martedì 19 Ottobre 2021

Operazioni eseguite stamani dai carabinieri del Gruppo forestali e del Comando provinciale di Reggio Calabria nell'ambito di una inchiesta della Dda reggina.

Ventinove misure cautelari personali, diverse delle quali rivolte ad esponenti apicali della ‘ndrangheta, e il sequestro di cinque aziende di trattamento rifiuti tra Calabria e Emilia Romagna sono state eseguite stamani dai carabinieri del Gruppo forestali e del Comando provinciale di Reggio Calabria nell’ambito di una inchiesta della Dda reggina.

Gli indagati sono accusati, a vario titolo di, associazione mafiosa, traffico illecito di rifiuti ed altri reati ambientali al termine di una indagine condotta dal Nipaaf, il Nucleo Investigativo di Polizia Ambientale Agroalimentare e Forestale dei Carabinieri Forestali.

All’operazione, denominata
“Mala pigna”, hanno partecipato anche i carabinieri forestali dei
Reparti in Calabria, Sicilia, Lombardia ed Emilia Romagna, con il supporto
dello squadrone eliportato “Cacciatori Calabria” e i militari
dell’ottavo Nucleo Elicotteri Carabinieri di stanza a Vibo Valentia.

I provvedimenti sono stati emessi dal gip Vincenza Bellini su richiesta della Dda di Reggio Calabria guidata dal procuratore Giovanni Bombardieri.
I dettagli dell’operazione saranno illustrati dal generale Antonio Pietro Marzo, comandante delle Unità forestali, e dai vertici della Procura reggina in una conferenza stampa in programma alle 11.00 al Comando provinciale dei carabinieri di Reggio Calabria.

La filiera dei rifiuti partiva da
Gioia Tauro e arrivava fino al Nord Italia. A gestirla era la cosca Piromalli.

Con l’ordinanza di custodia
cautelare, firmata dal gip Bellini, sono finiti in carcere esponenti di vertice
della famiglia mafiosa ma anche imprenditori di riferimento della cosca
Piromalli.

L’epicentro del traffico di rifiuti sarebbe stato
Gioia Tauro. Oltre all’associazione mafiosa, la Dda reggina ha contestato agli
indagati pure il reato di disastro ambientale.

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