Ucraina, referendum vero o falso? - QdS

Ucraina, referendum vero o falso?

Carlo Alberto Tregua

Ucraina, referendum vero o falso?

giovedì 29 Settembre 2022

Biden e Xi Jinping si incontrano

Le elezioni nazionali e regionali (solo per la Sicilia) hanno fatto dimenticare di colpo all’opinione pubblica e ai mass media la questione ucraina e il referendum che si è svolto nelle quattro regioni ormai acquisite dalla Russia (Luhansk, Donetsk, Zaporizhzhia e Kherson).

Sono arrivate da quei territori informazioni contrastanti: alcuni inviati di televisioni italiane pubbliche e private hanno detto che i militari giravano casa per casa con le armi per fare votare gli abitanti, ma poi hanno trasmesso immagini, a nostro avviso, contraddittorie da cui si rilevavano file di cittadini davanti alle urne senza la presenza di militari armati.

Ora, noi non siamo in grado di capire quale sia la verità, eppure dobbiamo sforzarci di individuarla. Una cosa è certa: il bombardamento d’informazione di fonte occidentale è interessato a trasferire all’opinione pubblica la sua verità, e cioè che in quelle quattro regioni vi è una dittatura feroce, che la popolazione è insofferente e che si tratta di una situazione dittatoriale.

D’altra parte, la storia, la letteratura e le informazioni dell’ultimo mezzo secolo ci informano che in quelle regioni la maggioranza della popolazione è russofona per cultura, civiltà, tradizioni, religione. Che poi una frangia di essa non sia d’accordo e voglia andar via non significa cambiare la realtà che abbiamo prima descritto.

Intanto, nel Parlamento russo è in corso di approvazione la legge che estende i confini di quel Paese ai limiti delle quattro regioni, che così diventano, da quel punto di vista, territorio russo a tutti gli effetti.
È vero, d’altro canto, che tale legge russa non è riconosciuta da una parte minoritaria del mondo e precisamente quella occidentale, ma non ha trovato ostacoli né reprimende da parte di Cina, India, Brasile e Sud Africa, cioè i Paesi che vengono generalmente identificati con l’acronimo Brics.
Non solo, ma in questa vicenda, Cina e India sono state ancora più prudenti e non si sono esposte a situazioni pericolose. Per cui, di fatto, la guerra russo-ucraina ha visto dividersi il mondo in due parti, che qui di seguito vi specifichiamo.

Da una di esse vi sono, in primis, gli Stati Uniti – che hanno una paura matta della crescita economica dell’Unione europea, quando funzionava di comune accordo con la Russia – per cui hanno fatto in modo che nascesse una guerra fra le due parti, in modo da dividerle e frantumare il loro accordo.
D’altra parte, i vertici dell’Unione europea si sono allineati perché hanno trovato la loro convenienza, ma non tutti i Ventisette, bensì i Paesi più ricchi e più forti, anche se più piccoli.
La presidente della Commissione, Ursula von der Leyen, fa minacce a destra e a manca all’interno dei Ventisette contro quei Paesi che non si allineano. Ma nonostante ciò, Polonia e Ungheria si sono dissociate, la Germania ha abbassato fortemente azioni e toni perché non può privarsi del gas russo, la Francia con Macron fa il pesce in barile.

Il nostro Paese rappresenta il vaso di coccio fra due vasi di ferro perché è debole e gracile, in quanto ha un Pil modesto e un debito enorme: il quoziente è del 150,8 per cento.

È vero che il Fiscal compact – cioè l’obbligo di rimanere nei parametri di Maasctricht – è per il momento sospeso come conseguenza della pandemia, ma è anche vero che l’inflazione e la recessione obbligheranno la Commissione europea a ripristinarlo in tempi brevi, per cui il nostro Paese dovrà osservare l’articolo 81 della Costituzione, il quale obbliga a “l’equilibrio tra entrate e spese del proprio bilancio” e impone che “ogni legge che importi nuove o maggiori spese deve indicare i mezzi per farvi fronte”. Dunque, vi sono vincoli costituzionali precisi e non derogabili da leggi ordinarie.
Tutto questo imporrà al nuovo Governo di cambiare posizione rispetto al conflitto russo-ucraino perché i numeri della Legge di bilancio 2023 sono difficilmente equilibrabili. Non solo, ma il Governo dovrà tenere conto della situazione strategica mondiale, nella quale si deve trovare un bilanciamento fra l’Occidente (ottocento milioni di persone) e l’Asia (tre miliardi di persone).

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