Ue, dopo il Teatro ora la Realtà - QdS

Ue, dopo il Teatro ora la Realtà

Carlo Alberto Tregua

Ue, dopo il Teatro ora la Realtà

sabato 25 Luglio 2020

Conte è riuscito a farsi assegnare 209 miliardi (127 prestiti, 82 a fondo perduto), il che dimostra che ha avuto una indubbia capacità negoziale. Quello che non funziona è aver comunicato al popolo italiano che tali risorse sono disponibili tout-court. Si tratta di una intossicazione dell’informazione, perché la verità è quella che segue.
Intanto, gli accordi devono essere trasformati in norme europee e approvate dalle due Camere, cioè il Parlamento e il Consiglio europeo presieduto da Charles Michel. Per il cui iter occorreranno alcuni mesi. Dopo di che, non è che le risorse finanziarie vengano trasferite ai Paesi destinatari. Appunto, la verità è un’altra e cioè che esse vengono poste in una sorta di “sportello virtuale”, cui i Paesi membri devono inviare i loro progetti, esattamente con le stesse procedure e con gli stessi vincoli con cui vengono erogati i fondi europei.
Per conseguenza, ci vorrà un certo numero di mesi perché dall’Italia partano questi progetti che devono essere redatti in conformità alle norme procedurali che sono rigorosissime. Non tutti le conoscono e le usano con competenza.

Altra favola da sfatare è che le risorse assegnate all’Italia, appunto 209 miliardi, possano essere utilizzate per qualsivoglia destinazione. Tutt’altro. Esse vanno utilizzate per il green, la digitalizzazione, le infrastrutture stradali, ferroviarie e di altra natura, per i supporti all’economia reale, la Sanità e anche alle riforma strutturale della Scuola, della Giustizia e della Pubblica amministrazione e comunque per attività che facciano crescere il Pil.
Dunque, non possono essere destinate, per assoluto divieto, alla spesa corrente, a distribuire sussidi ed altre forme di elemosina e beneficenza di varia natura.
Chiariti questi aspetti, vanno focalizzati i termini della Pubblica amministrazione che, per adeguarsi a quella europea, deve inserire i valori di merito, responsabilità, produttività, controlli e sanzioni.
Non è perciò vero che le risorse non hanno condizioni. È vero, invece, che esse ci sono, sono rigorose e se non vengono rispettate, né i finanziamenti né le somme a fondo perduto, verranno mai erogati.

Ma, di quanto precede, non c’è alcuna notizia, né sulla stampa, né sui media sociali, né in radio o televisioni.
Non comprendiamo come una categoria di eletti quale dovrebbe essere quella dei giornalisti, non rispetti i tassativi dettami del Testo Unico dei Doveri del 27 gennaio 2016, il quale prescrive che l’informazione debba essere sempre completa ed obiettiva.
Invece, un’informazione monca come quella in atto, non consente ai cittadini, soprattutto a quelli meno colti, di comprendere l’effettivo stato delle cose. La conseguenza è che viene memorizzata la propaganda piuttosto che i fatti veri, cioè quelli da noi prima descritti.
Ma chi dovrebbe preparare i progetti da inviare urgentemente all’Unione europea per utilizzare i fondi assegnati? Ovviamente, tutti i settori pubblici di Stato, Regioni e Comuni, nonché imprenditori, associazioni culturali ed altri soggetti titolari della capacità di presentare progetti allo Sportello Europa.

Chi dovrà occuparsi di controllare l’osservanza della puntualità con cui verranno redatti i progetti per chiedere i finanziamenti europei? Ovviamente la burocrazia regionale, nazionale e dopo quella dell’Unione europea che è alle dipendenze della Commissione (che come è noto, è l’Esecutivo dell’Unione stessa).
Voi ritenete che la burocrazia italiana sarà in condizione in tempi ragionevolmente brevi, di elaborare progetti per 209 miliardi? Crediamo di no e saremmo contenti se riuscisse a farlo per una trentina di miliardi.
Purtroppo, nella nostra burocrazia il tasso di incompetenza e di inefficienza è estremamente elevato, con la conseguenza che i soggetti capaci di fare quello che si deve fare sono veramente pochi.
Il tasso di incompetenza e di inefficienza della burocrazia è ancora più elevato al Sud, ove vi sono Regioni, come la Sicilia, che dopo sette anni (Po 2014-2020) non hanno ancora utilizzato miliardi e miliardi disponibili pressolo Sportello Europa.
L’Italia gioca col fuoco, ma sono gli italiani che rischiano di bruciarsi le mani.

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