Vaticano, i pm d'Oltretevere, "Depredata la carità del Papa" - QdS

Vaticano, i pm d’Oltretevere, “Depredata la carità del Papa”

redazione web

Vaticano, i pm d’Oltretevere, “Depredata la carità del Papa”

domenica 04 Luglio 2021

Dieci rinvii a giudizio al termine della maxi-inchiesta, durata due anni, sulla gestione dei fondi della Segreteria di Stato. Il quadro delle accuse, mentre procede il risanamento voluto da Francesco

“L’iniziativa giudiziaria è direttamente collegabile alle indicazioni e alle riforme di Sua Santità Papa Francesco, nell’opera di trasparenza e risanamento delle finanze vaticane; opera che, secondo l’ipotesi accusatoria, è stata contrastata da attività speculative illecite e pregiudizievoli sul piano reputazionale nei termini indicati nella richiesta di citazione a giudizio”.

Il comunicato della Sala stampa lo dice chiaramente, e indica una duplice prospettiva: la maxi-inchiesta, durata due anni, sulla gestione dei fondi della Segreteria di Stato – che ieri ha portato al rinvio a giudizio di dieci persone – è da una parte proprio il frutto delle riforme per la trasparenza finanziaria portate avanti con decisione da papa Francesco, tra non poche resistenze, visto che furono due denunce interne (una dello Ior e una dell’Ufficio del Revisore generale) a farla partire nell’estate del 2019 e a far così scoppiare il “bubbone”.

Dall’altro, essa stessa mostra, nonostante i proclami e le asserite ottime intenzioni nella direzione del risanamento rispetto ai vecchi scandali, quanto fossero radicati e “incistati” in Vaticano, e in particolare nel principale dicastero quale è e resta la Segreteria di Stato, comportamenti che nulla hanno a che fare con la trasparenza, diretti invece a depredare le finanze vaticane tramite le complicità tra operatori esterni e funzionari delle sacre stanze.
Tutto questo, naturalmente, se saranno comprovate in sede di processo, a partire dal 27 luglio prossimo, le risultanze accusatorie di un’indagine di estrema complessità, alimentata da un lavoro certosino e ad ampio raggio degli inquirenti d’Oltretevere, tra sequestri di fondi e materiali documentali, rogatorie, ispezioni, interrogatori. Dal Vaticano si parla anche di “stretta e proficua collaborazione” nelle attività istruttorie con la Procura di Roma ed il Nucleo di Polizia Economico-Finanziaria – Gicef della Guardia di Finanza di Roma.

“Apprezzabile” anche la cooperazione con le Procure di Milano, Bari, Trento, Cagliari e Sassari e le rispettive sezioni di polizia giudiziaria.

Tra gli elementi che più sconcertano, il presunto uso disinvolto dei fondi caritativi, con le donazione dei fedeli di tutto il mondo tra cui quelli di diretta responsabilità del Papa.

Le attività istruttorie, svolte anche con commissioni rogatoriali in numerosi altri paesi stranieri (Emirati Arabi Uniti, Gran Bretagna, Jersey, Lussemburgo Slovenia, Svizzera), “hanno consentito di portare alla luce una vasta rete di relazioni con operatori dei mercati finanziari che hanno generato consistenti perdite per le finanze vaticane, avendo attinto anche alle risorse, destinate alle opere di carità personale del Santo Padre”, spiega ancora la Santa Sede.
Secondo i pm d’Oltretevere, come essi scrivono nel fascicolo d’accusa, il quadro delle risultanze investigative è “aggravato dalla constatazione che la più gran parte delle attività di investimento effettuate nel corso degli anni da soggetti di diversa formazione, status e responsabilità nella Segreteria di Stato sia avvenuto drenando ingenti quantità di somme raccolte nell’Obolo di San Pietro, (…) che nel corso dei secoli ha attinto ai più intimi impulsi della comunità ecclesiale, sollecita nell’assolvimento del precetto della carità ed assistenza al prossimo”.

Sempre riguardo all’utilizzo dei fondi caritativi, richiamandosi anche a una delle due denunce che hanno fatto partire l’inchiesta – quella dell’Ufficio del Revisore generale – i magistrati vaticani rilevano “come la Segreteria di Stato abbia impiegato fondi ricevuti per finalità benefiche (Fondo Obolo e Fondi Intitolati), per loro natura insuscettibili di essere utilizzati per scopi speculativi, per svolgere operazioni ad elevatissimo rischio finanziario e, comunque, con finalità certamente incompatibili con quelle degli originari donanti”.

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