Vini Dop, la Sicilia cresce ma il podio è lontano - QdS

Vini Dop, la Sicilia cresce ma il podio è lontano

Adriano Agatino Zuccaro

Vini Dop, la Sicilia cresce ma il podio è lontano

sabato 07 Ottobre 2023

Mipaaf: l’Isola al settimo posto con 25 etichette di origine protetta, il Piemonte ne conta 60, la Toscana 52. Il giro d’affari più alto in Veneto con oltre 4 miliardi di euro

PALERMO – Il settore vitivinicolo italiano Dop (Denominazione di Origine Protetta) e Igp (Indicazione Geografica Protetta) coinvolge oltre 113.000 operatori e il valore del vino imbottigliato Dop e Igp nel 2021 ha superato gli 11,16 miliardi di euro per un +21,2% su base annua. Lo certificano i dati Ismea (Istituto di Servizi per il Mercato Agricolo Alimentare) con un’importante precisazione: l’incremento del valore è attribuibile principalmente ai vini Dop (+22%) rispetto alle Igp (+16%) e sono soprattutto le grandi denominazioni che trainano la crescita del settore.

La nostra Isola è tra le top10 regioni per numero di vini Dop: sono 25 (e 7 quelli Igp) secondo l’ultimo aggiornamento rilasciato, ad agosto di quest’anno, dal Ministero dell’agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste (Masaf). Il Piemonte guida la classifica con ben 60 vini Dop, segue la Toscana (52) e il Veneto (43). In totale in Italia i Dop sono 409 e gli Igt 118. L’impatto economico dei vini Dop e Igp tocca i 4,4 miliardi di euro in Veneto, 1,23 miliardi di euro in Piemonte e 1,18 miliardi di euro in Toscana. In Sicilia l’impatto è pari a 449 milioni di euro.

Un tesoro che va costantemente protetto e sostenuto: “Con l’approvazione dell’emendamento al Decreto asset – dichiara il ministro del Masaf, Francesco Lollobrigida – mettiamo altri sei milioni di euro per sostenere gli interventi previsti dal Fondo di solidarietà nazionale a favore delle aziende colpite dalla peronospora, dando loro ristoro economico ma chiedendo al contempo di curare bene le piante con le buone pratiche previste dalla Pac. Abbiamo inoltre operato anche un altro intervento in deroga, dal punto di vista normativo che permette di usare, su un periodo biennale, le quantità di vino prodotto e che risolve anche in parte il problema degli eccessi di stoccaggio, come segnalato dalle associazioni. Credo che sia un dovere per lo Stato garantire chi meglio cura ed evita i danni a sé stesso e alle proprie aziende”.

Si tratta di un settore strategico per il Paese e molto apprezzato all’estero: l’export ha raggiunto 6,29 miliardi di euro, per un +13,0% su base annua e un trend del +74% dal 2011, con un recupero dei Paesi Extra-UE a partire dagli USA (+17,6%), primo mercato di destinazione con 1,58 miliardi di euro, a cui seguono Germania (940 mln €), Regno Unito (707 mln €), Svizzera (376 mln €) e Canada (362 mln €). “Tante Nazioni producono vino di buon livello, ma l’Italia è insuperabile – sottolinea il ministro – tanto che il nostro export sta continuando a crescere. Sul turismo enogastronomico, è uno degli attrattori principali: i turisti vengono per mangiare e bere bene. Questo è un grande valore, ma dobbiamo mettere in sinergia tutti i nostri sistemi”.

Sul tema delle etichette e della promozione non si placa il dibattito: “Il Parlamento europeo – ha aggiunto Lollobrigida – ha accantonato alcune opinioni che noi non condividevamo, come il divieto di promozione del vino, ma dovrebbe fare di più per far rispettare la libera circolazione e vietare etichette allarmistiche. L’Europa dovrebbe ragionare su etichette che informino sul corretto uso di qualsiasi alimento, compreso il vino. Con il bando Ocm vino abbiamo creato un procedimento che garantisce la trasparenza, necessaria in ogni azione che preveda uno stanziamento economico europeo, soprattutto a seguito di problematiche che hanno fatto perdere risorse all’Italia”.

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