Tomato brown, la “pandemia” del pomodoro - QdS

Tomato brown, la “pandemia” del pomodoro

redazione

Tomato brown, la “pandemia” del pomodoro

Biagio Tinghino  |
giovedì 06 Ottobre 2022

In provincia di Ragusa un laboratorio di diagnostica molecolare che analizza le piantine per scovare il patogeno. Il biotecnologo Caruso: "Il virus si trasmette attraverso il contatto"

PALERMO – Anche i pomodori hanno la loro “pandemia”. Stiamo parlando del Tomato brown rugose fruit virus (Tobrfv), una malattia virale che dal 2014, quando fu osservata per la prima volta in Israele, si è estesa in diverse parti del Pianeta, raggiungendo le coste siciliane. Contro questo flagello nell’Isola, un’azienda operante nel settore del vivaismo per l’orticoltura intensiva, il Centro Seia di c.da Piombo in Ragusa, che vanta un’esperienza ultra trentennale nel settore, ha attivato da novembre 2021 un laboratorio di diagnostica molecolare per analisi fitopatologiche, da effettuare sulle piante in coltivazione in vivaio. Il laboratorio entra a far parte della politica di autocontrollo del vivaio sulla sanità del materiale di propagazione, che viene consegnato ai clienti e si integra con le altre misure di prevenzione e controllo fitosanitario già messe in atto. L’azienda si avvale di Andrea Caruso, laureato in biotecnologie agrarie, con dottorato di ricerca in patologia vegetale, per monitorare la complessa attività del laboratorio.

L’analisi sulle piante di pomodoro prima della consegna ai clienti

“Al momento il laboratorio interno effettua analisi sulle piantine prima della consegna ai clienti, alla ricerca del patogeno attualmente più temuto, il Tomato Brown Rugose Fruit Virus ( Tobrfv) – ha detto Caruso -. L’attrezzatura di cui è dotato il laboratorio e le nostre competenze acquisite permetteranno nel prossimo futuro di poter ricercare anche altri virus come il ToLCNDV, il TYLCV, il TSWV, il PePMV e batteri come Clavibacter michiganensis subsp. michiganensis e Xanthomonas campestris pv. Vesicatoria”.

“La tecnica utilizzata è quella della real time PCR (Polymerase chain reaction) o qPCR – ha spiegato il ricercatore – che è in grado di rilevare minime quantità di materiale genetico del virus (RNA nel caso specifico). Questa tecnica è di tipo quantitativo: oltre a rilevare la presenza del patogeno, infatti, è in grado di dirci quanto il materiale analizzato fosse contaminato, quante particelle virali erano presenti. La qPCR inoltre, è estremamente più sensibile rispetto alle tecniche sierologiche più utilizzate come la Das-Elisa (da 100 a 1.000 volte a seconda dei patogeni, degli anticorpi utilizzati, ecc..) e restituisce l’esito in modo estremamente rapido: nel giro di due ore e mezza dall’inizio del procedimento si ottiene il risultato. Questa tempestività, insieme al protocollo di campionamento e di gestione fitosanitaria, ci permette di avere un’istantanea sulla situazione fitopatologica del vivaio e un’eventuale pronta risposta”.

Tutte le giovani piantine da noi analizzate sono asintomatiche – ha sottolineato Caruso – e pertanto solo una tecnica così sensibile come la qPCR può darci la sicurezza di consegnare materiale sano. Le analisi possono essere effettuate su semi, foglie, fusto e frutti. Nella realizzazione del laboratorio è stato coinvolto come partner scientifico il laboratorio di Virologia vegetale del Dipartimento di Scienze Agrarie, Alimentari e Forestali dell’Università degli Studi di Palermo nella persona del prof. Walter Davino, in grado di monitorare da remoto ogni singola analisi svolta all’interno del nostro laboratorio”.

Il virus si trasmette attraverso il contatto

La fase colturale è quella più delicata perché la pianta sta nel terreno anche fino a 9 mesi. Bisogna quindi adottare tutti quei mezzi efficaci per evitare l’esplosione dell’epidemia nelle singole aziende agricole. È d’obbligo utilizzare camici usa e getta, guanti, lavarsi bene le mani con prodotti disinfettanti, sterilizzare gli attrezzi da lavoro. Nello stesso tempo cercare di fare lavorare gli stessi operai nelle stesse serre, di modo che non trasferiscano il patogeno da una serra all’altra. Caratteristica di questo virus è che si trasmette attraverso il contatto, quindi se un operatore dovesse toccare una pianta infetta, poi toccando una pianta sana, trasferirebbe la malattia. In questo modo, qualora dovesse aprirsi un focolaio potrebbe essere contenuto.

La Regione siciliana, attraverso un decreto, ha dettato dei protocolli da applicare alle aziende che vengono colpite dal virus. L’obiettivo delle aziende deve essere di non avere la malattia per non perdere tutta la produzione.

I “sintomi” del virus

Il Tomato brown rugose fruit virus (Tobrfv) è una malattia virale dei pomodori, osservata per la prima volta in Israele nel 2014 e, da allora, rilevata in Europa, Medio Oriente e Nord America. Prevenire la diffusione del virus è attualmente il miglior mezzo per gestire la malattia. I danni provocati dal Tobrfv variano in base alla temperatura, fotoperiodo e la varietà coltivata.

Nella maggior parte dei casi i sintomi presenti sulla foglia sono riconducibili a clorosi, mosaico, ingiallimenti e deformazione. Quando l’agente virale incontra condizioni più favorevoli può portare alla comparsa di zone necrotiche su peduncoli, calici e piccoli danni sui frutti. I frutti possono mostrare una superficie rugosa o macchie gialle; possono essere deformati o avere una maturazione irregolare tali da renderli non commerciabili. Il Tomato brown è presente nel territorio siciliano perciò vanno adottate le opportune norme di profilassi che servono per contenere al massimo i danni provocati dalla malattia.

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