Voto segreto, Musumeci attacca Sammartino e lascia l'aula - QdS

Voto segreto, Musumeci attacca Sammartino e lascia l’aula

redazione web

Voto segreto, Musumeci attacca Sammartino e lascia l’aula

mercoledì 29 Aprile 2020

Il Governatore furioso per la richiesta di voto segreto del deputato. Micciché, il Presidente "non doveva dire quelle parole". Renzi parla di "Deriva dittatoriale" e Dipasquale (Pd) chiede le dimissioni di Musumeci, "non può fare il giustizialista"

“La sua richiesta non fa onore né a lei né a questo Parlamento. In un momento in cui tutta la comunità siciliana si aspetta chiarezza, lei nel voto alla Legge di stabilità chiede il voto segreto. Si vergogni. E per protesta lascio l’aula. Mi auguro che di lei e di quelli come lei si possa presto occupare ben altro Palazzo”.

Queste durissime parole sono state pronunciate, con tono alterato, dal Presidente della Regione siciliana Nello Musumeci subito prima di lasciare l’Ars e il riferimento al “ben altro Palazzo” riguardava l’indagine della Procura di Catania per corruzione elettorale nei confronti del presidente della Commissione Lavoro dell’Ars, Luca Sammartino (Iv), “reo” di aver chiesto il voto segreto su un emendamento del M5s a una norma della legge di stabilità che stanzia fondi per lo sport.

Renzi, “Musumeci freni la sua deriva dittatoriale”

Le opposizioni nell’Assemblea regionale siciliana, che avevano appena finito digerire il “caso” Manlio Messina, hanno reagito subito con veemenza (“E’ una minaccia, vergogna”) alle accuse del Governatore. Ma la vicenda ha avuto subito un’eco anche nazionale, con Matteo Renzi, il quale ha parlato di “gravissima intimidazione” che “offende le istituzioni e riporta a tempi bui del passato: Musumeci si scusi ma freni anche la sua deriva dittatoriale”.

Italia viva parla di “squadrismo fascista”

E di “squadrismo fascista” hanno parlato il vicepresidente della Camera e coordinatore nazionale di Italia Viva Ettore Rosato, il capogruppo al Senato Davide Faraone e la senatrice Valeria Sudano, secondo i quali Musumeci “ha offeso il Parlamento siciliano arrivando pure a minacciare e insultare il deputato Luca Sammartino, reo di aver presentato un emendamento a lui non gradito. Quello che è accaduto oggi è di una gravità istituzionale inaudita e che nessuna scusa potrà bastare a Musumeci. Abbiamo scoperto di che pasta è fatto, puzza di dittatura. Davvero oggi si è scritta una pagina nera e indegna per la democrazia”.

Dipasquale (Pd), Musumeci si dimetta

Tanto nera che il deputato del Pd Nello Dipasquale, che ieri aveva “giudicato vergognoso che il presidente della Regione, in un momento così delicato, non fosse presente all’Assemblea regionale siciliana per seguire i lavori sulla legge di stabilità finanziaria”, ne ha chiesto le dimissioni “dopo l’esplosione di rabbia di cui oggi si è reso protagonista”.

“Musumeci – ha detto – è inadeguato al ruolo che ricopre e il presidente della Regione non può permettersi di insultare e minacciare il Parlamento siciliano e i deputati che legittimamente chiedono venga utilizzato lo strumento del voto segreto. Se ha perso il controllo non credo sia giusto che il destino di cinque milioni di siciliani sia nelle sue mani. Abbia la decenza di ammetterlo e, conseguentemente, dimettersi”.

“Musumeci non può fare il giustizialista”

“Il giustizialista con noi Musumeci non lo può fare – ha aggiunto Dipasquale -, perché noi siamo quelli che hanno rinunciato a fare i giustizialisti quando Musumeci si è ritrovato un governo di cui potremmo dire tante cose”.

Miccichè, “Musumeci ha detto una cosa che non doveva dire”

A cercare di togliere le castagne dal fuoco a Musumeci è stato Gianfranco Micciché, affermando: “Preso da un momento di rabbia o confusione il presidente della Regione ha detto una cosa che non doveva dire”.

Con questa frase il presidente dell’Ars si è meritato l’applauso dell’aula dopo l’uscita di scena del Governatore e la conseguente bagarre. Musumeci è uscito dall’ingresso secondario, su piazza Indipendenza, a pochi metri da Palazzo d’Orleans, sede della Presidenza della Regione.

“Nessuno può essere incolpato perché esiste il voto segreto”

Intanto Miccichè, in un clima infuocato, aveva aggiunto, “Sono dispiaciuto e in grande difficoltà: è un comportamento che non giustifico. Nessun deputato può essere incolpato del fatto che esiste il voto segreto. Quello del Presidente della Regione è stato un intervento che non andava fatto e a lui chiederò un chiarimento sulle parole che ha pronunciato”.

Poi ha aggiunto, “Affronterò la questione con il presidente della Regione, sospendiamo per alcuni minuti ma riprenderemo i lavori proprio per il rispetto che abbiamo nei confronti di questa istituzione, sarebbe una offesa troppo grande nei confronti dei siciliani non andare avanti nell’approvazione di una legge così importante come la finanziaria”.

I gruppi d’opposizione, da Musumeci offesa all’Ars

“Un offesa grave e senza precedenti nei confronti di tutto il Parlamento siciliano” hanno definito il comportamento di Musumeci i capogruppo delle opposizione Nicola D’Agostino, Claudio Fava, Giuseppe Lupo e Giorgio Pasqua.

“Apprezziamo la censura immediatamente espressa dal presidente dell’Ars Gianfranco Miccichè. Crediamo che mettere in discussione le prerogative di un’assemblea parlamentare e offendere l’onorabilità dei suoi deputati, come ha fatto Musumeci, sia un comportamento irricevibile e incompatibile con l’alta responsabilità della funzione che ricopre”.

Musumeci ribadisce, il voto segreto è una vergogna

Ma il tempo di giungere nella sede della Presidenza e subito Musumeci diffonde una dichiarazione: “Mentre in Sicilia c’è gente che ha perso il lavoro e muore di fame, nel Parlamento siciliano c’è ancora chi si diverte con i giochini di Palazzo. Oggi l’ho detto in Aula, come sempre, senza ipocrisia e senza reticenze. Lo ripeto: giudico eticamente vergognoso che un deputato possa chiedere il voto segreto durante l’esame di questa legge finanziaria, al posto di offrire ai siciliani chiarezza e trasparenza del proprio voto”.

Il governatore da tempo si batte per l’abolizione del voto segreto all’Ars e nei mesi scorsi aveva garantito che non avrebbe più partecipato a sedute parlamentari fino a quando non fosse stato modificato il regolamento parlamentare che disciplina il voto segreto.

Ma il regolamento non è stato modificato.

“Il fatto è ancora più grave – si legge ancora nella dichiarazione di Musumeci – se si pensa che le proposte in esame sono state concepite per sostenere in emergenza coronavirus famiglie, imprese e associazioni, messe in ginocchio dalla più grave crisi del Dopoguerra. E pensare che le misure in discussione sono frutto di un mio confronto preventivo con tutti i capigruppo parlamentari e poi discusse e concordate in commissione Bilancio. Basta con gli egoismi di partito sulla pelle dei siciliani! Il Parlamento deve essere la sintesi degli interessi legittimi della gente, non degli intrighi coperti dal voto segreto, mantenuto in vita soltanto in Sicilia”.

L’Ars riprende i lavori e poi li sospende

Intanto la seduta parlamentare era ripresa dopo la sospensione per la bagarre e il deputato Sammartino aveva ritirato la richiesta di voto segreto sull’emendamento che riguardava fondi allo sport, che aveva scatenato le furie di Musumeci. La norma è poi stata respinta con voto palese.

Subito dopo però, secondo alcuni anche a seguito della nuova dichiarazione di Musumeci, Micciché, per tentare di velocizzare i lavori parlamentari sulla Legge di stabilità, aveva convocato la conferenza dei capigruppo sospendendo ancora i lavori dell’aula.

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